Repubblica 27.6.18
Roma e Il Vertice sui profughi
L’opzione del veto
di Federico Fubini
Il
negoziato sui migranti mette a nudo il divorzio fra politica e realtà
in Europa. Il prossimo atto andrà in scena da domani a Bruxelles, quando
i 28 leader si riuniranno per salvare Merkel che dal suo ministro
dell’Interno ha ricevuto un ultimatum: un accordo europeo che autorizzi
la Germania a respingere alla frontiera i richiedenti asilo e scardini
il trattato di Dublino.
P oche questioni mettono a nudo il divorzio
fra la politica e la realtà in Europa come il negoziato sui migranti. Il
prossimo atto andrà in scena da domani a Bruxelles, perché i leader dei
28 Paesi non si riuniscono per trovare una solu-zione al problema
oppure per punire o, al contrario, compiacere l’Italia. Stavolta
l’obiettivo è soprattutto salvare Angela Merkel. Tutti, i critici più
severi della cancelliera tedesca, capiscono che la rimpiangerebbero se
un fallimento nei prossimi giorni a Bruxelles aprisse la strada a una
svolta d’impronta più nazionalista a Berlino.
Merkel rischia perché
Horst Seehofer, il ministro dell’Interno espresso dalla Csu bavarese, le
ha dato un ultimatum: la cancelliera ha pochi giorni per ottenere un
accordo europeo che autorizzi la Germania a respingere alla frontiera i
richiedenti asilo già registrati altrove nell’Unione europea. In gran
parte si tratta di persone in arrivo dall’Italia e Seehofer minaccia di
ritirare l’appoggio dei cristiano-sociali al governo se Merkel fallisce
nel negoziato. Dopo oltre dodici anni di potere, sarebbe l’ultimo atto
della cancelliera.
Il divorzio fra politica e realtà è completo
perché questo sembra in buona parte un problema risolto: un totem
attorno al quale coalizzare elettori prima del voto di ottobre in
Baviera. Come nota Matteo Villa dell’Ispi sulla base di dati raccolti da
Tagesspiegel (che ha interpellato la polizia di frontiera tedesca), tra
gennaio e aprile di quest’anno i tentativi di ingresso irregolare
dall’Austria in Germania sono stati 3.800 e nel 55% dei casi sono finiti
con il respingimento; sono bastate le regole di Schengen. Continua
dunque il calo negli afflussi irregolari verso la Germania rispetto ai
14.600 del 2017, mentre aumenta la quota delle persone respinte.
Rispetto poi ai 167 mila ingressi di migranti e rifugiati senza
documenti contati del 2016, il crollo è fortissimo.
Ciò che resta, e
potrebbe portare a un veto dell’Italia al vertice europeo, è il problema
politico. Per disinnescare la crisi di governo, Merkel ha bisogno che
il governo di Roma si impegni a riaccogliere con un consenso automatico
chi viene fermato in Germania dopo aver presentato richiesta d’asilo in
Italia. Ma la disponibilità del premier Giuseppe Conte al vertice è
condizionata a una contropartita: la Germania e gli altri principali
Paesi dovrebbero impegnarsi a superare il sistema esistente, che relega
la responsabilità per ogni richiedente asilo al primo Paese di arrivo
nell’Unione Europea. Poiché l’obbligo legale di salvataggio in mare e di
accoglienza in un porto sicuro negli ultimi anni è gravato quasi per
intero sull’Italia, ora Conte chiede di rivedere il principio di fondo.
Secondo il governo italiano, la responsabilità di gestire le richieste
di asilo non può essere solo del Paese di primo approdo.
Thierry Pech
di Terra Nova, un centro studi progressista di Parigi, definisce la
richiesta del governo di Roma «giusta» e nota che essa, nei suoi aspetti
costruttivi, «taglia corto con le provocazioni del ministro
dell’Interno Matteo Salvini». Il problema è che né Merkel, né il
presidente francese Emmanuel Macron sembrano disposti (per ora) a questa
concessione: per loro dovrebbe restare il cosiddetto sistema di
«Dublino III», che consegna gli irregolari ai Paesi di primo ingresso
nella Ue. Merkel deve proteggersi dalla pressione della Csu. Macron fino
a qualche ora fa è parso identificare Salvini con Marine Le Pen, la sua
grande avversaria di estrema destra; l’uomo dell’Eliseo vive qualunque
concessione all’Italia di Salvini come un’ammissione di vulnerabilità in
politica interna.
Il cuore del negoziato di Bruxelles è qui. Molto
ruoterà attorno alle frasi delle conclusioni dei leader nelle quali si
parla della «condivisione degli oneri» sui richiedenti asilo. Per ora,
con quel concetto i diversi leader intendono cose diverse. Merkel e
soprattutto Macron vorrebbero che quella «condivisione» fosse di tipo
finanziario oppure logistico: gli altri Paesi finanziano l’Italia, come
fanno già con la Turchia, quindi sarà l’Italia a gestire gli stranieri
irregolari in «centri chiusi» (espressione dello stesso Macron); oppure
gli altri Paesi offrono personale per gestire le richieste, di fatto
commissariando il sistema giudiziario italiano come accade già in
Grecia.
L’Italia chiede invece che le conclusioni del vertice
precisino o lascino la porta aperta a una «condivisione degli oneri»
nella distribuzione delle persone: Conte vuole rompere il legame tra il
Paese di primo approdo e l’obbligo di gestione delle richieste di asilo.
Se questo l’Italia potrebbe mettere un veto, se insoddisfatta. C’è però
una proposta in più, che potrebbe facilitare il compromesso: l’Alto
commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), guidato da Filippo Grandi,
dovrebbe presentare un piano di accoglienza dei richiedenti in Paesi
terzi come Tunisia o Algeria e di centri di filtraggio lungo le rotte
del Sahara. Con indennizzi per chi accetta di tornare indietro.
Se
niente funziona, naturalmente Merkel ha ancora uno strumento per
salvarsi dalla Csu e sopravvivere politicamente: tagliare l’Italia fuori
da Schengen. Ma è l’opzione nucleare, non un bottone che la cancelliera
può schiacciare a cuor leggero.