giovedì 21 giugno 2018

l’espresso 17.6.18
Noi e Voi
Risponde Stefania Rossini


Cara Rossini, nel suo primo discorso al Senato il presidente Conte non ha degnato nemmeno di una parola la scuola. Bisognerebbe invece sfidare i sovranisti a far vedere se fanno sul serio proprio a partire dalla cartina di tornasole dell’insegnamento. Da loro ci aspetteremmo il ritorno a una scuola come fu pensata, non abbiamo paura a dirlo, da Gentile ma anche da Gramsci.
Giuseppe Cappello
In Francia si pensa al ritorno del grembiule nelle scuole elementari. È un abbigliamento che aiuta a sentirsi parte di una comunità e a osservarne le regole. Da bambino vivevo a Bari nel quartiere dei “signori”, la mia famiglia non era ricca, però quel grembiule nero col fiocco blu mi faceva sentire uguale agli altri, almeno ino al suono della campanella, quando mio padre veniva a prendermi a piedi e i miei compagni rincasavano in macchina e talvolta con l’autista. I grembiuli sono una “livella” come direbbe Totò, coprono indifferentemente capi da boutique e da mercatino.
Michele Massa

Sembra che il neo ministro dell’Istruzione abbia intenzione di eliminare i genitori dalle riunioni collegiali, perché la loro partecipazione sembra rivolta esclusivamente alla difesa incondizionata dei propri figli. Era ora che qualcuno pensasse di eliminare le imposizioni collegate ai Decreti delegati. In nessun’altra amministrazione pubblica è permessa la partecipazione di personale estraneo. È giusto che gli insegnanti riacquistino autorevolezza e che gli studenti riprendano ad assolvere agli obblighi scolastici come un tempo, rispettando le più elementari norme civiche e presentandosi nelle aule con abbigliamento adeguato.
Aldo Nicotra

Come sempre agli inizi di una legislatura, la scuola è al centro dei pensieri di quanti si aspettano misure che ne arrestino il lento degrado. E forse mai come questa volta, con il bullismo dilagante e la cronaca zeppa di episodi di violenza verso gli insegnanti da parte di alunni e genitori, se ne sente l’urgenza. Ma Conte, che al Senato ha omesso di parlarne, ne ha fatto cenno alla Camera soltanto per assolvere “la buona scuola” di Renzi. Così in assenza di proposte per il futuro, a molti non resta che guardarsi indietro per rimpiangere la riforma Gentile del 1923 che dette struttura al modello educativo fascista, per eliminare la presenza delle famiglie introdotta cinquant’anni dopo o per riproporre le rigide divise scolastiche. Tutte idee che in maniera frammentata vanno alla ricerca dell’autorevolezza perduta. Quando basterebbe restituirla di fatto ai protagonisti dimenticati della scuola, gli insegnanti, blindando la loro rispettabilità con preparazione, selezione, controllo e uno stipendio all’altezza di chi ha il compito di formare i futuri cittadini.