Repubblica 23.6.18
I baby migranti e l’America
La pedagogia punitiva di Trump
di Massimo Ammaniti
Nonostante
la grande tradizione pedagogica americana che si rifà al grande
filosofo John Dewey e più recentemente allo psicologo Jerome Bruner,
Donald Trump propone una sua pedagogia punitiva. È probabile che Trump
ignori che la pedagogia nasce nella Grecia antica con Platone, una
disciplina su come crescere i bambini, come accompagnarli fino all’età
adulta e come sviluppare le loro attitudini per farli diventare
cittadini responsabili.
Fin dall’alba dei tempi gli uomini hanno
compreso che è necessario proteggere i bambini e farli sviluppare nel
modo migliore, perché potessero aiutare il clan familiare e la società
ad avere un futuro non solo con braccia forti, ma anche con risorse
mentali brillanti per affrontare i difficili compiti della vita.
Le
stesse parole di Cristo riportate nei Vangeli, «lasciate che i bambini
vengano a me, non glielo impedite; a chi è come loro appartiene il Regno
di Dio » non valgono più nella pedagogia di Trump che ribalta la stessa
tradizione cattolica.
E mentre Cristo parla dei bambini senza
distinguere se sono bianchi o neri, Trump crea la nuova categoria, i
bambini dei migranti che provengono dai confini meridionali degli Stati
Uniti per i quali non valgono i principi fondamentali sanciti dalla
Convenzione dei Diritti dell’Infanzia approvata nel 1989 dalle Nazioni
Unite. Nella Convenzione si ribadisce “ il superiore interesse” dei
bambini in ogni legge che li riguardi, principio questo utilizzato in
molte sentenze.
Ma i provvedimenti di Trump non hanno nulla di
pedagogico, sono delle condanne che colpiscono indiscriminatamente
bambini addirittura di pochi anni.
Abbiamo tutti visto i bambini
con occhi atterriti, chiusi nelle gabbie separati dai genitori e abbiamo
ascoltato i loro pianti disperati e impotenti.
E qual era la loro
colpa? Aver attraversato illegalmente coi loro genitori il confine
americano, nella maggior parte dei casi senza rendersi conto di
commettere un reato. Forse era lo stesso reato che avevano commesso San
Giuseppe e la Madonna quando erano fuggiti in Egitto per salvare il
piccolo Gesù dalle persecuzioni.
E non solo devono pagare i
bambini, i provvedimenti colpiscono duramente anche i genitori che si
sono visti strappare i figli dalle braccia affidati ad agenti che li
hanno portati via senza sapere dove sarebbero stati reclusi. Abbiamo
tutti i ricordi drammatici dei campi di concentramento nazisti dove
ugualmente i bambini venivano strappati ai genitori mentre venivano
avviati alle camere a gas.
Per fortuna in molti, anche all’interno
del Partito Repubblicano americano, hanno alzato la loro voce perché è
intollerabile assistere a questo scempio, che ci riporta ad un passato
troppo doloroso. La stessa moglie del presidente Melania Trump ha preso
la parola per esprimere il suo dissenso, lei che si è sempre occupata
con attenzione e affetto del proprio figlio. L’esecrazione di gran parte
dell’opinione pubblica mondiale ha spinto Trump a dire che a lui non
piace allontanare i bambini dalle famiglie, ma ancora oggi più di 2000
bambini si trovano ancora in centri di reclusione.
Questo moderno
Erode, pur non sopprimendo fisicamente i bambini, ne causa col distacco
dai genitori gravi sofferenze fisiche e mentali, che come ha mostrato,
addirittura negli anni ’ 40, il grande ricercatore René Spitz a volte
possono portarli a morte perché rinunciano a vivere.
Ma anche noi
abbiamo le nostre colpe. Il governo si è preoccupato di allontanare la
nave Aquarius dai nostri porti, ma nessuno ha speso una parola sui
bambini che stavano con le madri a bordo e sui minori non accompagnati
che hanno inevitabilmente risentito del clima di paura e di incertezza
che si respirava sulla nave. Possiamo chiederci perché non si è tenuto
conto del superiore interesse dei bambini, come sancito dalla Convezione
dei Diritti dell’Infanzia?
Una politica di controllo della
migrazione non può dimenticare che i migranti non sono malfattori e
galeotti, perlomeno fino a prova contraria, sono bambini, adolescenti e
adulti con storie drammatiche alle spalle che sono disposti a correre
rischi e pericoli per sfuggire ad un destino difficile. In Africa circa
un bambino su 10 muore nel primo anno di vita, con un tasso di mortalità
15 volte superiore a quello europeo. Se tu fossi un padre o una madre
africana non cercheresti un luogo più sicuro dove far vivere tuo figlio?