Il Fatto 3.7.18
Libia, altri 114 morti in mare. L’Ue: “Non li riportiamo lì”
Terzo
naufragio in pochi giorni. L’Oim: nel 2018 oltre mille vittime. La
Commissione: le navi europee non rimandino migranti a Tripoli
di Alessandro Mantovani
“Un
altro triste giorno in mare: oggi 276 rifugiati e migranti sono stati
fatti sbarcare Tripoli, inclusi 16 sopravvissuti di un’imbarcazione che
portava 130 persone, delle quali 114 sono ancora disperse in mare” ha
fatto sapere la sezione libica dell’Alto commissariato Onu per i
rifugiati (Unhcr). È il terzo naufragio in una settimana: un centinaio,
63 e ora 114 dispersi, cioè quasi certamente annegati.
Secondo
l’Oim, l’agenzia Onu per le migrazioni, i morti in mare sono oltre mille
nel 2018, di cui 635 nella cosiddetta rotta centrale tra la Libia e
l’Italia. È un dato, per il momento, inferiore a quelli degli anni
scorsi (dai 3.283 del 2014, ai 3.785 del 2015 per poi schizzare a 5.413
nel 2016 e ridiscendere a 3.116 nel 2017) ma bisogna tener conto che le
navi delle Ong, alle quali Italia e Malta negano i porti anche per il
rifornimento, hanno ormai abbandonato l’immensa zona Sar (Search and
rescue, ricerca e soccorso).
Le difficoltà della Guardia costiera
libica sono evidenti. L’impegno italiano si è tradotto ieri nel decreto
che avvia la cessione di 10 tra motovedette e gommoni delle nostre
Capitanerie e due imbarcazioni della Guardia di Finanza. Il decreto
stanzia un milione e 150 mila euro per gli interventi sulle imbarcazioni
in Libia e un milione 370 mila euro per la formazione del personale
della Guardia Costiera e della Marina Libica. E il comitato tecnico
intergovernativo Italia-Libia ieri a Tripoli ha discusso anche di
rimpatri assistiti e monitoraggio delle frontiere sud.
La linea
italiana di “lasciar fare ai libici” nelle loro acque territoriali e
nella loro zona Sar, è stata accolta dal Consiglio europeo. Tuttavia
ieri la portavoce della Commissione europea per le migrazioni, Natasha
Bertaud, ha escluso “rimpatri dell’Ue verso la Libia o navi europee che
rimandano i migranti in Libia. Questo – ha detto – è contro i nostri
valori, il diritto internazionale e quello europeo. Siamo ben al
corrente della situazione inumana per molti migranti in Libia”, ha
ricordato, con gli stessi argomenti utilizzati con successo dalle Ong
per difendersi in sede giudiziaria in Italia. Si ha notizia di un
mercantile, di proprietà di una società che ha sede alle Isole Marshall e
non nell’Ue, che domenica ha consegnato i migranti sfuggiti a un
naufragio alla Marina di Tripoli. Bertaud ha confermato “quando c’è il
Centro di coordinamento e di salvataggio libico che coordina, tutte le
imbarcazioni devono rispettare gli ordini dei libici”. Più in generale,
secondo Bertaud, “negli ultimi tre anni, nonostante un affollamento di
navi, il Mediterraneo è più mortale che mai per i migranti, questo
perché il modello dei trafficanti è cambiato, si è adattato a questo
numero crescente di navi. Per questo vogliamo cambiare il nostro
approccio e lavoriamo con i libici. Ma continueremo a fare il nostro
lavoro: ci sono sempre tre operazioni europee attive nel Mediterraneo”.