Il Fatto 23.9.18
Bannon snobba i 5Stelle: “Nel 2019 vince la destra”
Da
The Donald a “Georgia” - Lo show dell’ideologo americano ai “patrioti”
italiani: “Il partito di Davos vi odia: faranno a voi quello che hanno
fatto a Trump”
di Fabrizio d’Esposito
Bannonate
sul populismo italico. Fino a qualche settimana, l’ormai celebre
ideologo di Donald Trump, Steve Bannon, sommergeva d’entusiasmo e di
speranze (sul Corriere della Sera) il governo gialloverde, tra la Lega
di Matteo Salvini e il M5S di Luigi Di Maio (e Giuseppe Conte).
Nel
giro di qualche giorno tutto muta e “Steve”, come lo appella adorante
“Georgia” Meloni – “thank you Georgia, thank you Brothers of Italy”, che
poi sarebbe Fratelli d’Italia, il partitino meloniano -, “Steve”
dicevamo “cambia” governo all’Italia e parla come se Lega e FdI stessero
insieme a Palazzo Chigi: “Il partito di Davos, l’élite vi odia e odia
tutto quello che rappresentate. Cercheranno di distruggere i vostri
leader con i media al loro servizio. Faranno a voi quello che hanno
fatto a Trump”.
Forza e suggestione del sovranismo. Ché Bannon
appare come uno stregone che evoca l’Apocalisse: “Tra venticinque anni
la razza umana sarà distrutta se vincerà il partito di Davos”. Boato
nell’area Carlo Magno della festa di Atreju a Roma, sull’Isola Tiberina.
Ragazzini e donne, anziani e uomini maturi. Tanta paccotiglia fascista
sulle t-shirt esibite. “Fortemente credere”. “Le radici profonde non
gelano mai”. Il sovranismo americano di Trump incrocia l’eterna
nostalgia plebea per l’Uomo Forte e per l’Impero. Ecco Alessandro Giuli,
tra i papabili per il prossimo Tg2, che lo intervista: “Bannon questi
sono patrioti che custodiscono la fiamma dell’identità italiana da oltre
mezzo secolo”.
Dal Movimento sociale a “The Movement”, il
raggruppamento di Bannon che muove alla conquista dell’Europa, cui
Fratelli d’Italia ha aderito.
Uno stregone certo, ma trasandato,
se non inguardabile. Bannon infila il tendone dell’area Carlo Magno poco
dopo le diciotto. Poliziotti, security, volontari di FdI, la stessa
Meloni formano il corteo trionfale. Lui indossa un pantalaccio blu con
tasconi laterali; mocassini senza calzini; una camicia nera che pende da
fuori, sull’ampio ventre; e una giacca scura rubata a qualche completo a
coprire tutto. Un americano a Roma. Da quella che un tempo era la parte
sbagliata.
Un’ora di show. Prima lo “spicccc”, come annuncia
“Georgia”, indi l’intervista con il nostalgico Giuli. Bannon inchioda il
sovranismo a pochi concetti che ripete in maniera ossessiva. Pensierini
elementari ché il populismo è materia semplice.
“La crisi è colpa dell’incompetenza e dell’avidità del partito di Davos”.
“La
vostra rabbia, la rabbia dei millennials esclusi, è un sentimento
razionale. Voi siete la colla che tiene insieme la società, lavorate,
pagate le tasse, crescete i figli ma le vostre risorse vanno all’un per
cento che si accaparra tutto”.
“I migranti sono forza lavoro per i profitti dell’élite, che poi vi chiama xenofobi, razzisti e nativisti”.
Bannon
predica il Verbo sovranista o populista, “io sono un populista perché
la mia famiglia appartiene alla classe lavoratrice”, e si rivolge sempre
a Salvini e “Georgia”, spiegando pure che la loro “rivoluzione”, che
comprende la flat tax al 15 per cento, è stata anticipata da Brexit e
Trump. “Sono qui perché tutto si tiene insieme”.
Il Nuovo Mondo
sovranista va da New York a Mosca, “Putin è un vero patriota” (e qui la
platea sembra cascare per l’ovazione), passando per l’Occidente
giudaico-cristiano. L’Europa non è contemplata. Un mero accidente della
Storia e del benedetto partito di Davos. Conta la civiltà nata ad Atene,
Gerusalemme e Roma, soprattutto.
Bannon si lascia trascinare
dall’enfasi e dalla retorica: “M’inchino davanti a voi, sono onorato di
essere tra voi. Prendete esempio dal coraggio dei Gracchi che si
batterono a favore dei poveri”.
Ergo: Meloni, La Russa, Santanchè,
Crosetto come i fratelli tribuni che fecero la legge agraria contro il
Senato romano. Chi fa Cornelia, la madre? Lo stregone trasandato non
dimentica tutta l’Internazionale sovranista, ma la traduzione simultanea
lascia un dubbio: cita solo Le Pen nipote o anche la zia Marine?
Sottigliezze. Per il resto: “Trump, Farage, Salvini, Meloni”. Quella che
formerà la nuova “élite di patrioti”.
La lunga campagna populista
per le Europee è cominciata in riva al Tevere e al cronista sovviene un
unico grande dubbio: ma a Bannon avranno spiegato che Brothers of Italy
lotta sulla soglia del 4 per cento per entrare nel Parlamento di
Strasburgo? Non proprio un dettaglio secondario.