Il Fatto 12.9.18
“È sempre tempo di Emergency”
L’incontro- L’organizzazione non governativa tra critiche al Pd e all’ondata populista
di Sandra Amurri
“Di
Guerra e di Pace” è il titolo del 17° incontro di Emergency. Tanti
giovani, volontari, formichine laboriose in un Paese che al degrado
morale oppone “la Resistenza del fare cose, aiutare le persone,
costruire diritti” come la definisce Gino Strada. Le Canzoni contro
l’odio di Nerì Marcorè. Tutto esaurito al Teatro Sociale: “Leggo che il
fascismo viene evocato come concetto anacronistico – esordisce Luciano
Canfora ricordando la frase di Piero Gobetti, morto giovanissimo per le
botte dei fascisti – Fascismo, autobiografia della nazione, per cogliere
il pericolo incombente di un suo ritorno. Vengono da noi a rubarci il
lavoro quindi mobilitatevi popolo e noi ci impegniamo a difendervi”.
Le
parole sono pietre. Chiamare “un essere umano ‘migrante’ è alludere al
fatto che posso metterlo alla porta”. Un ministro dell’Interno “curioso”
che “non so se, intenzionalmente, adotta alcune formule tipicamente
ducesche come ‘molti nemici molto onore’”.
La soluzione a “un
problema che appare insolubile, forse c’è, è il mondo immenso
dell’educazione dove si insegna e si impara, dove c’è la vera libertà
del pensiero, un’immensa fucina”. “Essere qui – confessa il direttore
del Tg La7 Enrico Mentana – è un tributo a chi ha nuotato controcorrente
per tanto tempo, in un momento in cui la corrente si è fatta impetuosa
contro chi ha portato avanti un’idea bella della solidarietà e
dell’accoglienza”.
Riferimento chiaro a Salvini, che in risposta a
Gino Strada che lo aveva invitato ad andare “nelle strutture dove si
vive la pacchia” rispose: “La vostra retorica ha i giorni contati,
preparate le valigie, ora tocca a noi”. I partiti, spiega, “sono
divenuti sigle che scelgono la linea programmatica dai sondaggi alla
ricerca del consenso, ma la democrazia senza la politica è uno schema
vuoto”. La responsabilità è del “fallimento del governo Renzi che non ha
capito il fenomeno dell’accoglienza e ha vissuto l’ondata migratoria
del 2015 con la retorica del Paese che sapeva accogliere, ma a parole.
Se non ci fosse la crisi della sinistra non ci sarebbero gli ultimi
diventati penultimi che se la prendono con gli ultimi. Le periferie
dimenticate sono divenute terreno di coltura del nuovo razzismo. Se oggi
Salvini incontra Orban, prima di lui lo hanno fatto altri governanti e
Orban era sempre lo stesso”. Tocca un tema dolente, la delegittimazione
delle Ong che “ha portato tanti, anche in buona fede, a covare
diffidenza”. Ricorda le dichiarazioni del procuratore di Catania,
Zuccaro “l’inchiesta non c’era ma lui sapeva già cosa era successo.
Raccontò di un accordo fra scafisti e Ong e ricevette la solidarietà da
centrodestra e Di Maio. Quando l’inchiesta fu archiviata senza indagati
nessuno gliene chiese conto”. Ma la partita non è persa: “Facce, idee,
sigle nuove. Non si può pensare che chi ha perso coltivi la sua
rivincita solo con un po’ di maquillage o mettendo figure di seconda
fila al posto di quelle di prima fila perché li riconosciamo”. Chiude
Gino Strada, ricordando che “la situazione è peggiorata, povertà e
guerre sono aumentate ma quella che istiga alla paura del diverso è una
piccola minoranza rumorosa ben organizzata, non è la maggioranza degli
italiani e a questo dobbiamo crederci”. Mentre dal palco Fiorella
Mannoia, in concerto con Ermal Meta e Fabrizio Moro, ripete: “Restiamo
umani”.