domenica 9 settembre 2018

Corriere 9.9.18
«Violentatori minorenni: niente processo»
Napoli, la vittima di 12 anni trasferita al Nord. I tre aggressori fuori dal carcere, l’istanza di messa alla prova
di Fabio Postiglione


NAPOLI Nella stanza al piano terra del giudice del Tribunale dei Minori di Napoli ci sono già le istanze di «messa alla prova». Hanno chiesto di studiare la mattina e lavorare il pomeriggio, impegnandosi in progetti sociali e di assistenza a disabili e malati. Sono solo in attesa di una relazione favorevole degli assistenti sociali e degli psicologi che li seguono da tre mesi e che arriverà a breve.
In tre, in un freddo pomeriggio del 28 aprile, avevano stuprato, umiliato e minacciato una ragazzina di 12 anni, che travolta dal dolore e dalla vergogna ha poi lasciato con la famiglia Gragnano, la cittadina a 50 chilometri di Napoli, per trasferirsi in una città del nord dove proverà a ripartire e ricostruire la sua vita, lontana dalle ingiurie e dagli sguardi dei compaesani.
I tre hanno invece già lasciato il carcere e sono stati trasferiti in una comunità di recupero per minori. E da qualche giorno hanno chiesto al giudice di non essere processati, ma di essere seguiti in un percorso di recupero di due anni. Se la richiesta di «messa alla prova» dovesse essere accolta non saranno mai giudicati per quello che hanno fatto. Violenza sessuale di gruppo ed estorsione, accuse per le quali dovrebbero essere sotto processo da novembre, rischiando condanne fino a quattro anni di reclusione. Ma non con la «messa alla prova»: in tal caso il processo si estingue, così come il reato commesso, al termine del periodo di prova.
Hanno tra i 14 e i 16 anni e due di loro sono parenti di un boss della camorra della zona stabiese. Resi ancora più forti e spavaldi dal carisma criminale del capoclan che tutti chiamano «Don Mimì», dopo lo stupro di gruppo consumato in una stanza abbandonata dello stabilimento delle Terme di Castellammare di Stabia, sono arrivati a minacciarla. Quando la ragazzina li ha affrontati dicendo di volerli denunciare, le hanno mostrato un video con le scene della violenza sessuale. «Se parli lo facciamo vedere a tuo padre e tua madre», le hanno detto. Il pubblico ministero aveva definito quelle immagini «brutali», tanto chiare nel tratteggiare le personalità dei tre ragazzi che in quel frangente avevano dimostrato «assenza totale di considerazione dell’altro, che era diventato uno strumento per il soddisfacimento delle proprie voglie».
Furono arrestati dopo che la ragazzina trovò il coraggio di raccontare a sua madre l’accaduto. Dopo le indagini della squadra mobile della Questura di Napoli e del commissariato di Castellammare, il 31 maggio sono stati arrestati e portati in carcere. All’inizio hanno negato, poi ammesso parzialmente, infine confessato tutto.