Repubblica 2.7.18
La metamorfosi del movimento
La Lega nazionale partito personale alla conquista del Paese
di Ilvo Diamanti
La Lega è tornata a Pontida.
Come avviene da tanti anni. Per rinnovare il “legame” con la propria storia. Con la propria identità. Indipendentista.
Nordista. Padana. Ma oggi più che a rafforzare un progetto politico, la manifestazione ha celebrato un rito della memoria.
Per rammentare, ai militanti e agli “italiani”, ciò che la Lega è stata, in passato. E ora non è più.
Perché la Lega è l’ultimo partito sorto nella prima Repubblica.
Prima della “Caduta del Muro”.
Anche
se, dai primi anni Ottanta ad oggi, ha modificato orientamento e nome,
in diverse occasioni. Dalle Leghe autonomiste (Liga Veneta, Lega
Lombarda, Union Piemonteisa…) fino alla Lega Nord. Oggi, però, è davvero
un’altra Lega. È la Lega Nazionale di Salvini. LNS. Un partito non più
specificato dal territorio, da “un” territorio.
Perché è “nazionale”. E tanto “personalizzato” da essere divenuto “personale”.
L’intervento
di Salvini dal palco, ieri, è apparso ed è stato uno show.
“Spettacolare”. Recitato da un attore efficace e consumato.
Che ha “impersonato” un intero “popolo”. In lotta contro le élite.
Contro
l’Europa dei mercati e dei burocrati. Contro l’invasione dei migranti
che ci minaccia. Contro le ONG, le associazioni volontarie che, nella
rappresentazione di Salvini, lucrano sulla disperazione. Salvini. Un
“attore” e un “f-attore” di “rottura” con il passato. Per alcune
ragioni, già accennate.
La prima: il superamento dell’identità e
della presenza territoriale. La Lega, oggi, è apertamente “nazionale”.
Sul palco, davanti al leggio da cui parlava il leader, campeggiava, in
bella evidenza, lo slogan programmatico: “Prima gli italiani”. La Lega,
d’altronde, alle elezioni del 4 marzo, ha conseguito il massimo
risultato della propria storia – il 17,4% attraverso una crescita
elevata in tutte le aree del Paese. Da Nord, al Centro Nord, un tempo di
sinistra, fino a tutto il Mezzogiorno. La “popolarità” personale del
Capo, d’altronde, nel Centro Sud e nel Sud arriva al 55%, sopra alla
media nazionale.
In secondo luogo: il riferimento esplicito alla
Destra, o meglio ai partiti sovranisti, e dunque nazionalisti, che
operano in Europa. Contro la Ue e, in particolare, contro la Germania
della Merkel e la Francia di Macron. Gli elettori della Lega, non per
caso, si collocano in larga maggioranza (70%) a Centro -destra e a
Destra.
In terzo luogo: la personalizzazione. Spinta fino
all’estremo. Fino a farne un “partito personale”, per evocare Mauro
Calise. Al governo di una Repubblica Vice-Presidenziale (la definizione è
di Fabio Bordignon), guidata non dal Premier Giuseppe Conte, ma dal
Vice-Premier Matteo Salvini.
“Assistito” dall’altro Vice-Premier, Luigi Di Maio.
Perché
a scrivere il programma e a dettare l’agenda del governo, di fatto, è
Salvini. Con le sue iniziative politiche, o meglio, “tattiche”.
Finalizzate a intercettare e a orientare il clima d’opinione.
Influenzato, ormai da un mese, dalla “lotta contro gli immigrati” - non
saprei come chiamarla altrimenti. Con alcune “ragioni” indubbiamente
“ragionevoli”. Perché il sostegno dell’Unione Europea all’Italia esiste
solo a parole. La Francia di Macron, in particolare, è ben determinata a
chiudere le sue frontiere. Nella nostra direzione.
Semmai, a
scavalcarle, com’è avvenuto a Bardonecchia, per inseguire gli
“stranieri” che le interessano. Il Governo vice-presidenziale di Salvini
ha, dunque, orientato, fin dall’inizio, la propria azione alla chiusura
verso gli immigrati. Per fermare i disperati che arrivano dal Nord
Africa. Attraverso le porte della Libia. Un “Paese senza Stato”.
Così
abbiamo inseguito anche noi, sui media, l’Aquarius, mentre altre navi
trasferivano sulle nostre coste i migranti. E la maggioranza degli
italiani ha parteggiato per il governo.
Garantendogli un largo
consenso. La LNS è, dunque, il “partito leader”, guidato dal “vero
leader” del governo. Sostenitore della “sovranità” nazionale. Matteo
Salvini: ieri si è impegnato ad “abbattere il muro di Bruxelles”.
Contro
l’Europa a trazione Franco-Tedesca. Salvini, amico e alleato dei Paesi
del patto di Visegrad. In primo luogo, l’Ungheria. Che, da sempre,
chiude le proprie frontiere.
(Anche verso e contro di noi.) Agli immigrati. Ma non certo alle risorse che giungono dalla Ue.
La Lega di Salvini: oggi è il complemento del M5s, primo partito nel Centro Sud e nel Sud.
Mentre
il territorio della LNS si allarga dal Nord fino al Centro Nord. Dove
un tempo, pochi anni fa, in un’altra epoca, era insediata saldamente la
sinistra.
D’altronde la Lega è l’ultimo partito di massa.
Ideologico, organizzato. Anche se la sua ideologia è diversa. Non
disegna orizzonti e scenari. Perché più del futuro oggi conta il
presente. Più delle utopie: le paure topiche.
La LNS interpreta e alimenta l’inquietudine di un Paese inquieto. E dis-orientato. Attratto dalla figura di un “uomo forte”.
Per questo, nei sondaggi, la Lega ha superato il 30% dei consensi.
Primo
partito in Italia. Davanti allo stesso M5s. Rischia di occupare il
Centro, non solo politico, ma anche territoriale e (si fa per dire)
culturale del Paese.
Un Paese impaurito che ha bisogno degli “altri”, di nemici, per ritrovare se stesso.