martedì 3 luglio 2018

La Stampa 3.7.18
Oltre un milione i naturalizzati
Così ci rendono tutti più ricchi
di Linda Laura Sabbadini


Sono un milione e 100mila i nuovi italiani, coloro che, in possesso di un’altra cittadinanza, sono diventati italiani nel corso degli anni di permanenza nel nostro Paese. Lo dice l’Istat. Sono veramente multicolori, un mix incredibile di provenienze. Sono rappresentati tutti i continenti. Ma ai primi posti si collocano Albania, Marocco e Romania. Sono diventati italiani soprattutto coloro che fanno parte di comunità di vecchio insediamento e che hanno maturato i requisiti previsti per legge. Nel 2011 il numero totale dei nuovi italiani misurato dal Censimento della popolazione era di circa 600mila. Quasi raddoppiati. E non c’è da meravigliarsi, basta guardare i flussi anno per anno. Nel 2005 furono concesse solo 29mila acquisizioni in un anno, nel 2010 siamo passati a 66mila, nel 2015 a 178mila e nel 2016 a 201mila. Un continuo crescendo. La struttura per sesso è sbilanciata verso le donne (58,7%) e ciò soprattutto perché in passato il peso delle acquisizione di cittadinanza per matrimonio era più elevato, riguardava più di un terzo delle acquisizioni concesse, a fronte di un 9% di adesso. Ed erano soprattutto le donne a sposarsi con un uomo italiano. Le donne sono maggioranza tra i nuovi italiani nelle comunità provenienti da Polonia, Romania, Ucraina, Russia, Croazia, Moldavia, Colombia e Perù. Gli uomini invece sono maggioranza delle comunità di origine indiana, pakistana, egiziana, marocchina o tunisina. La struttura per età dei nuovi italiani è più giovane di quella degli italiani dalla nascita e anche di molto. Questo divario tenderà ad accentuarsi in futuro, perché la composizione dei flussi recenti vede crescere la componente dei giovani fino a 19 anni, che nell’ultimo anno rappresentano il 40% delle acquisizioni concesse. La maggioranza dei naturalizzati vive nel Nord del Paese e solo il 14% risiede nel Sud. Il loro tasso di occupazione non è particolarmente alto, il 53,3%, pesa qui il basso tasso di occupazione femminile. Questi nuovi italiani sono italiani a tutti gli effetti, contribuiscono all’economia del nostro Paese, la fanno crescere, dobbiamo farli sentire parte di una grande cultura nazionale, condividere i nostri poeti e pittori, i nostri filosofi e i nostri dialetti. Già vestono la nostra maglia azzurra, come le bellissime nostre atlete, cantano il nostro inno.E noi potremo arricchirci a nostra volta.