Repubblica 7.6.18
La svolta Sánchez dopo Rajoy
Così la Spagna socialista sarà governata dalle donne
Dall’Economia alla Difesa, 11 ministre di peso e solo sei uomini. In squadra due gay
di Omero Ciai
È
nato il governo rosa di Pedro Sánchez. Maggioranza schiacciante al
femminile con undici ministeri affidati a donne e, soltanto sei, a
uomini. Sette con il premier. Per la Spagna, e non solo, è la prima
volta che le donne sono quasi il doppio degli uomini in un Consiglio dei
ministri. Ed è un segnale di discontinuità molto forte per un governo
monocolore socialista che può contare con appena 85 deputati (su 350) in
Parlamento. Alle donne vanno molti dicasteri chiave, dall’unica
vicepresidenza che sarà affidata a Carmen Calvo, una costituzionalista
di 61 anni, fino a Dolores Delgado, procuratrice dell’Audiencia
Naciónal, esperta di terrorismo jihadista, diritti umani e giustizia
universale, molto vicina all’ex giudice Baltasar Garzón, che guiderà la
Giustizia. Ma anche altri ministeri importanti come l’Economia - Nadia
Calviño - o la Difesa - Margarita Robles. E poi Sanità, Lavoro,
Istruzione. I dicasteri sono in tutto diciassette, quattro in più
dell’ultimo governo Rajoy. Ma ieri sera, nella conferenza stampa, Pedro
Sánchez, ha voluto sottolineare che ha resuscitato il ministero per la
Cultura - abolito da Rajoy -, e aggiunto un ministero per la scienza
affidato a un ex astronauta, Pedro Duque, 55 anni, che venne selezionato
dall’Agenzia spaziale europea per far parte del primo team di
astronauti e che viaggiò nello spazio nel 1998.
«Vogliamo essere
un governo aperto - ha aggiunto Sánchez -, un governo proposto dal
partito socialista che però aspira a rappresentare tutti i
progressisti». Nuovo è anche il dicastero per “medio ambiente e clima”
affidato a Teresa Ribera perché, ha detto il premier, «negli ultimi anni
il problema del cambiamento climatico è stato molto sottovalutato ». E
nuovo, infine, è il ministero di industria e turismo. Infine un altro
segnale di svolta, Sánchez ha voluto inserire nella squadra di governo
due gay dichiarati: il giornalista e scrittore Maxim Huerta (alla
Cultura) e il giudice Fernando Grande-Marlaska (agli Interni), da anni
sposato con il suo compagno.
Molta polemica invece ha creato la
nomina del ministro degli Esteri. É Josep Borrell, politico socialista
catalano, 71 anni, già presidente del Parlamento europeo a Bruxelles, e
più volte ministro negli anni di Felipe González. Il presidente catalano
Torra ha detto che la nomina di Borrell « non è una brutta notizia, è
una pessima notizia ». Borrell infatti è stato in Catalogna un
anti-nazionalista per eccellenza che ha speso molto del suo prestigio
politico contro il governo secessionista di Carles Puigdemont nella
stagione più critica appena trascorsa. Così Borrell, anche se
fondamentalmente si occuperà di politica estera, sembra un messaggio di
fermezza verso i catalani e il nuovo governo nazionalista di Barcellona
che potrebbe mettere in difficoltà Sánchez in Parlamento. La sua mozione
di sfiducia contro Rajoy è passata anche grazie ai nove voti di
Esquerra republicana e agli otto del PDeCat - le due formazioni
nazionaliste catalane -, e senza di loro quella maggioranza non c’è più.
Grandi manovre infine a destra dove, con l’annuncio dell’uscita di
scena di Mariano Rajoy, è ricomparso il suo vecchio mèntore, divenuto
poi un acerrimo nemico, José Maria Aznar, due volte presidente del
governo negli anni Novanta. Aznar ha lanciato la sua candidatura
affermando di essere disponibile « a ricostruire il centrodestra»
spagnolo.