Il Fatto 4.9.18
Sorpasso di governo, Salvini stacca di quattro punti il M5S
E
si riparla di strappo. Luigi Di Maio risponde attaccando su pensioni e
infrastrutture e sospetta che l’alleato faccia saltare il governo dopo
le Europee
di Luca De Carolis
Il premio per il
cattivo che vuole esserlo è servito, pochi giorni dopo il dramma della
nave Diciotti. E racconta che la Lega di Matteo Salvini sfonda il 30 per
cento nei sondaggi. E che il prezzo lo paga innanzitutto l’alleato che
rifiuta di dirsi tale, il M5S, lasciato a quattro-cinque punti di
distacco. E che non a caso ora pretende il reddito di cittadinanza
(quasi) tutto e subito e celebra l’imminente disegno di legge
anticorruzione come “una rivoluzione”, perché sa di essere troppo
dietro. Anche per l’effetto del caso Diciotti, su cui ieri il presidente
della Camera Roberto Fico, il grillino rosso, è tornato a fare
opposizione dal palco della Festa dell’Unità: “Dalla nave tutte le 179
persone dovevano scendere il primo giorno e non si doveva aspettare
tutto questo tempo”. E sono stati applausi, dal popolo dem che lo ha
accolto con simpatia. Ma Salvini avrà alzato le spalle.
Anche
perché secondo il sondaggio della Swg diffuso ieri dal Tg de La 7, la
Lega lievita al 32,2 per cento, sopra di quattro punti rispetto ai
5Stelle, “fermi” al 28,3. Mentre quasi non esiste il resto, con il Pd al
17,7 per cento e Forza Italia che sprofonda al 6,9. Soprattutto, un
ipotetico centrodestra, con la Lega e ciò che rimane di Fi assieme
Fratelli d’Italia, sarebbe sopra il 43 per cento. Così è ovvio pensare
che Salvini avrebbe ottime ragioni per fare ciao ai 5Stelle e tornarsene
a destra, per prendersi Palazzo Chigi. D’altronde c’è un altro
sondaggio, quello della Lorien del 27 agosto (due giorni dopo lo sbarco
dei migranti dalla Diciotti) che vede il centrodestra sopra il 45 per
cento. E una Lega al 31,7, a fronte di un M5S al 26,8: cinque punti
sotto, il margine più ampio mai registrato. Musica per il leghista.
Ma
il Movimento? Dai piani altissimi ostentano indifferenza: “I sondaggi
valgono quello che valgono, e poi il più bravo è Nando Pagnoncelli…”. Il
capogruppo in Senato Stefano Patanuelli invece sostiene: “A me pare che
il sondaggio dica chiaramente che i cittadini approvano l’azione di
tutto il governo, e che la Lega tolga consensi soprattutto a Forza
Italia. Dopodiché, noi 5Stelle cresciamo sempre molto in campagna
elettorale”. Ma far resuscitare il centrodestra è una tentazione, per
Salvini…“Secondo lei esiste ancora un centrodestra?”. Poi c’è il
deputato Andrea Colletti, un veterano: “I sondaggi sono la spia di un
trend. Prevedibile, perché Salvini parla ovunque, e sempre di
migranti…”.
Più o meno come Fico, che ieri ha giurato: “Non me ne
frega niente di fare polemica con Salvini. Il M5S io l’ho costruito, lo
conosco, e so che nel contratto di governo si muove ma troppo al di là
non si potrà più muovere”. Un paletto per il capo politico e
vicepremier, Luigi Di Maio. A cui il grillino della prima ora ha
ricordato quanto sia diverso da lui e da Salvini: Non tollero che
sull’immigrazione si parli con la pancia”. Poi però ci sono i conti,
quelli che si è fatto proprio Di Maio. Perché nei giorni a ridosso del
caso Diciotti ha avuto un sondaggio secondo cui il 73 per cento degli
italiani era d’accordo con la linea di Salvini.
Così il
vicepremier ha sostenuto il no alla sbarco, nonostante i tanti mal di
pancia anche nel M5S. Ed è sempre per non perdere terreno con il
Carroccio che ha giocato di ambiguità sullo sforamento del rapporto del 3
per cento tra deficit e Pil, come il leghista Giancarlo Giorgetti. Però
nel contempo Di Maio e i suoi hanno deciso di accelerare sul proprio
totem, il reddito di cittadinanza. Da distribuire già nel 2019, e saluti
all’impegno di realizzare prima la riforma dei centri per l’impiego e
poi partire con l’erogazione dei soldi. “Troveremo le coperture per
aiutare 5 milioni di poveri” ha scandito dal palco della festa del Fatto
il vicepremier. Da alcuni giorni pungente, nei confronti della Lega.
“Siamo diversi, e non andiamo d’accordo su molte cose” ha ripetuto.
Soprattutto, ha alzato la voce sul taglio delle pensioni d’oro,
invocando “il rispetto del contratto di governo”. E ha morso Salvini
sulle infrastrutture.
Perché sempre alla Versiliana è tornato
barricadero (“Il M5S è e sempre sarà sempre No Tap”) accusando la Lega
di “voler fare il gasdotto”. E ha lasciato che un dimaiano come Jacopo
Berti, il capogruppo in Veneto, accusasse il governatore leghista Zaia
di fare un regalo “peggiore di quello fatto ad Autostrade a Genova” con
la concessione per l’autostrada Pedemontana a un consorzio privato.
Segnali bellici. Perché Di Maio sospetta davvero che Salvini possa
strappare dopo le Europee, dopo aver incassato un fiume di voti . Così,
meglio ricordare le differenze. E insistere sui propri temi, per
recuperare nella base. Perché imitare l’alleato sui migranti non è
bastato.