il manifesto 23.9.18
La festa di Mdp è il funerale di Leu. L’appello di Grasso: «Siamo a un punto di stallo»
Il
presidente a Bersani: pensiamo al nostro congresso e non a quello del
Pd. Si litiga sulle europee di maggio. Errani dice no «alla lista unica
delle sinistre radicali». Ma è quella che ha proposto Fratoianni dallo
stesso palco
di Daniela Preziosi
«Lo dico
chiaramente: alle europee a una lista che metta insieme tutte le
sinistre radicali non sono interessato. Ma se non ci muoviamo finisce
che non si va da nessuna parte». L’ex presidente dell’Emilia Romagna
Vasco Errani non è tipo da dichiarazioni garibaldine. È un pragmatico,
un costruttore di ponti a sinistra. Ma è anche uno sincero. E non è la
prima volta che, al di là delle intenzioni, la sua schiettezza rompe le
liturgie ipocrite.
Nell’ottobre del 2017 a Ravenna si festeggiava
il rientro in politica – dopo una vicenda giudiziaria finita con
un’assoluzione – insieme a Giuliano Pisapia, all’epoca tentato da una
corsa contro Renzi ma in preda a tormenti. Dopo un’ora di minuetti volti
a convincere Pisapia, a Errani scappò un «ma non possiamo continuare a
pestare l’acqua nel mortaio». L’ex sindaco di lì a pochi giorni si
ritirò.
Ieri Errani, alla festa di Mdp a Roma che si conclude
oggi, ha detto quello che tutti sanno ma che nessuno vuole dire a voce
alta: Mdp e Sinistra italiana non correranno insieme alle europee. Due
giorni prima Nicola Fratoianni, con la stessa schiettezza aveva detto:
«Io sono per continuare Leu, ma dobbiamo collocarla in modo chiaro», non
nel fronte «da Macron a Tsipras che propone Martina», serve «un’unica
lista di sinistra alternativa alle destre sovraniste ma anche alle forze
del socialismo protagoniste delle scelte dell’austerity». Fratoianni ha
in mente una lista con De Magistris e altre forze di sinistra. Per le
europee Mdp lavora su un’altra ipotesi: non il fronte «da Macron a
Tsipras», «un fronte repubblicano sarebbe un regalo ai sovranisti», ma
una lista «socialista ed ecologista», spiega dal palco
l’europarlamentare Massimo Paolucci, «Ma socialista, lo ripeto mille
volte». Un’indicazione che Si ha già scartato. Né la sinistra radicale
potrebbe farsi scaldare il cuore dalla candidatura a presidente del
socialdemocratico olandese Timmermans, peraltro già lanciato da Renzi.
Quindi
è praticamente ufficiale, Mdp e Si non saranno insieme alle europee.
«Ma se ti dividi sull’Europa, cioè sul progetto europeo, ti dividi su
tanta, troppa roba», ammette sotto il palco l’ex senatore Miguel Gotor. È
la presa d’atto, inevitabile, della fine dell’unificazione di Leu,
della trasformazione in partito.
Il gruppo dirigente Mdp allontana
l’immagine di quelli che aspettano che il congresso del Pd sancisca la
derenzizzazione del loro ex partito. «Con Martina abbiamo fatto un bel
confronto ma restano ancora molte distanze», racconta Roberto Speranza a
proposito del dibattito di venerdì sera con il segretario dem. Ma è
chiaro che un Pd a guida Zingaretti (che pure qui alla festa non è
venuto per non farsi bollare come il restauratore del Pd ante-Renzi)
sarebbe l’ipotesi che Bersani ha ventilato proprio qui, quella di un Pd
che «riprende da dove c’è stata la rottura con un pezzo di popolo».
A
fine serata è Piero Grasso, invitato alla festa a parlare di mafia
(cioè non da presidente di Leu) a lanciare l’ultimatum ai due partiti:
«Leu è a un punto di stallo», «Dai territori arrivano segnali chiari, si
chiede di andare avanti sul nostro percorso», dice. È vero che da
Milano, Roma, Forlì, Bergamo, Modena, Varese, fioccano appelli ad andare
avanti. C’è chi pensa di autoconvocarsi per scavalcare i leader che
stanno impedendo il congresso. E all’indirizzo di Bersani Grasso è
severo: «Smettiamo di commentare il congresso del Pd, anche viste le
risposte che si ricevono, e impegniamoci per il nostro».