il manifesto 27.9.18
«Gli ebrei per la Germania» con l’Afd, islamofobia batte antisemitismo
Alternative
für Deutschland. Comunità locale scioccata dall’endorsement: «Una
foglia di fico, ci utilizzano per nascondere il proprio razzismo. La
presunta amicizia con Israele e il suo popolo serve a legittimare la
politica contro i musulmani»
di Sebastiano Canetta
BERLINO
Ebrei per la Germania: la foglia di fico di Alternative für Deutschland
per nascondere il proprio antisemitismo e alimentare l’islamofobia. Una
notizia «incredibile» per la comunità ebraica scioccata
dall’endorsement di chi «non può definirsi popolo ebraico e condividere
il loro progetto». Quanto la prova che il messaggio dei
fascio-populisti, ormai al secondo posto nei sondaggi nazionali, ha
oltrepassato il recinto di politica e storia ma non certo della logica.
Ieri,
sventolando la bandiera dell’amicizia con Israele come suggerito dagli
spin-doctor che avevano organizzato l’ultima campagna elettorale di
Nethanyau; oggi, con la presentazione degli Juden für Deutschland pronti
a entrare ufficialmente nelle fila di Afd a Offenbach, in Assia, il
prossimo 7 ottobre.
Neppure 25 persone decise a «contrastare
l’odio contro gli ebrei in Germania»: quanto basta a fornire l’alibi “a
posteriori” ai dirigenti di Afd che hanno negato pubblicamente
l’Olocausto, come il leader della Turingia, minimizzando i crimini del
Terzo Reich.
«Non si dovrebbe mettere il timbro kosher su Afd» è
la metafora politica di Maram Stern del Congresso mondiale ebraico, con
Michael Friedmann, ex vicepresidente del Zentralrat degli ebrei di
Berlino che ammonisce di non aiutare «un partito che sfida l’umanità,
cui nessuno dovrebbe unirsi, tantomeno se ebreo».
Nonostante la
propaganda, in Germania Afd tollera l’antisemitismo che permette di
catturare i voti dei nostalgici che fino a ieri orbitavano nell’area
dichiaratamente neonazista, mentre all’estero il partito si è dimostrato
connesso allo zoccolo duro della destra israeliana che immagina il
medesimo Occidente inteso come Abendland. L’islam, più ancora dell’Ue o
la moneta unica, rimane la priorità politica di Afd che si oppone alla
Groko social-democristiana «immigrazionista» perfino con il “falco”
Horst Seehofer.
A sentire Elio Adler dell’associazione “Iniziativa
dei Valori” «Afd intende utilizzare gli ebrei per nascondere il proprio
razzismo. La presunta amicizia con Israele e il popolo ebraico serve,
in realtà, a legittimare la politica contro i musulmani». Non certo alla
causa della memoria come dimostrano i sopravvissuti all’Olocausto
ospiti al Bundestag: «Se in una città tedesca si può ancora ascoltare lo
slogan: “Chi ama la Germania è un antisemita”, allora è pericoloso»
sottolinea Christoph Heubner, presidente del Comitato degli ex di
Auschwitz, ricordando i cori nella marcia dell’ultra-destra a Dortmund
lo scorso fine settimana.
Ma Afd rivendica l’istituzione della
propria “comunità” ebraica. «Dopo le associazioni di cristiani e
omosessuali, anche i membri ebrei ci hanno chiesto di fare il passo»
spiegano senza imbarazzo alla segreteria nazionale. «Afd è l’unico
partito che affronta la questione dell’odio dei musulmani nei confronti
degli ebrei senza sminuire il problema» aggiunge Dimitri Schulz, tra i
fondatori degli Juden für Deutschland. Secondo lui «la vita ebraica in
Germania è in pericolo, e non c’è alcuna contraddizione tra essere ebreo
e contemporaneamente membro di Afd. Non neghiamo che nel partito ci
siano singoli antisemiti, ma sono sovrastimati dai media».
Tentativo
goffo, ma per niente naif; per comprendere a fondo la chiave
dell’iniziativa di Alternative für Deutschland basterà registrare il
riassunto scandito dal palco di Offenbach il 7 ottobre. Dalla leader
europea di Afd, Beatrix von Storch, e a sentire Schulz anche dall’ex
deputata Cdu Erika Steinbach: due politiche navigate che ben conoscono
la strategia da impostare alla vigilia delle elezioni in Baviera
fissate, esattamente, 7 giorni più tardi.