il manifesto 23.9.18
«Lo squadrismo va fermato. Bisogna tornare in piazza senza farci intimorire»
Intervista
all'eurodeputata Eleonora Forenza. «Il clima politico attuale favorisce
questo scenario. Puntare continuamente il dito contro la presunta
invasione di migranti legittima i fascisti ad agire come meglio credono»
di Gianmario Leone
L’indignazione
e la rabbia del giorno dopo. Per chi da una vita si batte per i diritti
degli ultimi, contro l’arroganza e la prepotenza di chi invece ancora
oggi, incredibilmente, ha ancora diritto di parola e di azione in questo
Paese.
Eleonora Forenza, cos’è accaduto esattamente venerdì sera a Bari?
Avevamo
da poco terminato di sfilare alla manifestazione antifascista “Bari non
si lega”, tornavamo verso le nostre macchine, quando ci siamo fermati
per prestare assistenza ad una ragazza eritrea visibilmente impaurita.
Insieme ad un’amica e ad una bambina piccola, dovevano attraversare via
Crisanzio, dove abitano, che però in quel momento era del tutto bloccata
perché presidiata dai militanti fascisti di Casapound. E in questo
quartiere avere la pelle scura non ti fa certo stare tranquilla. Un
gruppo di questi squadristi, almeno cinque, ci è venuto incontro,
aggredendoci verbalmente, per poi passare alle vie di fatto, colpendo il
nostro gruppo di persone con mazze e cinghie, lasciando due compagni a
terra. Il mio assistente, Antonio Perillo, 36 anni, è ora all’ospedale
Mater Dei con trauma cranico. Ci hanno urlato: “Ve ne dovete andare”. La
via non era presidiata dalle forze dell’ordine, non c’era alcun
controllo: nonostante il nostro corte sia stato guardato a vista da
decine di agenti. Possibile che non era stato predisposto alcun
controllo? Le forze dell’ordine sono arrivate quando tutto era finito. E
alla fine le cariche sono state riservate ai compagni giunti per
protestare contro la vile aggressione di cui siamo stati vittime.
Plenary session week 29 -2014, Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP)
Quanto accaduto a Bari, indubbiamente, è anche il frutto del clima politico del momento, dell’aria che da tempo si respira.
Certamente
è così. Il clima politico attuale favorisce questo scenario. Puntare
continuamente il dito contro la presunta invasione di migranti sul tema
dell’emergenza sicurezza, portare avanti una politica di sgomberi di
case e luoghi di aggregazione, dotare le forze dell’ordine di nuovi
strumenti di repressione, non fanno altro che favorire i comportamenti
di queste forze neofasciste, che si sentono legittimate ad agire come
meglio credono.
La presenza di queste organizzazioni neofasciste è
sicuramente un tema su cui riflettere e sul quale agire, anche e
soprattutto politicamente.
Il tema è proprio questo: ovvero il
fatto che in moltissime città italiane siano presenti sedi di questi
gruppi neofascisti. Continueremo a chiedere alle Istituzioni la chiusura
di queste sedi fasciste. È inaccettabile che un covo di fascisti sia
aperto in pieno centro in una città come Bari. Questo governo fa del
razzismo e del fascismo un elemento della sua cultura politica. Un fatto
come quello di venerdì sera riporta questa città e questo Paese ai
tempi più bui e credo che sia inammissibile, intollerabile.
Non bisogna quindi indietreggiare. Quali le prossime iniziative?
Oggi
occorre una reazione di tutta la città: è importante che la Bari
antifascista torni in piazza, che ricordi che questa è la città di
Benedetto Petrone, senza farsi intimorire. Nei prossimi giorni ci
mobiliteremo ancora perché non è un problema che riguarda solo Bari, ma
nazionale. Lo squadrismo va fermato ad ogni costo. Resteremo a Bari e
formalizzeremo la denuncia per questa aggressione fascista. Denunceremo
quanto accaduto politicamente e per le vie giudiziarie.
Un
presidio antifascista è stato organizzato in piazza Prefettura a Bari
per martedì prossimo, 25 settembre, alle ore 18.30. È solo la prima di
tante mobilitazioni «necessarie per dire con forza che Bari non accetta
l’odio, il razzismo e la violenza fisica».