Repubblica 11.6.18
Il personaggio
Iniziò con il blog di Grillo
Il conflitto di interessi di Dettori l’uomo forte di Rousseau che ora punta a Palazzo Chigi
di Annalisa Cuzzocrea e Matteo Pucciarelli
ROMA
Per chi lavorerà Pietro Dettori? Per il network della Casaleggio
associati — ultimo impiego ufficiale: socio (e dipendente)
dell’associazione Rousseau — o per il presidente del Consiglio di tutti
gli italiani?
Chissà, ma per capire la nuova geografia del potere
politico italiano bisogna passare anche da lui. Non è avvezzo ai
riflettori e ha la stessa età di Luigi Di Maio, classe 1986; è nato a
Cagliari e dopo anni a Milano negli uffici della società di marketing
che ha dato vita al M5S insieme a Beppe Grillo, lo scorso marzo si è
trasferito a Roma. Sarà il probabile capo dell’ufficio del premier
Conte. E si racconta che il suo potere, ormai, sia maggiore a quello di
Rocco Casalino, il dominus della comunicazione a Cinque Stelle. Ma le
ossa se l’è fatte gestendo direttamente il blog beppegrillo. it e i
relativi account social, prima che il comico decidesse di riprendere in
mano il proprio megafono. Una ascesa che si è accelerata negli ultimi
mesi, specie dopo la cacciata dalla casa madre Rousseau di David
Borrelli, in rotta con il capo, Davide Casaleggio. Dettori era in aula a
sentire il discorso di Conte, martedì scorso, mentre il presidente del
Consiglio ricordava l’endemico problema di questo Paese: il conflitto di
interessi. Il suo volto ha accennato appena un sorriso mentre dai
banchi delle opposizione urlavano «e allora la Casaleggio?». In effetti
in questa legislatura all’associazione Rousseau, nata alla morte di
Gianroberto, vanno 300 euro al mese per ogni parlamentare del Movimento;
cui si aggiungono i 300 euro mensili di tutti i consiglieri regionali
sempre del M5S. Si tratta di oltre 6 milioni in cinque anni e di un
crocevia di interessi diversi tra loro in mezzo ai quali si trova
proprio Dettori: il “partito”, il gruppo parlamentare, l’azienda che ha
le chiavi di Rousseau — la piattaforma dove il Movimento vota e vive — e
infine il premier e il governo. Dal punto di vista della comunicazione,
le capacità non gli mancano: fu lui tra i primi a intuire le
potenzialità dei social network come campo di battaglia politico e
culturale. Un luogo dove i meme, gli sfottò, spararla grossa, provocare,
banalizzare, dividere il mondo in buoni e cattivi, funziona più di un
ragionamento complesso; tecnica ampiamente messa alla prova col blog di
Grillo, dove post del genere (rimarrà nella storia il “cosa fareste in
macchina con la Boldrini?”) andavano alla grande.
Nonostante
adesso Grillo tessa le lodi della piattaforma Rousseau, definita ieri in
diretta video con la prima tappa a Torino del “Rousseau City Lab”, «un
sistema straordinario, in anticipo sui tempi visto che c’è un pauroso
ritorno all’analfabetismo». E nonostante la comunicazione social di
Conte, curata in prima persona da Dettori, sia oggi improvvisamente
rassicurante, giovanile (vedi le stories su Instagram) e gioviale.
Invece
il fratello di Dettori, Marcello, anche lui ex della Casaleggio,
gestisce un sito che è tutto un programma: Silenzi e falsità. In pieno
stile “tutto quello che i media ufficiali non vi dicono”, con annesse
simpatie per Putin, fa propaganda per il nuovo governo giallo-verde.
«L’Italia — raccontava un enfatico editoriale di due giorni fa — è stata
protagonista al G7 come mai era accaduto prima con i leaderini che
facevano scompisciare dalle risate biascicando un inglese da scuola
elementare (...) Gli altri leader si sono dovuti inchinare ai piedi
dell’italiano Conte a supplicarlo di non spaccare pubblicamente il
cosiddetto fronte europeo». Garantisce la famiglia Dettori.