Il Fatto 3.7.18
Maturità, non solo tesine: leggete
di Giovanni Pacchiano
Arrivano
come sciami di cavallette, per gli orali della maturità, le cosiddette
“tesine”. Obbligatorie. Possibilmente multidisciplinari. Il che comporta
sforzi di acrobazia non indifferenti per mettere insieme un motivo
letterario e uno scientifico evitando tematiche scontate. Ma non
importa: nell’era del nominalismo, sta a cuore solo che ci si riempia la
bocca con il vocabolo: tesine, cioè quasi tesi, piccole tesi. Come
fossero il rituale di ingresso all’università. E peccato che, davanti
alla commissione, la discussione della tesina debba mantenersi fra i 10
minuti e il quarto d’ora al massimo. Dieci minuti, che volete che siano?
Il tempo di un caffè.
E peccato che in genere gli studenti, anche
se coscienziosi, portino una copia della tesina solo il giorno della
prima prova. Ma non sempre accade così: a volte la presentano al momento
degli orali. Da chiedersi, poi, se e in che momento i commissari le
predette tesine le leggano. Nell’intervallo fra scritti e orali? Devono
correggere collegialmente gli scritti, diamine! O un tot al giorno, a
seconda delle sequenze dei candidati, durante gli orali, nei caldi
pomeriggi estivi, al posto della pennichella? O non sarà che tutt’al più
le sfoglino? Le leggiucchino qua e là? Non escludo che i più solerti se
le leggano con scrupolo sottraendo tempo a un doveroso riposo, ma ho
molti dubbi che la percentuale degli zelanti sia alta. E peccato, infine
(o fortuna, a seconda dei punti di vista), che, dato l’obbligo delle
tesine, sulle bacheche on line si scateni ogni anno il mercato delle
stesse.
Ovvio, se si agita il mercato vuole dire che la domanda
c’è. Studenti universitari, laureati e professori, o semplicemente
cultori di una materia, esperti e pseudo-esperti, offrono tesine a gogò.
I prezzi: da 20 euro a 300 euro, a seconda della complessità del
lavoro. Pagamento anticipato. E garanzia che il venditore non ceda la
tesina anche a un altro studente della stessa classe, o magari della
stessa scuola (si sa, le voci circolano). Perciò, la calda
raccomandazione rivolta ai maturandi è che nella richiesta specifichino
la classe e la scuola di provenienza. Per evitare un disagio ben
peggiore di quello di due signore che arrivino a un party o avvenimento
mondano o che altro con lo stesso identico vestito. Che obbrobrio,
signora mia! Ma non basta: a volte le tesine, come i lasciti, si passano
da parente a parente, o dall’amico che ha fatto la maturità l’anno
prima all’amico che ora è di turno. Un’inchiesta del 2013 ipotizzava che
il 40% degli studenti si servisse di tesine preconfezionate. Bella
cifra.
Occorrerà tuttavia dire che, anche per i migliori, per
quelli fra gli alunni che fanno da sé, magari con un aiutino o un
aiutone da internet, dove, si sa, gli articoli sono sempre
mostruosamente precisi e attendibili (magari!), il tempo dedicato alle
tesine rischia di essere sprecato. C’è di meglio da fare a scuola per la
formazione culturale e umana dello studente? Certo che c’è di meglio. E
che sarà mai? Una cosa molto semplice: leggere, leggere, leggere. Il
18,5% dei maturandi di quest’anno ha scelto come tema il brano tratto
dal Giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani. Scrittore immenso, a
suo tempo stolidamente giudicato dalle neo-avanguardie come la Liala del
1963. Ho esultato vedendo comparire il suo nome a un esame di maturità.
Nondimeno, mi chiedo quanto senso abbia scegliere un brano narrativo
decontestualizzato dal suo insieme. Certo, il discorso sulle leggi
razziali ben si prestava a uno svolgimento. Ma nel Giardino dei
Finzi-Contini c’è molto altro: la malinconia di chi, passata la soglia
dei quarant’anni, si volta indietro guardando al passato. Lo strazio per
un amore non corrisposto. Le ombre dei morti. Una figura femminile
affascinante e sfuggente, forse la più bella della letteratura italiana
del secondo Novecento.
Quanti di questo 18,5% avevano già letto il
romanzo? Non lo si saprà mai. Si sa, invece, che la lettura è la
Cenerentola della scuola. Si sa che alla scuola media inferiore da anni è
stato soppresso l’obbligo della lettura di un testo narrativo all’anno.
E, in contrasto col parere espresso sul Fatto quotidiano del 15 giugno
scorso dalla scrittrice Robin Stevens, che “gli adulti dovrebbero
consigliare libri divertenti” ai ragazzi, i più gettonati risultavano
puntualmente Arrivederci ragazzi, di Louis Malle, e L’amico ritrovato,
di Fred Uhlman, magnifici romanzi drammatici che coinvolgevano i giovani
studenti. Chi non legge alle medie finirà col non leggere anche al
liceo, se non i testi canonici, sempre quelli, I promessi sposi (un
capolavoro ma indigeribile prima dell’età adulta) e i soliti Verga e
Svevo. Il mio augurio è che i docenti trasmettano ai ragazzi la loro
passione, se ce l’hanno, per i libri, e che ne parlino in classe: altro
che tesine.