Corriere 3.7.18
Proposte In «Mutualismo» (Alegre) Salvatore
Cannavò suggerisce di ispirarsi alla capacità inventiva del movimento
operaio ottocentesco
Ricominciare dalla solidarietà, una ricetta per la sinistra
di Giampiero Rossi
Da
qualche parte bisognerà pur cominciare a ricostruire la sinistra
italiana, che raccoglie voti nei quartieri della buona borghesia, ma che
non ha più cittadinanza nelle periferie urbane e sociali. Rifondare è
il verbo più ricorrente all’interno di questo mondo politico sconfitto e
marginalizzato. Ma a partire da che cosa? Su quali fondamenta costruire
un nuovo ruolo sociale e quindi politico per gli eredi di una
tradizione legata alla parola «popolo»?
Forse tornando alle
origini pre-politiche, proprio «là dove tutto è cominciato», con le
forme concrete di associazionismo organizzato e solidale. È questa,
almeno, l’idea che sta al centro del libro di Salvatore Cannavò
Mutualismo. Ritorno al futuro per la sinistra (Alegre).
La prima
convinzione da cui muove l’analisi è che l’attuale crisi della sinistra
abbia origine dal momento in cui, dopo la caduta del Muro di Berlino,
«ha accettato di gestire un compromesso sociale al ribasso». È la lunga
parabola dell’identità che Cannavò riassume con la formula «non più e
non ancora»: non più partiti (e sindacati) del proletariato con
aspirazioni rivoluzionarie, ma non ancora vere formazioni
socialdemocratiche, per esempio sul modello scandinavo.
Il
passaggio successivo, dopo una minuziosa analisi storico-politologica a
partire dalle cooperative ipotizzate da Karl Marx, è la proposta del
ritorno a un mutualismo che l’autore considera «una risorsa ancora
inesplorata, anche sul piano politico generale, come strumento per
ricominciare a tessere una tela che è stata strappata da troppe parti e
da troppi protagonisti».
Ma «oltre ad esercitare forme di
solidarietà, il mutualismo ha senso soltanto se assume anche forma di
resistenza, se rappresenta centri capaci di organizzare lotte e
rivendicazioni». Cioè deve assumere una connotazione conflittuale. E su
questo aspetto il libro insiste non poco: «Il mutualismo conflittuale è
dunque politico nel senso che mentre esiste rivendica già il nuovo.
Esprime una solidarietà “contro” lo stato di cose presente, ma esige
anche una solidarietà “per”, fatta di risposte immediate a bisogni
immediati. Il mutualismo è politico perché valorizza di nuovo “l’agire
in comune”, la cooperazione non solo produttiva, ma morale,
intellettuale, solidale su cui si è fondato il movimento operaio nella
storia. L’attuale fase di smarrimento richiede la stessa capacità di
inventiva e innovazione di cui diedero prova gli operai e gli
intellettuali della seconda metà dell’Ottocento».
La conclusione
di Salvatore Cannavò è netta: «Se una sinistra vuole avere un futuro
dovrebbe avere il coraggio di riscoprire le sue origini».