Repubblica 18.6.18
Intervista a Zoro
“Al potere un’estrema destra che governa a colpi di propaganda. Danni incalcolabili”
di Concetto Vecchio
I palazzinari e i corruttori di Roma sono molto più preparati della classe dirigente della Capitale
La sinistra c’è ancora nella società, ma va organizzata Si prendano ad esempio i sindacalisti che difendono i braccianti
ROMA
«Ho osato l’inosabile: chiedere un’intervista a Sergio Mattarella. La
sua risposta è un riconoscimento al lavoro fatto quest’anno. Meno male
che c’è lui al Colle». Venerdì era l’ultima puntata di “Propaganda Live”
su La7 e Diego Bianchi ha chiuso la stagione con un doppio colpo: la
lettura in diretta della lettera del presidente della Repubblica, che si
è detto un divertito estimatore della trasmissione, e i dati Auditel
che lo hanno ancora una volta premiato con uno share del 6,6 per cento.
«Ottavia Piccolo ci ha fatto un grande complimento: “Voi siete un’ancora a cui aggrapparsi”», racconta Bianchi.
Che governo è?
«Fieramente
di destra, anzi di estrema destra. C’è voluto poco per capirlo, sin
dalle prime parole, dai gesti. La propaganda si è fatta azione di
governo, con un doppio paradosso: il partito uscito più debole dalle
urne detta la linea, con un premier che si fatica a trovare nei titoli
dei giornali».
Proprio Conte ha detto che le ideologie sono morte.
L’M5S ha ancora un’anima di sinistra?
«Quando
vai al governo con Salvini la verginità l’hai persa: il velo cade. La
destra esiste ancora, c’è in tutto il mondo. In Italia è forte come non
mai».
Cosa la colpisce di più in Salvini?
«La sua
spregiudicatezza. Questo uso ripetuto degli slogan per fare colpo sui
social. Pensi all’uso delle parole: pacchia, crociera. Sono termini che
fanno accapponare la pelle. Su temi così delicati vige un’ignoranza
diffusa. Anche l’M5S non è innocente. Hanno parlato loro per primi dei
taxi del mare: sull’immigrazione hanno la stessa linea. I danni che
questa propaganda produce alla lunga sono incalcolabili».
Non era meglio il centrosinistra?
«Io
penso che Salvini sia conseguenziale a Minniti. Non si può fondare una
politica sull’immigrazione facendo nei fatti accordi con i trafficanti, e
poi esultare per l’entità del calo degli arrivi. Tutta la campagna
sull’immigrazione in questi anni è stata impostata sulla percezione.
Non c’è alcuna invasione, eppure vi si insiste senza soste».
Che colpe ha la sinistra?
«Di
aver rinunciato a svolgere la propria funzione. Prenda l’esempio dello
Ius soli. Il Pd decise di non insistere anche per non scontentare un
certo tipo di elettorato, seguendo la linea di Alfano. Solo che alla
fine la gente preferisce votare sempre per l’originale, questo dovrebbe
essere ormai chiaro. Ma se la sinistra non conduce fino in fondo le sue
battaglie che ci sta a fare?».
Ma la sinistra c’è ancora?
«Nella
società sì, il problema è organizzarla, ricostruirla. Questa è la
grande sfida che l’attende. Ho riscontrato tra i sindacalisti degli
immigrati che si ribellano alla schiavitù nei campi del Sud una voglia
di cambiare le cose, una capacità di resistenza, che andrebbe presa ad
esempio».
Cosa pensa del caso Aquarius?
«Un esempio di
celodurismo spregiudicato, fatto con totale disprezzo della logica. Ora i
migranti sono stati condotti in Spagna da due navi della Guardia
costiera e della Marina militare; secondo la loro morale si usano in
questo modo “i soldi degli italiani”, mentre si attaccano le ong che
operano invece con i soldi dei donatori. Si ripete ossessivamente che
l’Europa “ci ha lasciati soli”, salvo poi tifare per chi non li
accoglie, come i Paesi di Visegrad. Se si mettono in fila questi
ragionamenti viene fuori un cumulo di incoerenze, falsità, bugie
spacciate però come verità assolute».
Che fare?
«I punti di riferimento purtroppo sono sempre di meno.
L’aggressione
verbale di cui è stato vittima Mattarella mi ha colpito moltissimo: ho
però molto apprezzato il fatto che non sia sceso al loro livello».
Da romanista cosa pensa
dello scandalo stadio?
«Che
a Roma oggi i corruttori e i palazzinari sono molto più preparati della
classe dirigente che governa la città. Avevano detto no alle Olimpiadi,
per paura degli scandali, e puntualmente è successo con lo stadio. Mi
piacerebbe che ci fosse prima o poi una classe politica con la schiena
dritta, capace di gestire anche appalti complessi, che fanno avanzare la
città».
La Raggi però dice di non c’entrare.
«Non concordo
con chi afferma che deve dimettersi, ma non accorgersi mai di quel che
le succede attorno alla lunga non può essere un’esimente. Vorrei qui
ricordare che Ignazio Marino è stato mandato via, non perché la gente
era scontenta, ma perché il suo partito l’aveva sfiduciato in un modo
autolesionistico: quella defenestrazione resta, a distanza di tempo,
inspiegabile. Governare Roma è difficile, ma a Virginia Raggi di fare il
sindaco non gliel’ha ordinato certo il medico».