lunedì 11 giugno 2018

Repubblica 11.6.18
Il summit Usa-Corea del Nord
Gli ultimi 800 metri poi Kim e Trump si stringeranno la mano
I leader hanno dormito in due hotel nel centro blindato di Singapore Domani lo storico incontro per avviare la denuclearizzazione
di Filippo Santelli


Pechino. Suite dell’hotel Shangri-La. Suite dell’hotel St. Regis. Sono ormai vicinissimi Donald Trump e Kim Jong-un. I due uomini che solo qualche mesi fa si promettevano distruzione nucleare dai due capi del pianeta, la scorsa notte hanno dormito a soli ottocento metri di distanza l’uno dall’altro. Nel quartiere delle ambasciate di Singapore, cuore di una città blindata dai check point della polizia e dei Gurkha nepalesi, i corpi speciali che ogni volta che estraggono il pugnale gli devono far bere del sangue. Dopo tanta strada, fatta in così poco tempo, resta però l’ultima distanza da colmare, quella che separa i leader di Stati Uniti e Corea del Nord da una storica stretta di mano. Serve a entrambi, per motivi diversi. A Trump per riuscire dove i suoi predecessori hanno fallito, l’inizio almeno della denuclearizzazione di Pyongyang, forse un Nobel per la Pace. A Kim per entrare nel club delle grandi potenze, forse aprendo al suo derelitto Paese un futuro di sviluppo.
«Il mondo intero guarda a questo storico summit», ha detto ieri il dittatore incontrando il premier di Singapore Lee Hsien Loong, padrone di casa che pagherà il conto del summit, e forse anche quello della stanza da 8 mila dollari con pianoforte a coda, idromassaggio e uno Chagall alla parete. La sua entrata trionfale Kim l’ha avuta anche grazie al compagno Xi Jinping, che gli ha prestato un fiammante Boeing 747 di Stato. Anziché puntare dritto da Pyongyang a Singapore, l’aereo ha deviato verso Ovest, volando quanto più possibile sopra i cieli cinesi prima di scendere all’aeroporto civile di Changi. Trump è atterrato qualche ora dopo nella base militare di Paya Lebar con l’Air Force One, niente prestiti. E mentre in volo faceva saltare per aria i risultati del G7, in fondo mandava anche un messaggio a Kim: ecco di cosa sono capace.
La stessa spregiudicatezza da negoziatore d’affari che il tycoon proverà a far valere anche domani mattina alle 9, le 3 di notte in Italia, quando i due si troveranno finalmente faccia a faccia all’hotel Capella di Sentosa, isola dei pirati trasformata in resort turistico di lusso. Scrive Bloomberg, citando fonti della Casa Bianca, che Trump vorrebbe stravolgere da par suo ogni rituale, iniziando il summit con un incontro a quattr’occhi, lui e Kim in una stanza. Solo dopo entrerebbero i rispettivi consiglieri. Da una parte il segretario di Stato Mike Pompeo e il consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton, rispettivamente “colomba” e “falco” dell’amministrazione, il primo ad aver discusso con il dittatore e quello che gli vorrebbe riservare una “cura Gheddafi”. Dall’altra l’immancabile sorellina Kim Yo-jong e il braccio destro Kim Yong-Chol, l’ex capo dell’intelligence reduce da un viaggio negli Stati Uniti, dove ha consegnato a Trump l’ultima lettera d’amore del suo capo.
Fa notare il New York Times che nella squadra americana manca un tecnico nucleare. Grave dimenticanza, si direbbe, a un tavolo in cui si dovrebbe discutere di chilotoni e arricchimento dell’uranio. O forse il segno che domani non si scenderà nei dettagli, che l’unico esito realistico di questo storico incontro, il primo tra Stati Uniti e Corea del Nord, è un comunicato pieno di dichiarazioni di intenti.
«Anche se entrambi la presenteranno come una vittoria, non può esserlo», dice François Godement, responsabile Asia allo European Council on Foreign relations. «Il summit verrà giudicato a seconda di quante concessioni immediate e verificabili ciascuno dei due farà». Beato chi si fida delle promesse. Kim accetterà subito di congelare il suo programma nucleare, o addirittura di liberarsi dei missili intercontinentali che minacciano gli Stati Uniti? Trump alleggerirà le sanzioni? La risposta dovrebbe arrivare già domani.
In teoria nessuno dei due ha prenotato il biglietto di ritorno, Trump ha detto che il vertice potrebbe anche durare due, tre giorni. In realtà è difficile si vada oltre la singola giornata. Meno tempo in apnea, per chi nei fatti o a parole questo incontro lo ha propiziato, Corea del Sud e Cina, o per chi di Pyongyang proprio non riesce a fidarsi, come il Giappone. Trump e Kim si incontrano davvero. E con due così, fino alla fine non si può sapere.