lunedì 2 luglio 2018

La Stampa 2.7.18
Così prende forma la federazione sovranista per le Europee 2019
di Amedeo La Mattina


Nel gennaio del 2017 c’erano tutti i populisti e sovranisti d’Europa a Coblenza, nel capoluogo della Renania-Palatinato. C’era pure Matteo Salvini che faceva foto e selfie con Marine Le Pen, l’olandese Geert Wilders, l’austriaco Hereld Vilimsky, e Frauke Petry, l’allora leader di Alternativa per la Germania che successivamente ha lasciato questo partito perché troppo di destra. Lo slogan del segretario della Lega, eurodeputato già molto coccolato dai colleghi di questa destra radicale, era «cacciare le Merkel, gli Hollande, i Renzi». Con il premier del Pd ci è riuscito. Contro Hollande la sua amica Marine non ce l’ha fatta, ma ora il vicepremier italiano non passa giorno che non scagli parole velenose (ricambiate) contro il presidente francese Emmanuel Macron.
Colpire Berlino
Ora è il turno della Merkel che ha vinto le elezioni ma si trova nel governo la Csu e il ministro dell’Interno Horst Lorenz Seehofer che cercano, disperatamente, di fermare l’Adf xenofoba nel voto bavarese del 14 ottobre prossimo. Cercano di farlo con una rincorsa tutta a destra. Ecco, per vie diverse, ma con intenti comuni, l’Internazionale populista teorizzata da Steve Bannon, l’ex ideologo di Donald Trump, punta a ribaltare i rapporti di forza in Europa. Nel 2019 si voterà per eleggere il Parlamento europeo e successivamente verrà rinnovata la Commissione. Sarà questa l’occasione per sferrare il maglio mortale contro la Grossa Coalizione che da decenni domina il Vecchio Continente: scardinare la maggioranza composta da popolari e socialisti che da quasi un decennio vede protagonista la cancelleria Angela Merkel.
L’unione degli ultra-nazionalisti
Salvini è dentro questo progetto che coltiva da tempo, curando i rapporti anche con il premier ungherese Orban e il suo partito (Fidesz) che fanno parte del Ppe, ma sono i capofila dei Paesi ultra-nazionalisti del gruppo di Visegrad. Nella Lega spesso hanno sentito dire dal loro capo che Orban non rimarrà a lungo nel Ppe, quasi a immaginare che gli ungheresi eletti nel 2019 non andranno più a iscriversi al gruppo del Ppe.
Il leader della Lega ha stretti rapporti con gli austriaci, con il premier conservatore Sebastian Kurtz e Heinz-Christian Strache, leader del partito di estrema destra al governo, la Fpö. Un feeling particolare c’è da tempo con il Pvv olandese di Geert Wilders.
Con tutti loro Salvini e con i populisti svedesi vuole creare una «Grande Rete» per presentarsi alle europee del prossimo anno con un programma di intenti comune: una federazione che ha come slogan «Libertà per l’Europa». Bersagli comuni la Merkel, Macron e Bruxelles. «Quelli con cui vogliamo e dobbiamo lavorare si chiamano Heinz-Christian Strache, Sebastian Kurz, Matteo Salvini e anche Viktor Orban», ha detto sabato Joerg Meuthen, uno degli esponenti di vertice del partito della destra oltranzista tedesca Alternative für Deutschland, durante il congresso federale. Il governo di Vienna è ritenuto un «alleato», per la «fortificazione dell’Europa» contro l’islamizzazione e l’immigrazione.
Il tour
Nelle prossime settimane Salvini farà un tour in Europa nella doppia veste di ministro dell’Interno e di leader della Lega. Di un partito che ieri a Pontida ha proiettato fuori i confini. «Io penso a una “Lega della Leghe” in Europa, che metta insieme tutti i movimenti liberi che vogliono difendere i propri confini e il benessere dei propri figli: è questo il futuro, pacifico e sorridente, cui stiamo lavorando. Noi abbatteremo il muro di Bruxelles».
Una commissione leghista
Sovranisti all’assalto di Bruxelles. Salvini vuole conquistare con gli amici sovranisti l’Europarlamento e piazzare nella nuova commissione europea un suo uomo. «Le Europee saranno un referendum fra l’Europa delle élite, delle banche, della finanza, dell’immigrazione e del precariato e l’Europa dei popoli e del lavoro. Il progetto consiste nel fare una alleanza internazionale dei populisti, che per me è un complimento. Penso che saremo maggioranza». Lo ha detto ieri a Pontida e due giorni fa ha precisato che chiederà un «commissario economico» del Lavoro. «L’Italia è contribuente netto e fino ad oggi non abbiamo avuto grandi vantaggi. Un errore dei governi passati - ha spiegato il vicepremier - è stato quello di scegliere come commissari ruoli non primari, dovremmo chiedere ruoli economici come commercio, concorrenza e lavoro. Abbiamo il ministro degli Esteri, ma con tutto il rispetto il ministro degli Esteri taglia i nastri».
Si realizzerà la profezia di Steve Bannon, che già l’aveva azzeccata negli Stati Uniti con Donald Trump?