L’opinione
I meriti del governo
The Irish Times, Irlanda
La
vittoria schiacciante del sì al referendum sull’aborto ha dato al
governo un chiaro mandato per legiferare sull’interruzione di gravidanza
seguendo le linee guida della proposta di legge annunciata all’inizio
della campagna referendaria. Uno degli aspetti più notevoli del modo in
cui l’esecutivo ha gestito la questione è stato che le conseguenze di un
voto a favore del sì sono spiegate in maniera così chiara che gli
elettori non avevano dubbi sulla scelta che gli veniva offerta. Un netto
contrasto con il referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione
europea, che il governo britannico ha lanciato senza preparare in alcun
modo l’elettorato. Fin dall’inizio la questione è stata affrontata in
modo ponderato. Per prima cosa è stata istituita un’assemblea cittadina
per ascoltare gli esperti e raccogliere indicazioni. Quando ha preso il
potere un anno fa, il premier Leo Varakdar aveva promesso un referendum
entro dodici mesi, creando una commissione parlamentare per esaminare le
varie possibilità. Il risultato è stato un rapporto favorevole
all’introduzione dell’aborto senza limitazioni ino alla dodicesima
settimana di gravidanza. Il governo ha quindi preso la decisione formale
di seguire quest’indicazione. All’inizio molti politici erano
sconcertati, ma Varadkar e il ministro della salute Simon Harris hanno
sostenuto la decisione, convincendo i loro colleghi del partito
conservatore Fine gael. Il sostegno del leader del partito liberale
Fianna fáil, Micheál Martin, ha permesso che la questione non diventasse
una disputa elettorale. È difficile prevedere le conseguenze politiche
di questo risultato. Il referendum sul matrimonio gay del 2015 non
sarebbe mai passato se non fosse stato per il leader laburista Eamon
Gilmore, ma alle elezioni del 2016 il suo partito è stato quasi spazzato
via. Varadkar esce sicuramente rafforzato dal referendum, ma non è
affatto chiaro se questo si tradurrà in un vantaggio a lungo termine per
il Fine gael.