il manifesto 25.9.18
Chi condanna l’Europa all’autodistruzione
Derive
europee. Si lascia credere che gli immigrati rappresentano una minaccia
per gli standard di vita e addirittura per la sicurezza dei cittadini
di Ignazio Masulli
Anche
al recente vertice di Salisburgo si è assistito all’eterno minuetto di
paesi e istituzioni dell’Unione europea che con vari toni manifestano
una sostanziale e comune indisponibilità a politiche di accoglienza e
positiva regolazione dei flussi migratori. Un comportamento
ingiustificato, irresponsabile e, alla fine, autodistruttivo.
È
ingiustificato perché l’invecchiamento della popolazione dei paesi
europei sta creando uno squilibrio demografico e sociale insostenibile.
Inoltre
è ampiamente dimostrato che gli immigrati nati all’estero e
regolarizzati pagano al fisco degli stati in cui vivono e lavorano
contributi che eccedono di oltre la metà le spese di cui usufruiscono Né
è vero che sottraggono lavoro a chi già risiede perché contribuiscono
in misura significativa all’aumento del Pil e, quindi, alla creazione di
nuovi posti di lavoro.
Si lascia credere che gli immigrati
rappresentano una minaccia per gli standard di vita e addirittura per la
sicurezza dei cittadini, alimentando sentimenti di xenofobia e di
razzismo con effetto-contagio su chi vede peggiorare le proprie
condizioni sociali, come gran parte della popolazione lavoratrice e ceti
medi. Una situazione in cui proprio le fasce più vulnerabili guardano
con avversione ed ostilità chi si trova al gradino inferiore.
Oggi
in Europa governi di destra, di centro o che si autodefiniscono
progressisti non sono disposti ad accogliere nemmeno piccole quantità di
migranti. Lo fanno stentatamente o si rifiutano, anche quando si tratta
di rifugiati e richiedenti asilo garantiti dal diritto internazionale.
Pur
con vari gradi di oltranzismo, ma con sostanziale parità di posizioni
agli effetti pratici, i governi dei paesi membri e i rappresentati delle
istituzioni centrali dell’Unione europea, concertano e perseguono
politiche di puro e semplice respingimento dei migranti. Lo fanno senza
alcuno scrupolo di stipulare accordi politici e finanziari con i paesi
d’origine e di transito dei migranti, perché li trattengano o li
intercettino. Lo fanno benché consapevoli di accrescere, in tal modo,
ogni genere di sofferenze, violenze, fino alla morte di persone inermi. E
con un’indifferenza che può spingersi oltre ogni limite, come purtroppo
mostra anche il caso italiano.
L’obiettivo di fondo è di
sostituire le risposte necessarie alla perdurante stagnazione economica e
crescenti diseguaglianze sociali con false sicurezze e identità
fasulle, come quelle di nazione, razza, “civiltà”. Non si può pensare
che i governanti dei paesi dell’Unione e i suoi dirigenti siano
inconsapevoli di tutto questo e non vedano ciò che è sotto gli occhi di
tutti e cioè che stiamo andando verso un’Europa dei fascismi, quindi,
verso la fine di ogni base politica e morale dell’Unione.
Ma vince
l’obbedienza cieca al più potente blocco di potere nella storia del
capitalismo, potere economico, finanziario, tecno-militare e politico
tanto coeso quanto pervasivo. E che, nel quarantennio neoliberista,
oltre a rafforzarsi oltre misura, si è irradiato stabilendo alleanze con
i gruppi dominanti dei paesi emergenti e in via di sviluppo che ne
hanno condiviso le strategie.
Un potere che non tollera alcuna
trasformazione, ma anche privo di prospettive, proprio perché comprime
la vitale e continua opera di costruzione e ri-costruzione della
società, indispensabile alla sua evoluzione.
Evoluzione di cui l’emigrazione è sempre stata veicolo essenziale e costitutivo in tutta la nostra storia.