martedì 19 giugno 2018

Repubblica 19.6.18
Firenze
Le ultime due suore in lotta per salvare il maxi convento
di Laura Montanari


FIRENZE Nella villa del Cerro, sopra le colline di Scandicci, sono rimaste soltanto due suore in 1.700 metri quadrati, fra stanze antiche e affreschi. Un paradiso a tempo: sono sotto sfratto, ma loro non se ne vogliono andare. Appartengono all’ordine delle Carmelitane: vivono di carità, accoglienza e preghiere. Una “clausura aperta” in quel silenzioso convento, panoramico sui tetti di Firenze. La faccenda finirà in tribunale a settembre, perché l’Opera della Madonnina del Grappa, ente di carità proprietario della villa, vuole vendere l’immobile, dato in comodato gratuito a otto Carmelitane per esaudire una richiesta dell’allora vescovo. Era abbandonato e fatiscente: «Abbiamo speso oltre un miliardo di vecchie lire per sistemarlo — spiega don Vincenzo della Madonnina del Grappa — Abbiamo aperto un mutuo e chiesto prestiti a una banca per altri progetti: così è stata messa un’ipoteca sulla villa e per non rischiare di vederla finire all’asta fra tre anni, dobbiamo venderla». È un affare di 8 o 10 milioni di euro, mica noccioline. Le suore si sono messe di traverso e la gente delle case intorno si è schierata dalla loro parte, hanno pure organizzato una fiaccolata: «Giù le mani dal convento». Ad assistere le religiose c’è un’avvocata: «Si sono accollate il ripristino dell’immobile — spiega Ilaria Chiodi — hanno costruito molte cose con le loro mani e con l’aiuto di volontari. Le mie assistite non sapevano nemmeno dell’esistenza di un’ipoteca. Soltanto l’anno scorso hanno ricevuto la chiamata della Curia e hanno scoperto che dovevano lasciare la loro casa». Vivere in due in tutto quello spazio non è eccessivo? «Loro fanno accoglienza, aiutano i poveri, a volte offrono ricovero. E poi quell’immobile si è rivalutato proprio grazie al loro lavoro quotidiano, la madre superiora ha pagato anche di tasca propria» prosegue l’avvocata precisando che le suore potrebbero pure accettare un’altra soluzione, ma almeno nella stessa zona. «Per lasciare lì le religiose ogni anno la Madonnina del Grappa spende centinaia di migliaia di euro di interessi passivi. È immorale, con quei soldi potremmo finanziare tante attività di aiuto alle persone indigenti», interviene Giovanni Biondi, responsabile del settore scolastico dell’ente. «Noi rispettiamo la missione contemplativa delle suore — predica don Vincenzo — però dobbiamo provvedere alle nostre missioni attive nei confronti dei poveri, dei disagiati, di chi vive ai margini di questa società. E hanno un costo». Lo sfratto e così sia.