Repubblica 27.6.18
La riflessione
Identità e valori La sinistra riparta da zero
La sinistra vada oltre La sinistra
di Ernesto Galli della Loggia
Per
il Partito democratico quanto è accaduto domenica 24 giugno 2018 è
qualcosa di ben diverso da una sconfitta, sia pure assai grave. È
qualcosa di molto vicino a una autentica espulsione dalla storia che
significa anche la fine di una storia. Una storia cominciata male, in
modo ambiguo e pasticciato 25 anni fa: una forte matrice comunista mai
rivisitata e indagata ma semplicemente rimossa, un vantato innesto con
il cattolicesimo politico di tutte le tinte (da don Sturzo a Livio
Labor), e infine la costruzione di un Pantheon di presunti antenati
messo insieme come un mazzo di carte (Giovanni Amendola accanto a Nelson
Mandela, Primo Levi con don Milani). Cominciata male, e proseguita
peggio: staccandosi progressivamente dalla realtà di carne e sangue del
Paese, identificandosi con tutti i peggiori settori di establishment
disponibili, e assistendo compiaciuto (non rendendosi conto di assistere
in realtà al proprio suicidio) alla trasformazione dell’antica egemonia
culturale all’insegna di Marx e Gramsci nel fighettismo à la page del
«ceto medio riflessivo» sotto l’alto patronato di Roberto Benigni e del
prof Paul Ginsborg.
Ciò detto bisogna anche aggiungere però che
solo dagli uomini e dalle donne che in qualche modo hanno avuto a che
fare con il Pd, solo da spezzoni della sua vicenda, da qualcuno dei suoi
molti retroterra, può ricominciare la storia di un’opposizione in
Italia.
Certamente non da Forza Italia, da Berlusconi costruita
come un partito di plastica e di camerieri che oggi si apprestano a
chiedere di essere assunti da un altro padrone. Ma per avere qualche
speranza di successo deve essere una storia totalmente altra. Non
bastano le sempre invocate «facce nuove» e neppure qualche idea nuova.
Deve trattarsi di un’identità nuova. Un’identità diversa dal passato, e
dunque pronta anche a contaminarsi con valori e prospettive che non
abbiano a che fare con la sinistra tradizionalmente intesa. Per la
semplice ragione che ormai è il mondo che non ha più molto a che fare
con il mondo tradizionalmente raffigurato dalla Sinistra; e che la
storia stessa ha imboccato vie inaspettate e contraddittorie. Sicché la
società italiana, ad esempio, è oggi, sì, sospinta verso il futuro e
ansiosa del sempre nuovo, ma insieme appare anche percorsa dal desiderio
di ritorno a un po’ di ordine e di disciplina antichi, di recupero di
una certa etica pubblica, del sentimento del lavoro eseguito con
scrupolo, di servizi che funzionino, di una scuola fatta bene, del
rispetto delle competenze e delle deontologie professionali. È un
desiderio che riflette anche il bisogno di un rapporto effettivo tra
politica e senso civico, tra politica e morale in cui l’opinione
pubblica migliore ancora vuole credere (e del resto, a pensarci bene,
non c’è forse proprio un tale sacrosanto bisogno in tanta agitazione
contro la «casta»?).
Da tutto questo l’ovvia conseguenza che la
nuova opposizione — non più del Pd, ma semplicemente di ascendenza Pd —
non possa che avere un’identità colpevolmente «moralistica» ed
«eclettica» agli occhi dei custodi di tutte le ortodossie cadaveriche
delle varie Sinistre italiane (da quella marxista a quella
liberal-democratica) ancora in cattedra a dispetto delle continue
bocciature della storia. È il rischio inevitabile che oggi ciò che è
nuovo deve correre per non assomigliare al vecchio. E consapevole di
correre anch’io un rischio uscendo dal vago mi avventuro a mettere nero
su bianco come secondo me dovrebbe più o meno essere il partito della
nuova opposizione di domani, lontano parente del Pd di oggi:
1
sentirsi (e magari anche dirsi) culturalmente cristiano. Per ridare
senso alla politica c’è bisogno di un’ispirazione alta e forte che oggi
però non può venire da dottrine e valori esclusivamente politici. La
«democrazia benevola» che vogliamo non è quella né di Pericle né di
Cicerone: deve ad essi cose anche importanti ma è nata qui in Occidente
dallo spirito delle Sacre Scritture rese universali dal Cristianesimo. E
alla fine, come ha ben detto Massimo Cacciari, solo il Cristianesimo
può tenere a bada i demoni della scienza, dell’economia e della tecnica
riuniti assieme che incombono sul nostro futuro; e in generale, direi,
anche quelli di ogni potere che si pretenda assoluto. Mi sembrano cose
di una certa importanza.
2 essere orientato alla modernità, ma non
progressista. Progressismo è sinonimo di un ottimismo sempre alquanto
ridicolo, di questi tempi poi decisamente ingiustificabile. Disfarsi
disinvoltamente del passato per principio, come è tipico del
progressismo di massa da tempo in voga, testimonia solo di una micidiale
superficialità.
3 essere un partito italiano. Il che significa
rifiutare ogni autoreferenzialità nazionalistica ma, per dirne un paio,
sentire come cosa propria il patrimonio storico-culturale della Penisola
(non lasciando che l’istruzione vada a ramengo e che accadano altre
empietà consimili), ovvero fare politica cercando di avere (e di
comunicare) un’idea del passato del Paese e del suo futuro. Significa
soprattutto avere in mente che nell’arena europea e mondiale l’interesse
della sovranità italiana non sempre coincide con quelle altrui: e che
per difenderlo si può anche alzare la voce. Non è scritto da nessuna
parte che a farlo debba essere solo la Destra.
