lunedì 2 luglio 2018

Repubblica 2.7.18
Migliaia di siriani in fuga: confini chiusi in Israele e Giordania
di Francesca Caferri


Migliaia di persone intrappolate, senza nessun posto dove andare: alle spalle, combattimenti di terra e bombardamenti aerei. Di fronte, il filo spinato: è quello che sta accadendo nella zona intorno a Dara’a, uno degli ultimi bastioni dell’opposizione in Siria, assediati dall’esercito di Damasco appoggiato dall’aviazione russa.
Secondo le organizzazioni umanitarie, circa 50mila persone sono in fuga, dirette verso la Giordania o Israele, i due luoghi sicuri più vicini.
Ma entrambi i Paesi hanno chiuso le frontiere, sostenendo di non poter più accogliere siriani in fuga, se non in casi gravi: sei bambini rimasti senza genitori sono stati fatti entrare in Israele, qualche malato grave in Giordania.
I governi dei due Stati hanno inviato al confine materiale umanitario: centinaia di tende, quintali di medicinali e di scorte di cibo e acqua. Ma hanno respinto l’ipotesi di ulteriori aperture: «Dobbiamo lavorare perché i fratelli siriani possano tornare nelle loro case», ha detto il premier giordano Omar Razzaz. Parole simili sono arrivate dall’israeliano Bibi Netanyahu: Israele ha negli anni assistito e curato migliaia di siriani colpiti dalla guerra civile, ma ha più volte ribadito che non intende aprire le frontiere a un flusso massiccio di siriani.
Ieri è stata rafforzata la presenza dell’esercito israeliano lungo le alture del Golan, zona di confine con la Siria: «Non interverremo nella guerra ma abbiamo intenzione di difendere i nostri confini», ha detto un portavoce.