Corriere 26.9.18
L’onore dell’Atac
di Massimo Gramellini
Ero
sinceramente convinto che il pasticciaccio brutto degli autobus di
linea che a Roma prendono fuoco come carretti flambé fosse opera della
famigerata banda di piromani che impazza tra la Garbatella e l’Esquilino
con l’appoggio dei forestali dell’Aspromonte in trasferta. L’efficienza
e l’affidabilità della municipalizzata capitolina sono infatti note in
tutto il mondo. Amazon e Apple hanno scelto di chiamarsi così per
condividere la prima lettera del nome con Atac. E i giapponesi vengono a
Roma solo per copiare gli autobus: le foto ai monumenti sono un
diversivo, il loro vero obiettivo è il 30 (andato a fuoco a Prati due
giorni fa).
Poi un giorno la giovane autista Micaela Quintavalle,
sindacalista autonoma e grillina delusa, rilascia un’intervista alle
Iene in cui testimonia che dietro gli incendi ci sono scarsa
manutenzione e pochi ricambi. Apriti autobus! Prima viene sospesa e poi
licenziata per avere violato il codice etico e leso l’onorabilità
dell’Atac. Sul codice etico, niente da dire. Si sa che a violarlo, in
Italia, non è mai chi fa le schifezze, ma chi le denuncia. È
sull’onorabilità che vorrei tranquillizzare un po’ tutti. Un’azienda di
trasporti specializzata nel produrre più debiti che chilometri e più
ritardi che posti a sedere decenti, a cui la politica attinge da sempre
per spillare prebende e piazzare congiunti, gode di un tale livello di
onorabilità che nessuna intervista, per quanti sforzi faccia, sarà mai
in grado di peggiorarlo.