4 essere orientato
in senso comunitario, multietnico e internazionalista ma non già
multiculturale e cosmopolita. Per stare insieme una società ha bisogno
di un legame più forte e profondo della Costituzione e delle leggi (che
servono ma non bastano). Ha bisogno di sentirsi una comunità
caratterizzata da una storia e da una cultura. Solo in una comunità
siffatta chi è di un’etnia diversa o viene da un’altra cultura può
davvero integrarsi: no di certo in una compagine multiculturale. D’altra
parte, mentre internazionalismo vuol dire solidarietà, vuol dire ideali
e cause condivise con altri individui e popoli, il cosmopolitismo,
invece, è quasi sempre solo la versione supponente di un individualismo
privo d’identità. Non a caso la Croce Rossa e il Primo Maggio continuano
a essere dovunque più popolari dell’Onu.
5 dichiararsi a favore
di una «patrimoniale». Non soltanto è il modo più semplice per far
capire da che parte si sta quando si tratta di economia, ma a un partito
di sinistra le risorse così ottenute potrebbero servire per due
impieghi importanti: a usarne la metà per ridurre sia pure di poco il
debito del Paese (dando così un segnale importantissimo ai «mercati» e
facendosi altresì carico di un compito nazionale decisivo quale l’inizio
della liberazione del Paese dal cappio finanziario), e l’altra metà
usarla, invece, per un grande progetto sociale a favore dei ceti più
disagiati: ad esempio per un piano nazionale di risanamento e
ristrutturazione delle principali periferie urbane.
Lo so che è
una misura che provoca in tanti un moto di rivolta: ma come ci si può
rassegnare al fatto che chi in Italia detiene grandi quote di ricchezza
si sottragga sempre in un modo o nell’altro all’obbligo dell’equità
fiscale? Se lo si ritiene utile al Paese (personalmente è per questo che
io sono disposto a dire sì a tale misura) un partito che si rispetti
deve avere il coraggio di sfidare l’impopolarità.
6 non temere di
difendere con forza certi valori etico-culturali. In politica contano
non solo gli interessi e i diritti, contano anche gli ideali e i
sentimenti: e forse sempre più conteranno nei domani che ci aspettano.
Un partito, specialmente se di sinistra, non può essere un partito solo
di gestione, deve essere anche il portatore di una speranza e di qualche
forma di rinnovamento forte. Ad esempio i tempi sono maturi, io credo,
per un partito che riprendendo un filone sotterraneo cha va da Mazzini a
Simone Weil, metta all’ordine del giorno una tematica dei doveri e del
«limite» contro l’ideologia del menefreghismo edonistico e del «tanto
non faccio male a nessuno», nonché contro la pratica orgiastica del
futile e del superfluo. Nel fondo dell’animo la gente desidera vivere
per qualcosa di più e di meglio che una vacanza alle Maldive o fare
sesso nell’auto ultimo modello.
7 proporre l’introduzione del
servizio civile a 18 anni per tutti i ragazzi e le ragazze. Compiti:
manutenzione del territorio (pulizia spiagge, greti dei corsi d’acqua
ecc.), attività di protezione civile, assistenza a disabili, servizi di
ambulanza, ecc. Tra ludopatia, alcol, impasticcamento e disgregazione
familiare la gioventù italiana si sta perdendo: una svolta nel Paese
dovrebbe cominciare anche da qui.
8 per quel che riguarda la
politica estera, invece, entrare nell’idea che in linea di massima a noi
italiani conviene essere sempre diffidenti della Russia, con gli occhi
ben aperti verso la Germania, emuli della Francia, legati alla Grecia e
alla Spagna, nutrire simpatia per la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Da
soli possiamo poco, ma siamo necessari a molti per fare cose
importanti.
9 essere un partito europeista ma nel modo che
attualmente è urgente e necessario: cioè proponendo che per arrestare la
valanga migratoria che altrimenti ci sommergerà, almeno meta
dell’intero bilancio dell’Unione sia devoluto ad un programma di
assistenza e sviluppo dell’Africa subsahariana. Oggi il massimo
interesse dell’Europa non è la crescita del reddito del Crotonese o
della Bucovina, è lo sviluppo economico del Gambia e del Congo.
10
prendere l’iniziativa per qualcuna, o magari tutte, delle seguenti
misure: a) abolire il bicameralismo e il Cnel (è il caso di riprovarci);
b) regolamentare lo sciopero nei servizi pubblici; c) reintrodurre il
finanziamento pubblico dei partiti in misura adeguata ma in forme
rigidamente controllate; d) separare le carriere dei magistrati; e)
eliminare la presenza di rappresentanti designati dai sindacati in tutte
le sedi direttive, amministrative e/o gestionali di qualunque ente,
istituzione o organismo pubblico o azienda a partecipazione pubblica; f)
sottrarre a tutti i Comuni dichiarati soggetti a a pericolo
d’infiltrazione criminale la gestione degli appalti superiori ai 50 mila
euro e affidarli alle prefetture.
Non so — e in fin dei conti
m’interessa assai poco — se i suggerimenti fin qui dati possono essere
considerati di sinistra. Almeno storicamente alcuni di essi di certo non
lo sono. Di una cosa però mi sembra di essere sicuro: che oggi — come
del resto forse sempre — per essere di sinistra non bisogna essere solo
di sinistra.