mercoledì 13 giugno 2018

il manifesto 13.6.18
Vienna prepara una mega esercitazione anti-migranti
Isteria austriaca. Più di mille agenti e soldati mobilitati al confine con la Slovenia. Che non gradisce e protesta
di Angela Mayr


VIENNA Come difendere i confini dall’assalto dei migranti? Per impararlo c’è un appuntamento da non perdere, il 25 giugno a Spielfeld, in Austria, al confine con la Slovenia. Lì si potrà assistere a una gigantesca esercitazione messa in campo dal ministro degli interni austriaco, nonché ideologo della Fpoe Herbert Kickl. Per la prima volta si sperimenterà la nuova Grenzschutztruppe, truppa per la protezione del confine, battezzata «Puma». Sarà composta da un migliaio di persone tra poliziotti e militari che mostreranno come si può fermare un grande gruppo di rifugiati. Grazie anche alla struttura di recinzione molto vasta e flessibile già esistente sul posto. «Non si devono più ripetere scene come quelle del 2015» martellano ogni giorno i politici della Fpoe, evocando lo spettro di nuove rotte balcaniche. Allora, nella breve estate dell’accoglienza decine di migliaia di disperati entrarono in Austria senza alcun controllo. I confini blindati rappresentano il succo dell’imminente (dal primo luglio) presidenza austriaca dell’Unione europea. Solidarietà e azioni comuni tra gli Stati membri, ha chiarito Kickl, potranno esserci solo in funzione di uno stop ai migranti.
E proprio a questo mira l’operazione «Puma». «Saremo posizionati così vicini al confine sloveno che ogni richiesta d’asilo pronunciata alla frontiera ricadrà in territorio sloveno», ha spiegato Kickl. «In ogni regione austriaca si dovrà costituire un’unità Puma che in caso di emergenza possa unirsi entro 24 ore in uno hotspot». In realtà l’Austria è ben lontana da ogni emergenza e grandi afflussi di migranti, come ammette lo stesso capo della polizia federale, Franz Lang. Allo show del 25 giugno sono stati invitati rappresentanti di polizia di altri paesi, sia per dimostrare la fermezza austriaca nel non lasciare entrare nessuno, sia per poter impartire lezioni ad altri paesi. La vicina Slovenia però non gradisce lo spettacolo, a partire dalla polizia che ieri ha criticato il luogo, la data (in quel giorno è festa nazionale slovena) e l’idea stessa dell’ impresa perché «il numero dei migranti non è così alto da giustificare esercitazioni del genere». In effetti nel 2017 secondo dati ufficiali solo 13 persone sono state rimandate dall’Austria in Slovenia. «La situazione è sotto controllo e stabile , l’Austria non ha alcuna ragione di chiudere il confine» ha accusato la ministra degli interni slovena Vesna Gyorkos Znidar. «La statistica dimostra che la polizia slovena vigila molto bene sul confine di Schengen».
Per la ministra si tratta di «questioni di politica interna austriaca che non devono coinvolgere la Slovenia». Non paga, l’ossessione securitaria austriaca coinvolge anche la Croazia che dal canto suo ha respinto l’offerta di Vienna di rinforzi militari al confine. «Abbiamo detto all’Austria con chiarezza di calmarsi e di cercare di essere più costruttiva» ha detto Jutarnji List, del ministero degli interni croato. In ballo anche l’Albania che ha smentito quanto dichiarato dal cancelliere Kurz, circa l’esistenza di un accordo per l’invio di poliziotti austriaci nel paese balcanico.
Un malessere sul senso dell’esercitazione del 25 giugno serpeggia anche tra la polizia austriaca. Lunedì ha ricevuto la comunicazione di dover fare delle esercitazioni in funzione della grande esercitazione, con prova generale prevista il giorno precedente alla prima. «80mila migranti in marcia, la polizia si esercita a chiudere il confine», hanno titolato i tabloid.