martedì 12 giugno 2018

Repubblica 12.6.18
La polemica
Ai Tony Awards
“Donald, vaffa...” e De Niro conquista due standing ovation
L’attore contro il presidente in diretta tv “Sono tempi pericolosi, andate a votare”
di Alberto Flores D’Arcais


NEW YORK «Prima di tutto voglio dire “fuck Trump!”». Robert De Niro non si è lasciato sfuggire l’occasione, troppo ghiotto il palcoscenico del Radio City Music Hall, dove era in corso la premiazione dei Tony Awards, gli Oscar per i musical di Broadway. Lui The Donald come presidente proprio non lo sopporta e il fatto che sia (come del resto l’attore) un nativo di New York City — città liberal e multietnica per definizione e scelta — glielo rende ancora più insopportabile. Così, chiamato a presentare il suo amico Bruce Springsteen, che di lì a poco si sarebbe esibito al pianoforte con “My Hometown”, ha lanciato la “Bomba F”, come subito è stata definita dai media americani per assonanza col vertice di Singapore. Smoking blu petrolio, occhialetti sottili, barba grigia ben curata, stampato sul volto quel mezzo sorriso che diventa ghigno e che ha fatto impazzire generazioni di donne (e uomini), il grande attore si è preso un minuto per dire la sua (e per una doppia standing ovation in diretta tv). «Prima di tutto voglio dire Trump vaffanculo», ha gridato alzando le braccia e i pugni verso il pubblico entusiasta quasi come fosse il Jack La Motta di Toro Scatenato, «ora non è più abbasso Trump, è Trump vaffanculo». I milioni che stavano seguendo i Tony Awards in tv la frase non l’hanno sentita, gli addetti alla censura preventiva sono stati velocissimi nel coprire le sue parole con un sonoro beep. Hanno però capito subito, dagli applausi scroscianti e dal sorriso-ghigno di soddisfazione di Bob, che il vecchio giullare l’aveva fatta grossa. Chi era presente la “Bomba F” l’ha sentita fin troppo bene, i giornalisti presenti (e qualcuno anche tra il pubblico) l’hanno rilanciata via Twitter e sui social network (complice anche un video della tv australiana che non ha censurato nulla) nel giro di pochi minuti è diventata virale.
Tutti hanno sentito le parole successive, quando ha voluto ringraziare Springsteen per l’impegno politico del cantante, lanciando un appello a recarsi in massa alle elezioni per il Congresso del prossimo novembre. «Bruce, tu puoi scuotere (De Niro ha usato la parola ‘rock’, che ha diversi significati), questo posto come nessun altro è in grado di fare, ma, cosa ancora più importante in questi tempi pericolosi, puoi promuovere (anche qui ha usato ‘rock’) il voto, perché hai sempre lottato, con le tue parole, per la verità, la trasparenza e l’integrità del governo. Ragazzo, adesso ne abbiamo proprio bisogno».
Che il mondo di Hollywood non ami troppo Donald Trump è risaputo e Robert De Niro, ancora prima che The Donald venisse eletto alla Casa Bianca, è stato il capofila della pubblica contestazione. Come quando lo aveva definito in un video un «cane, maiale e truffatore» per poi rincarare la dose con «è un idiota», dicendo che la cosa che desiderava di più era di dargli un bel pugno in faccia (diventato anche questo ovviamente virale sui social network). Un anno fa, parlando alla cerimonia di laurea della Brown University (uno dei college che fa parte della prestigiosa Ivy League) aveva definito l’America di Trump «una commedia tragica e stupida» e nel maggio scorso aveva dichiarato che se il presidente si presentasse in uno dei suoi ristoranti (come il celebre Nobu di Manhattan) verrebbe «inesorabilmente messo alla porta». Nel più celebre show del sabato sera in tv (The Saturday Night Live) andato in onda il 14 aprile scorso l’attore (che è anche regista e produttore) si era poi “travestito” da Robert Mueller, il procuratore speciale del Russiagate in un duetto con Ben Stiller nei panni dell’avvocato di The Donald, Michael Cohen.