mercoledì 13 giugno 2018

Repubblica 13.6.18
Le reazioni di Parigi
La paura del contagio
Andrea Bonanni


Il muro eretto da Salvini all’ingresso dei porti italiani non ha fermato gli sbarchi. In compenso ha isolato l’Italia grillo-leghista nel Mediterraneo e in Europa. La Tunisia è stata insultata. Con Malta siamo ai ferri corti. La Spagna, che ha salvato i disperati dell’Aquarius, minaccia « conseguenze penali internazionali » contro Roma. La Francia è passata dalle critiche agli insulti.
Si potrà obiettare, con ragione, che anche quando i nostri porti erano aperti l’Italia di Renzi, Minniti e Gentiloni era isolata nell’affrontare l’emergenza migranti. I nostri partner mostravano molta comprensione, ma zero solidarietà. E sempre con ragione si potrà osservare come il governo francese, che ora vorrebbe darci lezioni, sia stato il meno solidale di tutti. Con i suoi gendarmi, da Bardonecchia a Ventimiglia, ha dato prova di una crudeltà disumana verso i migranti. E ha chiuso le sue coste anche ai naufraghi dell’Aquarius.
Ma il dato politico che si evince dalla vicenda della nave respinta è che il governo populista arrivato al potere in Italia, alla sua prima prova internazionale, non ha esitato a prendere in ostaggio più di seicento persone inermi e disperate, nella speranza di farsi sentire al tavolo europeo. Non è stato un bell’esordio.
Salvini considera che l’intervento della Spagna abbia segnato il successo della sua operazione politica. Si sbaglia di grosso. Il governo del socialista Pedro Sánchez non ha dato prova di solidarietà all’Italia, ma agli ostaggi che il governo italiano aveva gettato sul tavolo europeo. Ora che questi sono al sicuro, l’Europa intera chiederà conto a Salvini e compagni del loro comportamento, che Parigi definisce «vomitevole».
La reazione di Macron, che ci accusa di cinismo, non è un diniego che il problema migratorio esista e vada affrontato in modo congiunto. È una ripulsa molto dura del metodo ricattatorio scelto dal governo italiano per sollevare la questione sulla pelle di persone innocenti. Con Marine Le Pen, alleata della Lega, che lo incalza in patria e rialza la testa nei sondaggi, Macron non può permettersi di darla vinta al bullismo dell’Italia in salsa populista. E si fa portavoce dell’irritazione europea.
In fondo, a guardar bene, la strategia che il nostro ministro dell’Interno ha adottato sulla questione migranti, non è stata molto diversa da quella che l’ex candidato ministro dell’Economia, Paolo Savona, predicava di adottare sull’euro: prendere in ostaggio i conti e i risparmi di milioni di europei, minacciando l’uscita dell’Italia dalla moneta unica per negoziare concessioni sul debito italiano. Ma non è così che si negozia in Europa.
Intendiamoci, la necessità di concordare un approccio comune e condiviso al fenomeno migratorio esiste da tempo e deve trovare una soluzione. Ma, prendendo in ostaggio una manciata di migranti per dare l’esempio, il governo italiano non sta contribuendo a risolvere il problema. Ha gettato al vento il credito politico che l’Italia aveva accumulato negli anni di Mare Nostrum. Ha sporcato l’immagine del Paese. Si è inimicato i governi che avrebbero potuto sostenere la battaglia italiana per una ripartizione dei richiedenti asilo. Ha ottenuto come unico risultato la solidarietà dell’ungherese Orbán e del Gruppo di Visegrad, che non vuol sentir parlare di ripartizione dei migranti e chiede solo di bloccarne l’arrivo.
Ma se la soluzione che Orbán e Salvini hanno in mente, in spregio al codice marittimo e ai più elementari diritti umani, è quella di sigillare il Canale di Sicilia e lasciar naufragare i migranti nel Mediterraneo, l’Italia non riceverà nessuna solidarietà dall’Europa. Già ci hanno aiutato poco quando facevamo il lavoro pulito e meritorio di salvare i disperati in fuga dall’inferno. Non ci aiuteranno per nulla se ci trasformeremo nei nuovi aguzzini di questa umanità disperata.