Il Fatto 12.9.18
L’allarme e l’intervento ma muoiono in cento
Nuova strage al largo delle coste libiche nonostante l’allerta degli italiani
di P. C.
Due
gommoni stracolmi di migranti in difficoltà al largo delle coste
libiche, la traversata della speranza si trasforma nell’ennesima
tragedia del mare. Sarebbero cento le vittime del naufragio avvenuto il
1° settembre e di cui si è avuta notizia grazie ai racconti fatti dai
superstiti del naufragio al personale di Medici Senza Frontiere. Tra
loro 20 bambini, due avevano appena un anno e mezzo. È bastato
alleggerire la presenza del sistema Saf (Search and rescue) libico nel
canale di Sicilia per tornare alla straziante conta delle vittime nel
Mediterraneo. Ad attivare i soccorsi la nostra Guardia costiera che ha
girato l’sos alle autorità libiche, competenti per territorio marittimo,
ma non è bastato per evitare una strage. Con le navi delle ong al palo,
lo specchio d’acqua tra Italia e Libia diventa ancora più a rischio.
Secondo
l’Oim, l’agenzia Onu per i migranti, nel 2018 le vittime di naufragi
sono state 1.130, mentre per l’Unicef il bilancio è di 1.565, con un
calo del 39% rispetto al 2017: “Meno migranti e più vittime, significa
che i viaggi della disperazione sono diventati più pericolosi che mai”,
ha commentato il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini. A bordo
dei due precari gommoni si trovavano, nel complesso, 276 persone. I
migranti salvati, di origini diverse (tra loro anche alcuni libici),
sono stati portati nel centro di detenzione di Khoms, 120 chilometri a
est di Tripoli. Si tratta di uno dei centri gestiti dal Ministero libico
della migrazione (Dcim) dove entrano le organizzazioni internazionali.
Appena accolti dal personale di Msf sono emerse le solite terribili
testimonianze: “Tra i sopravvissuti – ha riferito Jai Defransciscis,
infermiera di Msf, tra le prime ad accogliere i naufraghi nulla prigione
di Khoms – c’erano casi di ustioni chimiche causate dalla miscela tra
carburante e acqua salata che si era accumulata sul fondo del gommone.
Siamo riusciti a trattare 18 casi gravissimi, con il 75% del corpo
ustionato”.
Sono stati gli stessi naufraghi, una volta in
difficoltà, a contattare la guardia costiera italiana con il telefono
satellitare “Mentre chiedevamo assistenza, la gente ha iniziato a cadere
in acqua quando il gommone si è sgonfiato. Ho visto morire dei
bambini”, è il racconto di uno dei sopravvissuti.
Intanto Francia e
Italia hanno espresso cordoglio e condanna a Fayez al-Sarraj, leader
del Governo di concordia nazionale (Gna), dopo l’assalto alla sede del
Noc a Tripoli. Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, di
ritorno dal vertice con il generale Haftar a Bengasi, attraverso una
telefonata, Parigi tramite un comunicato ufficiale secondo cui
“l’attacco ha come obiettivo il processo politico”. In un clima così
confuso, al centro del dibattito resta lo svolgimento delle elezioni
libiche, fissate per il 10 dicembre. La Francia ribadisce il suo impegno
e l’improrogabilità dell’appuntamento, ma è lo stesso uomo forte di
Tobruk a frenare: “In Libia non ci sono le condizioni per andare al voto
tra 3 mesi” ha spiegato Haftar.