l’espresso 17.6.18
Il vetro soffiato
Eugenio Scalfari
Quel mistero chiamato energia
La vecchiaia indebolisce il corpo ma arricchisce la mente. E le domande si concentrano sui fondamenti della vita
La
vecchiaia è allo stesso tempo una malattia e un arricchimento. Il corpo
è assai più debole, i muscoli indeboliti, la spina dorsale a star
dritta non ce la fa e se non ha un bastone e un braccio di una persona
per appoggiarsi cammina piegato in due e muove pochi passi. Qualcuno
sfugge a questi malanni ma è una realtà che la vecchiaia, specie chi ha
varcato i novant’anni, mette a dura prova. L’arricchimento riguarda la
mente, non sempre ma spesso. Soprattutto riguarda la memoria che
registra balzi assai strani: di solito non ricorda il passato prossimo,
ma quello remoto ti è sempre più chiaro e comprensibile, l’esperienza ti
illumina i ricordi e dà un senso alla vita, non soltanto alla tua ma a
quella di tutti i tuoi simili, specie se le loro gesta hanno costruito
la storia. Ecco il punto: la storia. Si dice che essa sia comprovata da
documenti di sicura attendibilità, altrimenti rischia di alimentare
varie leggende che ciascuno racconta a suo modo. Ci fu la guerra di
Troia? Ci furono gli eroi come Achille, Ettore, Aiace Telamonio,
Odisseo? Ci fu il poeta Omero? Ci fu la bella Elena, una donna che
seduceva amici e nemici? Ma questa non è la storia, è la mitologia. Il
mito fa parte della storia ma soprattutto della fantasia e può aiutarci
in un modo di pensare che si appoggia anch’esso alla vecchiaia. I
giovani, secondo gli studi che hanno fatto e le scuole che hanno
frequentato, conoscono i miti e possono anche esserne afascinati, ma la
vecchiaia è in grado di dare ai miti un’altra intensità: vive il mito
come un aspetto fondamentale della storia, ma non soltanto: della
poesia, della musica, del pensiero e perino delle religioni. Può
sembrare assai azzardato collegare le religioni ai miti ma non lo è: le
religioni forgiano una nascita e prefigurano un Aldilà che dà un senso
alla vita. L’ateo respinge la religione come una verità che non vediamo.
Dopo la morte, per un vero ateo non c’è nulla. Ma questa’affermazione
non spiega la nascita. I semi della vita. Non abbiamo alcuna prova
dell’origine dell’Universo (o degli Universi). Non parliamo dei vari
generi vitali: i vegetali, gli animali e della loro evoluzione. Parliamo
di qualche cosa assai meno corporea: le onde magnetiche, le particelle
elementari, le loro leggi, la loro provenienza. Questi sono i semi della
vita che debbono avere una loro storia, la loro creazione, un loro
Essere e il suo eventuale divenire. La vecchiaia, a differenza della
giovinezza, è più vicina alla morte e questa vicinanza la spinge a porsi
concretamente il problema del dopo e quello del prima. Ecco perché la
vecchiaia che ha molte debolezze ha però uno “status” assai
privilegiato. Chi morirà ha alle spalle la nascita. Tra questi due
momenti c’è il pensiero. Viene da un corpo, da un organo del corpo; ha
dunque un’origine corporea ma è privo di fisicità. Le onde? Certo. Le
particelle? Certo. Tutto è collegato con il resto degli organi, delle
cellule, degli atomi, degli organi atomici? Certo. Tutto è collegato,
tutto è esistente, tutto è studiabile, comprensibile, almeno per il
nostro genere. Ma anche per noi, come per un atomo, per una qualunque
forma di energia, resta il mistero del principio e della fine, della
nascita e della morte. L’energia: questo è il mistero. Noi vecchi, che
di energia siamo pressoché sprovvisti, pensiamo che questo sia il vero
mistero. La matematica forse; ma i numeri chi li ha inventati? Sono nati
ma vivranno all’infinito, sia col segno più sia con quello meno. Ma se
nessuno li pensa non esistono. Questo è tutto e questo è niente.