giovedì 28 giugno 2018

Repubblica 28.6.18
Il ministro Bussetti “Ma la Buona scuola non è tutta da buttare”
Intervista di Corrado Zunino,


ROMA Ministro Marco Bussetti, sta andando via il primo mese dal giuramento. Che macchina ha trovato in Viale Trastevere: sfiancata, motivata?
«Ho trovato persone con straordinarie professionalità, al centro e in periferia. Sono contento della macchina del ministero dell’Istruzione. Le molte sollecitazioni dell’ultima riforma hanno disorientato e stressato gli uffici, dobbiamo tornare a una gestione più ordinata e con una programmazione a lunga scadenza. Basta scossoni».
Martedì ha siglato un accordo con i sindacati per cancellare la chiamata diretta. Perché togliere a un preside la possibilità di intervenire sulla scuola che dirige?
«Era un impegno del contratto di governo. La cosiddetta chiamata diretta era troppo discrezionale e con inefficienze. Ora abbiamo criteri oggettivi di mobilità e assegnazione dei docenti».
A proposito di mobilità, lei ha spiegato che chi ottiene un lavoro fuori regione non dovrà rientrare subito, ma la Lega ha preso voti dicendo nei comizi: riunifichiamo le famiglie lontane.
«Le due cose non sono in contrapposizione. La mia sensibilità nasce dalla constatazione dei danni derivati dal trasferimento forzato degli insegnanti. Non si può sradicare un docente-genitore dalla famiglia e dal territorio, molti supplenti del Sud avrebbero preferito restare precari a casa loro. La Buona scuola è stata una scelta obbligata, noi offriremo una scelta consapevole».
Ovvero? Gli insegnanti sono ancora in prevalenza al Sud e gli studenti in prevalenza al Centro-Nord.
«Propongo questo: dal 2019 concorsi per docenti su base regionale. Significa che prima di fissare le prove spiegheremo a tutti i candidati quanti posti sono disponibili in una regione e su quali discipline. Devono essere consapevoli prima di partecipare».
Gli aspiranti docenti vinceranno il concorso al Nord e al gennaio successivo chiederanno il trasferimento al Sud.
«Metteremo vincoli per i neo assunti».
Almeno tre anni sulla stessa cattedra?
«Si può ragionare su questo periodo».
Così la promessa della Lega non si realizza: chi andrà ad insegnare al Settentrione resterà al Settentrione.
«Ho conosciuto molti docenti meridionali che vogliono restare al Nord, d’altronde se le cattedre al Sud sono occupate come possono rientrare?».
Ci dice come sarà il decreto sulle diplomate magistrali?
«Le dico che è già stato inviato a Palazzo Chigi per la condivisione.
Ho appena rassicurato le diplomate: rispetteremo la sentenza del Consiglio di Stato che le toglie dalle Graduatorie a esaurimento, ma andremo incontro alle aspettative di tutte le maestre interessate. Diplomate, laureate. Posso dire che non ci sarà una terza graduatoria. Bisogna garantire un corretto avvio dell’anno scolastico e le maestre diplomate sono parte di questo corretto avvio».
Matteo Renzi aveva messo al centro la fine del precariato scolastico, ma le Gae, le graduatorie ad esaurimento, sono piene di supplenti. Lei in quanti anni conta di esaurirle?
«I precari non scompariranno mai del tutto, ci sarà sempre bisogno di un serbatoio di supplenti. Un sistema che funziona, però, non può basarsi su un precariato storico di lunga durata. Una cattedra è parte integrante dello status di un docente autorevole».
Che ne farete dei due concorsi per precari previsti nel 2018?
«Sono in stand-by».
Sposterà la prova selettiva del concorso per dirigenti scolastici, oggi fissata il prossimo 23 luglio? Quindicimila candidati stanno facendo gli orali della Maturità come commissari.
«Non la sposteremo, i candidati hanno avuto due anni per prepararsi. Studieranno il pomeriggio, terminati gli orali dell’Esame di Stato».
Quali altri elementi della Buona scuola eliminerete o modificherete?
«Useremo la pausa estiva per misurare le performance. Sono pragmatico, quello che funziona si tiene, ciò che va migliorato si cambia. Abbiamo mantenuto, per esempio, gli incentivi per i docenti migliori, ma li distribuiremo anche ai supplenti».
A dicembre scade il contratto dei docenti firmato lo scorso febbraio. Quanto dovrebbe guadagnare in più un insegnante di una scuola media?
«Al pari di medici e magistrati, dalle aule passa il futuro del Paese. Non possiamo nascondere, però, la difficile situazione delle finanze pubbliche».
Sulle scuole paritarie il Governo Renzi ha già previsto sgravi fiscali sensibili.
«La libertà di educazione è un valore, le scuole paritarie svolgono un ruolo complementare importantissimo. Limitare finanziamenti creerebbe nuovi costi».
Lavorerà sull’equipollenza del titolo delle università vaticane?
«Mi sono attivato dai primi giorni, bisogna accelerare per arrivare a un accordo tra Italia e Vaticano nel 2019. Riguarda migliaia di ragazzi».
Ministro, che voti aveva alle scuole superiori?
«Ho fatto il mio dovere senza essere il primo della classe. Non sono mai stato bocciato o rimandato, ma ho potuto studiare con maggiore profitto all’università».
Sembra diffidente, come molti genitori, a proposito dello smartphone a scuola.
«Non chiuderò dopo le aperture della ministra Fedeli. L’uso di smartphone e tablet può essere molto utile a fini didattici».
Che ministra è stata, vista da provveditore, Stefania Giannini?
«Ha portato avanti una riforma in condizioni molto difficili con un fuoco amico che ha danneggiato lei e la stessa Buona scuola».
Il suo sarà il ministero del cambiamento o della restaurazione?
«La scuola ha bisogno di innovare, sfruttare le tecnologie, migliorare la didattica, ma è giusto cambiare senza strappi. Senza introdurre l’ennesima grande riforma».