il manifesto 4.9.18
L’imperativo etico del soccorso
Salvini/Migranti.
La Costituzione riconosce a tutti gli individui i diritti fondamentali e
richiede l’adempimento dei doveri di solidarietà. Non solo le
prescrizioni del diritto, ma anche l’etica fondamentale per cui gli
italiani vantano la loro umanità richiede di considerare ogni essere
umano come persona, da rispettare nella sua individuale dignità: non
numero anonimo in una massa, ma persona
Giovanni Maria, Flick Luigi Manconi, Vladimiro Zagrebelsky
Gli
Stati di diritto e le società civili si distinguono da quelli barbari
per il fatto che accettano limiti. Accettano e si impongono l’idea che
vi son cose che non si possono fare, mai, in nessuna circostanza, per
nessun motivo. Ma il governo italiano ha preteso di fare gli interessi
dei cittadini usando i corpi di oltre un centinaio di persone in fuga da
paesi in guerra, per cercare di costringere altri paesi europei a
farsene carico.
Di fronte a quanto accade l’opinione pubblica si divide tra chi prova vergogna e chi è incapace di vergogna.
La
Costituzione riconosce a tutti gli individui i diritti fondamentali e
richiede l’adempimento dei doveri di solidarietà. Non solo le
prescrizioni del diritto, ma anche l’etica fondamentale per cui gli
italiani vantano la loro umanità richiede di considerare ogni essere
umano come persona, da rispettare nella sua individuale dignità: non
numero anonimo in una massa, ma persona. A ciascun individuo si
riferiscono i precetti di non fare agli altri ciò che non vorresti fosse
fatto a te (Vangelo) e di non usare le persone altrui come mezzo,
anziché come fine (Kant). La posta in gioco è grande e terribile.
A
venir insidiato è l’imperativo etico del soccorso a chi si trovi in
pericolo. Un’obbligazione giuridica e politica che viene prima di ogni
ordinamento e di ogni norma e che è alla base dei processi di formazione
delle comunità e delle organizzazioni sociali. Secondo l’articolo 10
della Costituzione italiana, lo straniero al quale sia impedito nel suo
paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche, ha diritto
d’asilo nel territorio della Repubblica.
Quello straniero non può
essere respinto, ancor meno con un provvedimento collettivo, verso un
paese non riconosciuto dalle convenzioni internazionali come “luogo
sicuro”. Secondo il rapporto Guterres, reso pubblico dalle Nazioni Unite
nel marzo del 2018, nei campi della Libia si consumerebbero
quotidianamente torture, stupri, violazioni sistematiche dei diritti
fondamentali della persona. È verso questo scenario di orrore che
vogliamo indirizzare i profughi che l’Italia e l’Europa dichiarano di
non poter accogliere?