il manifesto 20.9.18
Il mondo diviso del razzismo
Scaffale. «Soggettività antagoniste. Frantz Fanon e la critica postcoloniale» di Sandro Luce, pubblicato per Meltemi
di Gennaro Avallone
L’analisi
della realtà sociale e politica svolta da Frantz Fanon è uno strumento
per la liberazione, i cui protagonisti sono le donne e gli uomini
oppressi dai rapporti coloniali, razziali, sessisti e di classe.
Fanon
ha realizzato l’osservazione di un’oppressione profonda, che arriva
fino all’intimità dei corpi, fino alla psiche, attraverso la violenza
coloniale, e che, pertanto, annuncia la necessità di un processo
altrettanto profondo di liberazione culturale e politica, attraverso
nuovi rapporti di forza su scala mondiale.
È QUESTA una delle
attualità della proposta di Fanon, attuale quanto lo sono i rapporti
(neo)coloniali e quelli gerarchici pieni di dominio razziale e di
genere, come è palese nelle relazioni tra Occidente e Africa e come è
chiaro nelle politiche europee contro la mobilità spaziale delle persone
migranti, resa giorno dopo giorno sempre più difficile e, quindi,
pericolosa. L’attualità di Fanon si ritrova, d’altronde, nel suo stesso
modo di fare analisi sociale, psichica e politica, forzando le categorie
interpretative, secondo un metodo che non intende rinunciare a
utilizzare i linguaggi della liberazione costruiti nell’esperienza
europea, in particolare quelli elaborati all’interno della storia del
marxismo e dei movimenti operai, impiegandoli, però, da uno specifico
punto di vista, quello dei colonizzati.
Questa «forza dislocante» è
al centro del libro Soggettività antagoniste. Frantz Fanon e la critica
postcoloniale (pp. 308, euro 20), pagine intense che si leggono senza
sosta, ricche di riferimenti filosofici e storici, pubblicato per
Meltemi da Sandro Luce, dottore di ricerca in Etica e filosofia
politico-giuridica presso l’Università di Salerno.
LA CAPACITÀ di
usare le categorie interpretandole in maniera differente, come mostrato
nella prima parte del testo («Fanon alla prova della modernità»), apre
inedite e impreviste possibilità di lettura del presente.
In
questa prima parte, fatta di quattro capitoli, una delle tematiche
centrali è quella del razzismo, del divenire negro, della critica agli
essenzialismi. Fanon evidenzia come il razzismo produca un mondo diviso
in due tra esseri umani della zona dell’essere ed essere umani della
zona del non essere, in modo analogo alla situazione coloniale, in cui a
contrapporsi erano il colono e il colonizzato, il dominatore e il
dominato, il soggetto civilizzato e l’oggetto da civilizzare.
È
una realtà non conclusa, quella razziale, come è evidente nella cronaca
quotidiana, così come non lo è quella coloniale. Nella seconda parte del
testo («Posizionamenti postcoloniali»),
Sandro Luce presenta
Fanon proprio sotto questa luce, come macchina teorica e politica
produttrice di uno studio anticipatore del mondo post-coloniale. I sette
capitoli della seconda parte muovono, del resto, dal contenuto
problematico di quest’ultimo termine. Esso viene chiarito rinviando al
suo significato metaforico, che parla di una realtà coloniale nel suo
«post», cioè in un nuovo contesto determinato dalle lotte anticoloniali
così come dai processi del capitalismo globale.
SONO LE ANALISI
consolidate di Stuart Hall e le più recenti interpretazioni di Miguel
Mellino, Sandro Mezzadra e altri e altre ad aiutare a chiarire la
persistenza delle «conseguenze del colonialismo», dunque «di relazioni
di dipendenza di matrice coloniale», insieme all’indebolimento dei
paradigmi teorici e politici del periodo coloniale, non più adeguati
agli spostamenti (déplacement) che nel tempo si sono realizzati.
L’attualità della situazione coloniale, in un contesto sul piano formale
non più coloniale, attraversato da potenti processi decoloniali oltre
che neoimperiali, rende ancora più attuale l’analisi dei contributi di
Fanon. La liberazione dalla colonia è ancora necessaria ma,
contemporaneamente, è già storia.
La rottura della linearità
temporale, degli approcci storicisti, messa a punto da Michel Foucault,
importante presenza in questo libro, è necessaria per comprendere come
si realizza la liberazione in un mondo in cui ad essere protagonisti
sono figure dissonanti «come quelle del migrante, del rifugiato e di
tutti quei ‘nuovi oppressi’ che costituiscono la testimonianza di come
il colonialismo, sebbene sia cessato come fenomeno politico, persiste
nell’odierno scenario globalizzato, perpetuandosi in tutti quei luoghi
nei quali si riproducono relazioni di dominio e sfruttamento».