Repubblica 13.6.18
Intervista a Felix Klein
“Così in Germania combatto l’antisemitismo sempre più esibito”
di Tonia Mastrobuoni
BERLINO Felix Klein, è il primo “Responsabile per la lotta all’antisemitismo” in Germania.
Che cosa significa questo incarico?
«Il
governo ha riconosciuto che, nonostante i molteplici sforzi di
combattere l’antisemitismo, è necessario prevedere un ruolo del genere.
Ma io interpreto il mio compito anche così: i politici e i cittadini non
devono sentirsi sollevati dal compito di combattere in modo deciso
l’antisemitismo.
Sarebbe fatale. L’antisemitismo è ancora presente
nella nostra società e tutti siamo chiamati a fare qualcosa per
combatterlo, non solo i politici».
Ma l’istituzione del suo ufficio è un sintomo che l’antisemitismo si è aggravato?
«È
sempre esistito in Germania, anche prima della grande ondata di
profughi del 2015. Ma ora si esprime in modo più aperto e sfrontato. La
soglia di allarme si è abbassata. Frasi che sarebbero state impensabili,
anni fa, ora vengono pronunciate.
Penso che il web abbia
contribuito molto a questa deriva. Non penso che l’antisemitismo sia
aumentato, ma diventato più evidente».
La Grande crisi ha fatto riemergere fantasmi del passato come le teorie complottiste sul dominio della finanza ebraica.
Quanto la preoccupa il ritorno di queste fandonie?
«Sì,
si pensi ad esempio alla campagna contro il finanziere ebreo George
Soros che si è scatenata in alcuni Paesi. Il problema è molto grave.
Anche perché l’antisemitismo è una forma molto particolare di
discriminazione. I razzisti, di solito, umiliano l’oggetto del loro odio
perché lo ritengono inferiore.
L’antisemita ritiene gli ebrei una
minaccia, parte di un complotto mondiale, qualsiasi esso sia. Perciò è
giusto aver creato un Responsabile specifico che si batta contro ogni
forma di antisemitismo».
Una domanda stupida: come mai
l’antisemitismo resiste in Germania, un Paese che si è reso colpevole di
uno dei peggiori crimini della storia umana, il tentativo di sterminare
tutti gli ebrei?
«Invece è un’ottima domanda. Non ce ne siamo
liberati, è vero. E nonostante l’esperienza estrema del tentativo
sistematico di sterminare gli ebrei. Il problema è che continuano a
funzionare pregiudizi vecchi di secoli, ma anche che ci sono nuove
sfide. Molti giovani tedeschi e molti migranti non sentono più la
responsabilità della complicata storia tedesca.
Spesso pensano
“cosa c’entriamo noi con l’Olocausto?”. E poi c’è il cosiddetto
“antisemitismo importato” che trasferisce nelle piazze tedesche il
conflitto israelo-palestinese».
Ma dov’è il confine tra una critica legittima alla politica israeliana, non sempre pacifica, e l’antisemitismo?
«Basta fare un semplice test.
Sostituisca
“Israele” con un altro Paese. E quando si mette in discussione il
diritto di Israele a difendersi, credo che la soglia dell’antisemitismo
sia superata».
Trova giusto il suggerimento del presidente della
Comunità ebraica in Germania, Josef Schuster, a non indossare la kippà
nelle grandi città tedesche, dopo che un ragazzo era stato aggredito in
pieno giorno a Berlino?
«Un’affermazione del genere ci deve
preoccupare molto. E i casi di Prenzlauerberg o del rabbino picchiato
nel Tiergarten, sempre a Berlino, 5 anni fa, dimostrano che la
preoccupazione è fondata. Però vorrei anche ricordare che c’è un ritorno
della vita ebraica in Germania. E sono contento che Schuster non
consigli agli ebrei di emigrare in Israele».
Com’è possibile che nelle scuole tedesche “ebreo” sia diventata una parolaccia?
«Incredibile.
Ai miei tempi era impensabile. È un altro segnale dell’imbarbarimento
della società, di un calo generale della soglia del pudore. Si pensi
alla famigerata canzone rap con il verso dei “corpi scolpiti come
prigionieri di Auschwitz”. Una provocazione voluta, una linea rossa
attraversata volutamente. Questo imbarbarimento non è solo nei cortili
delle scuole, è un fenomeno più ampio. E va combattuto».
Nell’80esimo anniversario delle leggi razziali come dovremmo ricordare la persecuzione degli ebrei in Italia?
«Al
momento l’Italia presiede l’”International Holocaust Remembrance
Alliance”. Sono molto contento che si ricordino le Leggi razziali e che
si torni a tematizzare la lotta all’antisemitismo anche in Italia».