La Stampa 2.7.18
Altri 60 morti nel Mediterraneo
Sos dalla Libia: “Subito i mezzi”
di Fabio Albanese
C’è
stato un altro naufragio ieri nel mare della Libia: un gommone di
migranti si sarebbe rovesciato e in 63 risultano dispersi, altri 41
salvati dalla Guardia costiera libica e portati a Zuara. Ne ha dato
notizia ieri sera l’Unhcr Libia. In precedenza, i libici avevano
recuperato altre 220 persone (115 consegnati da un mercantile turco che
li aveva in precedenza salvati) ma anche 6 cadaveri, probabilmente del
naufragio di venerdì con 100 morti. Nel Mediterraneo Centrale non ci
sono più navi di volontari. Partita per Barcellona, con i 59 migranti
recuperati sabato, la Open Arms , il salvataggio è affidato alla sola
Guardia costiera libica. Le navi militari di Eunavformed e di Frontex
navigano ormai più arretrate. Secondo quanto riferisce l’Unhcr, nella
settimana tra 21 e 28 giugno sono stati riportati in Libia 2425
migranti; diecimila nei primi 6 mesi dell’anno e la metà tra maggio e
giugno. Una situazione che per Oim e Unhcr «è drammatica». La portavoce
dell’Oim in Libia, Christine Petrè, denuncia il sovraffollamento dei 20
centri in cui i migranti vengono portati, con situazioni igieniche
insostenibili per le alte temperature.
L’allarme di Sea Watch
Ora
però la Guardia costiera libica chiede aiuto all’Italia. Dopo che
sabato il portavoce della Marina, Ayob Amr Ghasem, aveva detto che «le
12 motovedette che Roma vuol mandarci sono propaganda», ieri ha
aggiustato il tiro il capo di Stato maggiore della Marina, Salem Rahuma:
«Vorrei che gli aiuti arrivassero il prima possibile, per il bene dei
migranti». Con la Open Arms verso la Spagna, la Aquarius di Sos
Mediterranee e Msf a Marsiglia per rifornimenti e le 3 navi di Sea
Watch, Sea-Eye e Lifeline ferme nel porto della Valletta, al momento le
Ong sono fuori gioco, come raramente accaduto in passato. Oggi il
comandante della Lifeline, Carl Peter Reisch, sarà interrogato dai
giudici maltesi. La nave non può muoversi perché sotto indagine.
Situazione diversa, ma poco chiara, per le altre due, la Sea Watch 3 e
la Seefuchs: «Siamo fermi a Malta per manutenzione programmata da prima
di questa crisi – spiega la portavoce di Sea Watch, Giorgia Linardi –;
poi, certo, anche noi abbiamo appreso dalla stampa della volontà del
governo di bloccare i porti maltesi, ma a noi non è stato notificato
nulla. Se al momento di ripartire, verso metà settimana, dovesse esserci
impedito, ci difenderemo, ma noi con il governo di Malta vogliamo
dialogare».