Repubblica 21.6.18
Il fascismo e le lezioni da imparare
risponde Corrado Augias
Caro
Augias, Salvini ha superato i 5 Stelle nei sondaggi, quindi rilancia.
Lo fa su un nervo scoperto di tutte le grandi città: i rom. Una comunità
abbandonata a se stessa, dopo i primi successi di integrazione e
scolarizzazione messi in atto da alcune giunte locali di sinistra.
Finiti ( o quasi) i pulmini che portavano i ragazzi dai campi alla
scuola, molti ragazzini rom sono tornati a borseggiare nei mezzi
pubblici. Mentre quelli più grandi rubano cavi elettrici e ne bruciano
la plastica esterna per vendere il rame al prezzo dell’argento. Chi vive
in queste periferie e ha protestato invano per i fuochi neri, che
costringono a vivere con le finestre chiuse e a rilavare i panni stesi,
ora saluta Salvini come un salvatore. Tutti fascisti? No, ma esasperati
dall’indifferenza delle istituzioni. Uno Stato che non si fa carico
della legalità estende l’area dell’odio. La destra leghista lo alimenta
fino a creare dipendenza. Il suo popolo ne chiede sempre di più e
Salvini aumenta la dose, pur di non perderli. Il fascismo si diffonde,
quando la violenza è vista come più efficace della legge. È questo il
pericolo che stiamo correndo.
Massimiliano Rizzo
Roma
È davvero questo il pericolo che stiamo correndo? O quello del signor
Rizzo è un allarmismo eccessivo? Sto leggendo in anteprima il nuovo
romanzo di Antonio Scurati che uscirà a settembre. Il primo volume
consta di 800 e passa pagine, ne seguiranno altri due ( Bompiani ed.).
Lettura appassionante. Titolo: M - il figlio del secolo. Dove M sta
ovviamente per Mussolini. È un romanzo, quindi ha tono e andamento
narrativi. Ogni personaggio però, ogni gesto, ogni frase, assicura
l’autore, prende rigorosamente spunto da documenti e cronache
dell’epoca. Lo cito perché il racconto di quanto avvenne nel nostro
paese tra la fine della guerra nel 1918 e la famosa Marcia su Roma del
1922 ha qualche punto di contatto con il nostro presente. Tre fattori
concorsero allora all’affermazione del fascismo: l’inconcludente
debolezza, e le divisioni (!), della sinistra; la complicità del
governo; il geniaccio politico di Mussolini che aveva individuato i
timori diffusi nell’opinione pubblica e seppe sfruttarli. Troppi
confronti sono fuorvianti, meglio fermarsi. Anche perché tutte le altre
circostanze sono, un secolo dopo, totalmente diverse e “quel” fascismo
non potrà più tornare. Fascismo però non indica solo un regime politico:
in senso più generale indica anche lo stato d’animo per cui quando si
percepisce o si suppone la lesione di diritti fondamentali quali il
proprio “ territorio”, la proprietà, la sicurezza, la reazione è
aggressiva e ogni altro principio passa in secondo piano. L’ex ministro
Minniti aveva avvertito un anno fa che paure sociali di tale magnitudine
possono mettere a rischio la democrazia. Aveva avuto la sua buona
porzione di critiche. Martedì scorso parlando a Sarzana è tornato
sull’argomento dicendo: «Potevamo ascoltare di più? Sì. Ma abbiamo
imparato la lezione ». Meglio tardi che mai, sperando ovviamente che non
sia troppo tardi.