il manifesto 29.9.18
Il Migliore e il nemico, se il noir indaga sul Pci
Florinas
in giallo. Apparati riservati e cimici a Togliatti. Ma il vero mistero è
come sia sparito tutto quel mondo. A poposito dell'ultimo libro di
Vindice Lecis
di Daniela Preziosi
Dicembre 1951,
via Arbe, quartiere Montesacro, Roma. Palmiro Togliatti esce dal
villino con Nilde Iotti e la piccola Marisa. La scena è familiare,
rassicurante. Ma quando i tre si allontanano un gruppo di uomini entra
nella casa e la dissemina di microfoni. Non sono nemici. Sono compagni.
Agli ordini del “partito”, in questo caso di Giulio Seniga,
vicepresidente della commissione Vigilanza. Ma il segretario non sa
nulla. Forse neanche Pietro Secchia, potente capo dell’organizzazione,
“togliattiano riluttante”, contrario alla linea della legalità
costituzionale che il Migliore ha imposto al Pci.
È l’episodio
iniziale dell’ultimo noir storico di Vindice Lecis, Il nemico. Intrighi,
sospetti e misteri nel Pci della guerra fredda (Nutrimenti, pp. 194,
euro 16). L’autore, una vita da cronista all’Espresso, una seconda vita
da scrittore, si basa su documenti in qualche caso inediti, archivi e
sullo studio meticoloso della memorialistica sul Pci degli anni 50. Un
partito di massa, due milioni di iscritti, tre scuole di formazione
nazionali e molte locali che sfornano in 5 anni 61mila dirigenti. Ma il
Pci è anche «un paese nel paese», assediato dal sospetto di intelligenza
con l’Urss, bastonato nelle piazze, come spiega Secchia in una
burrascosa seduta al senato («A Roma sono stati arrestati, dal primo di
quest’anno, 868 lavoratori, 1119 sono stati processati in pretura o in
tribunale, (…). A Napoli gli arrestati sono stati 407 di cui 308
processati e 99 condannati a pene varie. A Reggio Emilia, 410 arrestati
per diffusione di manifestini, sciopero, strillonaggio dell’Unità…»). In
piena guerra fredda in comunisti insomma sono il nemico della Dc, il
partito di governo. Ma quanti nemici ha davvero Togliatti? È in questo
clima che il Pci adotta una serie di rigorose misure interne: sconfina
nella psicosi o non ha scelta? Lecis si diverte a descrivere l’apparato
riservato, non inventa, non aggiunge, non serve. Nel suo racconto non ci
sono cedimenti al complottismo, quello oggi che va alla grande nelle
librerie (e nelle urne). Il meccanismo del giallo qui serve per indagare
su alcuni punti dolenti della storia della sinistra, per tornare sui
luoghi del delitto (politico). L’autore è un comunista italiano (nel
senso di piccista) non pentito ma non agiografo. Nel precendente
L’infiltrato riflette sulla partecipazione attiva del Pci alle
operazioni del generale Dalla Chiesa contro le Br. Qui siamo vent’anni
prima: le microspie ’amiche’ a casa di Togliatti nascono dalla necessità
di proteggere il capo ma anche dalla ossessiva diffidenza di Botteghe
Oscure nei confronti di Iotti, considerata troppo vicina ad ambienti
cattolici. In quel periodo il segretario subisce un incidente d’auto,
una successiva cura medica sbagliata lo riduce in fin di vita. Stalin
non lo ama – è del 50 la “proposta” di andare a dirigere il Kominform,
l’ufficio di informazione dei partiti comunisti, per farlo fuori dalla
guida del più grande partito comunista occidentale. Dunque a chi
risponde Secchia? E a chi Seniga, l’unico che conosce i nomi
segretissimi dei compagni ai quali il Pci dà in custodia ingenti somme
di denaro – utili in caso di golpe – e che nel 1954 fuggirà con la cassa
per inseguire la fantasia di un partito rivoluzionario? Non manca poi
l’indagine psicologica sui personaggi e sul vero mistero italiano: chi
erano quei comunisti, e come si sono estinti.
Il nemico sarà
presentato domani pomeriggio nella giornata finale della nona edizione
di Florinas in giallo. Sul tema del ’furto’, variamente declinato, anche
quest’anno autori e lettori si sono dati appuntamento nella cittadina
logudorese arrampicata sulla collina, non lontano da Sassari, perfetta
ambientazione per il festival «L’Isola dei misteri».