Corriere 3.7.18
La staffetta
di Massimo Gramellini
Può
darsi che la splendida vittoria delle staffettiste italiane nere ai
Giochi del Mediterraneo sia «la risposta all’Italia razzista di
Pontida», come dicono Saviano e il Pd. Ma mi chiedo se il dirlo non
renda quell’Italia ancora più sorda al richiamo di chi irride i suoi
timori invece di sforzarsi di comprenderli. Quando provi disagio per
l’immigrazione incontrollata, magari perché abiti in un quartiere dove
ti finisce addosso di continuo, vederti sventolare in faccia a mo’ di
sfida un fulgido esempio di integrazione non elimina il tuo fastidio, ma
alimenta il tuo vittimismo. Come si può fare cambiare idea a qualcuno a
cui non si riconosce il diritto di averne maturata una diversa sulla
propria pelle? Chi convive con lo spavento o la preoccupazione andrebbe
rassicurato, utilizzando storie di successo come quella delle
staffettiste per mandare segnali di speranza, non di incomunicabilità.
In
quest’epoca di contrapposizioni superficiali e feroci, verrò preso per
pazzo. Ma all’Italia isterica del Palio, in cui ciascuno corre per
sentirsi migliore degli altri, preferisco quella armonica della
staffetta. Dove si corre insieme, sovranisti e mondialisti, e insieme si
può vincere: ciascuno sulle proprie gambe, ma smettendola di pestarsi i
piedi.