Saranno gli immigrati a salvare la sinistra?
l’espresso 17.6.18
Precari e schiavi, sinistra di domani
di Giovanni Tizian
Lavorano
dall’alba al tramonto, “da sole a sole”. Senza schiavi africani -
quelli che il ministro dell’Interno chiama “clandestini” - crollerebbe
un intero comparto industriale. È su di loro, il primo anello della
filiera, che l’agroindustria scarica i costi della crisi e della
tirannia della grande distribuzione organizzata. Aboubakar Soumahoro, 38
anni, sindacalista dell’Usb, laureato in Sociologia a Napoli, ne è
convinto. Aboubakar, del resto, prima di diventare avanguardia del
movimento sindacale, è passato dal girone infernale dello schiavismo
moderno. Umiliato sì, mai però prostrato ai piedi dei padroni italiani
che lo ingaggiavano di volta in volta. Se chiedete a Soumahoro che cosa
sogna, lui risponde con tono garbato ma deciso: «Giustizia sociale, dare
voce ai lavoratori invisibili, agli ultimi, quelli schiavizzati dalla
globalizzazione». Da sfruttato a sindacalista al fianco di altri
sfruttati della piana di Gioia Tauro, in Calabria. Un’area ricca di
agrumi, che arrivano sulle nostre tavole. Gioia, Rosarno, San
Ferdinando, Rizziconi. In un raggio di appena 18 chilometri troviamo
l’epicentro della schiavitù moderna. Non da oggi, ben prima che si
accendessero i riflettori il 2 giugno scorso dopo l’omicidio del
bracciante e sindacalista del Mali Soumayla Sacko. In quanti ricordano
la rivolta del gennaio 2010? La scintilla fu l’ennesima vessazione
subita da due africani di ritorno dai campi, bersaglio di giovani in
cerca di fama criminale che li hanno colpiti con pistole ad aria
compressa. Aboubakar combatte in questa trincea, dove il profumo della
zagara si confonde a quello della povertà delle tendopoli e delle
baracche dei braccianti africani. La piana dalle mille contraddizioni.
Teatro di aspre lotte contadine e di una ’ndrangheta vorace. A resistere
un tempo c’erano i comunisti guidati da Peppino Lavorato e Giuseppe
Valarioti, dirigenti del Pci locale. Valarioti verrà ucciso nel giugno
del 1980. Peppino Lavorato molto tempo dopo diventerà sindaco di
Rosarno. Oggi c’è Aboubakar Soumahoro. «Nella piana abbiamo uno
sportello dedicato ai lavoratori, italiani e stranieri», racconta
all’Espresso, «li informiamo sui diritti sociali e sindacali. Il
progetto va avanti da tempo e ha fatto emergere i loro bisogni reali.
Questo è il territorio che ha eletto il ministro dell’Interno Matteo
Salvini, leader di un partito, la Lega, che discriminava gli emigrati
calabresi. Oggi il ministro può riscattarsi da quella vergogna,
prendendo atto delle condizioni disumane di cui è ostaggio la
manodopera, su cui si basa la più importante economia della regione».
Soumahoro passa le sue giornate tra gli operai agricoli: «Li
sindacalizziamo attraverso la rivendicazione di uguale lavoro uguale
salario. Nella piana di Gioia Tauro, in piena stagione agrumicola, tra
italiani e stranieri si raggiungono 4-5 mila unità. Chi è fortunato
arriva a una paga di 100 euro al mese, dall’alba al tramonto per 2 euro
l’ora. C’è persino chi riceve al posto del salario olio o pacchi di
pasta. Il contratto di categoria, invece, prevede sei ore mezzo di
lavoro, con straordinario per ogni ora in più». Così Aboubakar e i suoi
compagni hanno iniziato a organizzare numerose assemblee, portando fuori
dalle tendopoli-ghetto le persone. «Riunioni con 500 persone, in cui si
parlano cinque lingue, italiano, francese, inglese, bambara, asanti.
Abbiamo anche chiesto alla prefettura di istituire un tavolo permanente
contro lo sfruttamento, al primo incontro - prima dell’uccisione del
nostro compagno - c’eravamo solo noi. Assenti le aziende, i sindaci, gli
assessori regionali. Una situazione drammatica, dalla quale si esce
solo collettivamente. L’esempio di Giuseppe Di Vittorio è lì a
ricordarcelo». L’illegalità, secondo Soumahoro, è figlia di una legge
dello Stato targata Lega-ex fascisti: la Bossi-Fini. «Va abrogata, per
liberare dalla schiavitù e dal ricatto i lavoratori stranieri». Un tema
caro alla sinistra, ma a quella pre-Pd: dificile oggi trovare differenze
tra centrodestra e centrosinistra, dice il sindacalista. «Le loro
politiche poggiano sulla medesima filosofia di lavoro precarizzato. I
rider delle consegne a domicilio guadagnano quanto un bracciante della
piana di Gioia Tauro. E anche l’approccio al tema dei migranti è simile:
gli accordi con la Libia ne sono la prova». Soumahoro immagina un
grande blocco sociale. Unito da un comune denominatore, lo sfruttamento,
le paghe da fame. «Bracciante e rider sono accomunati da salari
vergognosi. Per questo è necessario immaginare un percorso comune, di
una nuova classe operaia, ricomponendo il quadro parcellizzato di chi
lavora senza diritti». Il 23 giugno a Reggio Calabria Soumahoro e il suo
sindacato organizzeranno una manifestazione per ricordare Soumayla
Sacko. Non ci saranno solo braccianti. Ma anche le categorie più
lacerate dal precariato e dallo sfruttamento. In testa al corteo ci
saranno i parenti di Socko, che hanno chiesto ad Aboubakar di proseguire
la battaglia nel nome del compagno ucciso nel giorno della festa della
Repubblica italiana.