mercoledì 19 settembre 2018

Il Fatto 19.9.18
Suicidio web, il blackout pericoloso del buon senso
Giochi pericolosi - Non ci sono certezze sulla morte del 14enne Igor, ma i media hanno già stabilito cause e responsabilità, senza elementi
di Selvaggia Lucarelli


Qualche giorno fa mi è arrivato il messaggio via Facebook di un ragazzo che mi suggeriva di leggere un post in una pagina che si chiama pareti.it e che raduna gli appassionati di arrampicate.
Ho letto così questa storia assurda di un ragazzo di 14 anni, Igor, che si sarebbe suicidato per fare il gioco del “blackout”, una sorta di soffocamento controllato (che non è una novità assoluta). La tragedia la racconta il padre Ramon, un arrampicatore professionista noto nell’ambiente, affermando che lui aveva messo in guardia Igor da tanti pericoli ma questo lo ignorava. Aggiunge poi altrove che andrà nelle scuole a parlare di questo gioco così pericoloso per gli adolescenti.
Il triste caso di Igor, quando l’ho appreso, era stato riportato solo da un sito minore. Ho riflettuto un po’ e ho risposto al tizio che me lo segnalava che mi pareva ci fossero pochi elementi per trarre delle conclusioni e che comunque, quando sento parlare di fenomeni che sembrano limitati a uno/due casi e che dunque non sono fenomeni, temo il rischio emulazione. Il giorno dopo tutti i siti e giornali riportavano la notizia con titoli che parlavano della morte del povero Igor e del terribile nuovo gioco del blackout così in voga tra gli adolescenti. Qualcuno, va detto, ha usato il condizionale, pur dedicando pagine intere all’episodio.
Quindi ho cercato di capire qualcosa di più sulla vicenda, che elementi ci siano a supporto di questa storia e quali siano i precedenti recenti, ovvero quelli che possono fare ritenere questa del blackout una pericolosa pratica di moda tra i giovani. Dopo la faccenda del Blue Whale, altra epidemia di morti social denunciata dalle Iene ma inesistente, è bene essere prudenti. Igor viene trovato impiccato nella sua stanza il 6 settembre. Per appendersi al soffitto ha usato le corde da roccia. I carabinieri trasmettono alla Procura per i minorenni notizia e primi accertamenti sul suicidio. Non ci sono particolari sospetti.
Passano cinque giorni, soltanto cinque, non c’è ancora stato neppure il funerale e il padre Ramon comincia a sostenere che Igor sia morto per il blackout. A testimonianza di ciò ci sarebbero alcuni video su questo gioco pericoloso visitati dal figlio sul computer, come testimoniato dalla cronologia. Ora, per carità, io ci credo, ma prima di parlare di certezze assolute avrei atteso la conclusione delle indagini. Io stessa ho un figlio (spesso rimproverato da me) che guarda un sacco di video sul tema “le morti più stupide” e così via, Youtube è impestato di questa roba. Roba che ha milioni di visualizzazioni.
Il padre del povero ragazzino comunica a varie pagine facebook di climbing che il figlio è morto per il gioco del blackout. Il messaggio è questo: “Igor era un bravo arrampicatore, non un fenomeno ma appassionato e soprattutto coraggioso, una qualità che è diventata merce rara tra i ragazzi e i ragazzini. Purtroppo non ha avuto paura a lasciarsi coinvolgere da un gioco che con la scalata non c’entra nulla e che sta diventando incomprensibilmente popolare tra gli adolescenti che hanno accesso a Internet, il cosiddetto blackout, o gioco del soffocamento (…) Tra le tante cose a cui dobbiamo badare nella crescita dei nostri ragazzi s’è aggiunto anche questo maledetto blackout, parlatene e verificate che tutto sia a posto!”.
Quindi, per il padre, il caso è già chiuso. Le certezze sono così granitiche da trarre già conclusioni, parlare di “gioco popolare tra i giovani”, mettere in guardia e addirittura, come ho letto altrove, già pensare di andare a parlarne nelle scuole. Ora. Io rispetto il dolore di questo padre, ma un po’ di prudenza sarebbe importante.
Addirittura, ieri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando all’Isola d’Elba in occasione della cerimonia inaugurale dell’anno scolastico, ha detto di essere vicino ai genitori di Igor, perché “le connessioni digitali sono grandi finestre aperte sul mondo, ma esiste anche un lato oscuro della Rete. Non è accettabile che un ragazzo di 14 anni muoia in conseguenza di un’emulazione in un gioco perverso in chat”.
Insomma, ora un video su YouTube è diventato una chat, quindi perfino un gioco condiviso con qualcuno. Ma chi? Da cosa sarebbe supportata questa affermazione?
E le indagini? Quelle naturalmente sono appena iniziate visto che i computer e il cellulare di Igor sono stati sequestrati pochissimi giorni fa. Le dichiarazioni di chi sta indagando sono un po’ confuse: si dice che il ragazzo non abbia cercato tutorial sul soffocamento, che però su un computer siano state trovate nella cronologia visite a un video che parla del blackout ma questo video, nei lanci delle agenzie, ha sempre nomi diversi. Da “Le 10 cose più pericolose del mondo” a “I modi per sballarsi senza droga”, “5 sfide pericolose”, “5 sfide pericolosissime” (che avrebbe milioni di views) e così via.
Il pm (che ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio dopo le notizie della stampa sul caso) aggiunge poi che “di questa pratica assurda si era iniziato a parlare lo scorso mese di febbraio quando un altro 14enne fu trovato in fin di vita a Tivoli, strangolato dal cavo della playstation, poi morto giorni dopo al Gemelli”. Già, peccato che in quel caso non sia mai stato trovato nulla sul computer del ragazzino e che l’ipotesi blackout (mai confermata) fu frutto di una dichiarazione del padre, il quale sostenne che il figlio giorni prima gli mostrò un video sul blackout (mai trovato nella cronologia)
Insomma. Io trovo questa vicenda molto strana. E trovo molto pericolosi titoloni, comunicati e allarmismo, visto che forse (e ribadisco forse) c’è qualche caso isolato di ragazzi che provano a emulare gesti pericolosi visti in un video, ma per fortuna non c’è alcuna moda. Mi spiace moltissimo per il dolore dei genitori di Igor, ma suggerisco, sommessamente, prudenza perché per ora l’unica certezza sul caso è la morte incomprensibile di un ragazzino di 14 anni.
Una volta che le indagini saranno concluse e i loro sospetti eventualmente confermati, ci sarà il tempo per le valutazioni. Che però devono sempre tener conto della vecchia domanda: e se un titolone sul giornale a proposito di un caso isolato causasse, anziché una morte in meno, una morte in più per emulazione?