lunedì 11 giugno 2018

Repubblica 11.6.18
Intervista a Ian Bremmer
“Summit inutili in questo GZero vince solo la Cina”
di Antonello Guerrera


E insomma, Ian Bremmer, si è avverata la sua profezia. Il G7 è diventato il “GZero”, ossia un summit dei “Grandi” litigioso, ininfluente e insignificante.
«No, questo non è ancora il GZero, ma dopo l’ultimo G7 in Canada quell’epilogo è molto più vicino. È stato un summit estremamente disfunzionale. L’inefficienza di vertici ancora più allargati come il G20 è conclamata. Ma mai si era visto un fiasco simile dal 1975, quando ci fu il primo vertice di questa filiera (il G6 di Rambouillet, in Francia, con “padrone di casa” Valéry Giscard d’Estaing, ndr).
Non è ancora la fine del G7, ma di certo summit del genere ne escono molto, molto più deboli.
Sinora unire i leader dei Paesi più potenti del mondo è stato costruttivo. Ora sappiamo che non lo è più».
Chi è stato il maggior responsabile di questo flop?
«Trump e la sua dottrina “America First”, l’America prima di tutto.
Oramai l’alleanza atlantica è in serio pericolo a causa dell’unilateralismo — più che isolazionalismo — di questi Stati Uniti, che considerano le alleanze europee un peso più che una risorsa. Trump lo aveva fatto già fatto capire trattando male i giapponesi, i canadesi, i paesi asiatici uscendo dall’accordo commerciale Tpp. Ma questa deriva era in atto da tempo: l’ascesa della Cina, l’Europa sempre più debole, le azioni destabilizzanti della Russia».
Però, Bremmer, negli Stati Uniti Trump è stato eletto anche grazie a questo motto. C’è chi dice che lui ne esca molto più forte dal fiasco del G7.
«Invece ne esce più debole. Trump è come LeBron (il campione di basket Nba la cui squadra Cleveland ha perso giorni fa il titolo contro Golden State, ndr): puoi essere anche il più forte, ma se non giochi da squadra non vinci. Certo, ora può dire ai suoi elettori di essere stato un duro e magari avrà anche dei vantaggi a breve termine. Ma in una prospettiva più ampia le sue saranno strategie estremamente nocive per gli Stati Uniti».
Per esempio?
«Prenda il commercio. Trump ora si vanta dei dazi, ma a lungo termine saranno deleteri. E sa chi ne guadagnerà di più? Ovviamente “l’odiata” Cina, che calamiterà affari, appalti, accordi commerciali con tutto il mondo. Poi c’è la questione dei valori multilaterali e internazionali degli Stati Uniti, frantumati dopo questo G7. In 70 anni gli Usa hanno governato il mondo, nel bene e nel male. Certo hanno commesso anche degli errori. Ma vedendo quello che accade oggi, forse non era così male».
L’Europa come ne esce da questo G7?
«Molto più debole. Ma anche questo era un processo più o meno segnato. La sua “erosione” politica è in atto da tempo se consideriamo la Brexit, l’ascesa sempre più ingombrante di Putin, la stessa elezione di Trump. Perciò la chiamata di Macron per un “G6” guidato dall’Europa mi è parsa subito piuttosto stramba, soprattutto in un mondo sempre più volatile, anche nelle alleanze».
L’Europa capitolerà presto?
«Non necessariamente. Ma certo sarà ancora più divisa».
Il nuovo governo italiano sta dando una spallata comunque vigorosa all’Europa, visti i recenti allineamenti con Trump.
«È vero, ma credo anche che il vostro governo non durerà così a lungo, le divergenze tra Lega e Cinquestelle alla fine emergeranno. In ogni caso, il governo Conte è solo l’ultimo tassello dell’erosione dell’ordine internazionale che abbiamo conosciuto, che combatte l’establishment ma anche i modelli democratici contemporanei».
Per lei la Russia dovrebbe essere riammessa in un G8?
«Assolutamente no. Putin ha invaso l’Ucraina, destabilizzato l’Occidente, interferito in varie elezioni occidentali, è accusato di aver fatto avvelenare l’ex spia Skripal. Non mi pare proprio il caso di reinvitarlo al tavolo».
Putin ha invaso l’Ucraina, destabilizzato l’Occidente, interferito nelle elezioni Non deve essere riammesso in un G8