Il Fatto 9.9.18
Svezia
Estrema destra, attrazione fatale
Il
Paese Ue che accoglie il maggior numero di rifugiati oggi alle urne: le
difficoltà d’integrazione spingono nei sondaggi i Democratici Svedesi
(SD), dati al 20%di Giampiero Gramaglia
Con dieci milioni di
abitanti – un sesto dell’Italia – e con una superficie una volta e mezzo
l’Italia – la Svezia è da sempre e di gran lunga il Paese Ue che
accoglie il maggior numero di rifugiati ed è pure in testa alle
classifiche della redistribuzione dei migranti dall’Italia – dati pro
capite -. Ma difficoltà d’integrazione emerse negli ultimi tempi e
sfociate in episodi di criviolenza, specie a Malmoe e a Stoccolma,
strumentalizzati dalla destra xenofoba e neo-nazista, hanno inciso sul
clima sociale e possono oggi cambiare, alle urne, il quadro politico.
S’avverte anche l’influenza di quanto avviene nei Paesi vicini: ci sono i
Veri Svedesi, come i Veri Finlandesi, e c’è un’Alternativa per la
Svezia, come l’Alternativa per la Germania.
Il punto di svolta è
stato il 2015, l’anno che il flusso di migranti verso l’Ue fu maggiore,
l’anno che Angela Merkel aprì le porte della Germania a un milione di
siriani: i 163 mila rifugiati accolti allora in Svezia hanno spinto una
parte dell’elettorato svedese verso i Democratici svedesi (SD), un
partito che ha radici in movimenti neo-nazisti. Il leader Jimmie Akesson
ha però cercato di ammorbidirne l’immagine, pur rompendo i tabù
sottaciuti nei discorsi pubblici su immigrazione e integrazione. Il
Riksdag, il parlamento, può uscire ‘terremotato’ dal voto odierno: l’SD ,
radicali di destra populisti e anti-immigrazione, sono accreditati dai
sondaggi del 20% dei suffragi – e c’è chi li dà addirittura in testa -.
In calo, in un voto i cui risultati potrebbero essere più frammentati
del solito, sia i socialdemocratici (Sap) del premier Stefan Lovfen, che
da oltre un secolo sono il primo partito svedese, che i Moderati. Nel
Riksdag uscente, il Sap ha 113 seggi, il centro 84, l’SD 49.
Uno
scenario del genere, nella Svezia campione europeo e mondiale di
tolleranza e di accoglienza, crea allarme a Bruxelles, ma anche a Parigi
e a Berlino, specie in proiezione delle elezioni europee del maggio
2019, perché la galassia euro-scettica e xenofoba, nazionalista e
sovranista, s’allarga: l’asse Le Pen – Salvini ha sponde in Belgio e
Olanda, in Germania e Austria, in Svezia e al Nord, nei Paesi di
Visegrad e in Croazia, e intacca anche famiglie politiche
tradizionalmente europeiste: Fidesz, il partito del premier ungherese
Viktor Orban è nel Partito popolare europeo della Merkel. Il programma
politico degli SD prevede, fra l’altro, un referendum ‘all’inglese’ per
uscire dall’Ue, la Swexit, e il dirottamento dei soldi per l’accoglienza
al sistema sanitario nazionale, la priorità degli elettori, abituati a
un welfare modello di riferimento mondiale. Difficile che gli SD
approdino al governo: nessuno dei partiti tradizionali è disponibile ad
allearsi con loro. Ma difficile pure mettere insieme una maggioranza di
centro-destra o di centro-sinistra. Si va forse verso un governo di
minoranza, in un Paese mai così polarizzato, nonostante la crescita
economica sia buona e il tasso di disoccupazione basso, al 6%.