l’espresso 17.6.18
Noi e Voi
Risponde Stefania Rossini
Cara
Rossini, nel suo primo discorso al Senato il presidente Conte non ha
degnato nemmeno di una parola la scuola. Bisognerebbe invece sfidare i
sovranisti a far vedere se fanno sul serio proprio a partire dalla
cartina di tornasole dell’insegnamento. Da loro ci aspetteremmo il
ritorno a una scuola come fu pensata, non abbiamo paura a dirlo, da
Gentile ma anche da Gramsci.
Giuseppe Cappello
In Francia
si pensa al ritorno del grembiule nelle scuole elementari. È un
abbigliamento che aiuta a sentirsi parte di una comunità e a osservarne
le regole. Da bambino vivevo a Bari nel quartiere dei “signori”, la mia
famiglia non era ricca, però quel grembiule nero col fiocco blu mi
faceva sentire uguale agli altri, almeno ino al suono della campanella,
quando mio padre veniva a prendermi a piedi e i miei compagni
rincasavano in macchina e talvolta con l’autista. I grembiuli sono una
“livella” come direbbe Totò, coprono indifferentemente capi da boutique e
da mercatino.
Michele Massa
Sembra che il neo
ministro dell’Istruzione abbia intenzione di eliminare i genitori dalle
riunioni collegiali, perché la loro partecipazione sembra rivolta
esclusivamente alla difesa incondizionata dei propri figli. Era ora che
qualcuno pensasse di eliminare le imposizioni collegate ai Decreti
delegati. In nessun’altra amministrazione pubblica è permessa la
partecipazione di personale estraneo. È giusto che gli insegnanti
riacquistino autorevolezza e che gli studenti riprendano ad assolvere
agli obblighi scolastici come un tempo, rispettando le più elementari
norme civiche e presentandosi nelle aule con abbigliamento adeguato.
Aldo Nicotra
Come
sempre agli inizi di una legislatura, la scuola è al centro dei
pensieri di quanti si aspettano misure che ne arrestino il lento
degrado. E forse mai come questa volta, con il bullismo dilagante e la
cronaca zeppa di episodi di violenza verso gli insegnanti da parte di
alunni e genitori, se ne sente l’urgenza. Ma Conte, che al Senato ha
omesso di parlarne, ne ha fatto cenno alla Camera soltanto per assolvere
“la buona scuola” di Renzi. Così in assenza di proposte per il futuro, a
molti non resta che guardarsi indietro per rimpiangere la riforma
Gentile del 1923 che dette struttura al modello educativo fascista, per
eliminare la presenza delle famiglie introdotta cinquant’anni dopo o per
riproporre le rigide divise scolastiche. Tutte idee che in maniera
frammentata vanno alla ricerca dell’autorevolezza perduta. Quando
basterebbe restituirla di fatto ai protagonisti dimenticati della
scuola, gli insegnanti, blindando la loro rispettabilità con
preparazione, selezione, controllo e uno stipendio all’altezza di chi ha
il compito di formare i futuri cittadini.