giovedì 21 giugno 2018

l’espresso 17.6.18
Il vetro soffiato
Eugenio Scalfari
Quel mistero chiamato energia
La vecchiaia indebolisce il corpo ma arricchisce la mente. E le domande si concentrano sui fondamenti della vita


La vecchiaia è allo stesso tempo una malattia e un arricchimento. Il corpo è assai più debole, i muscoli indeboliti, la spina dorsale a star dritta non ce la fa e se non ha un bastone e un braccio di una persona per appoggiarsi cammina piegato in due e muove pochi passi. Qualcuno sfugge a questi malanni ma è una realtà che la vecchiaia, specie chi ha varcato i novant’anni, mette a dura prova. L’arricchimento riguarda la mente, non sempre ma spesso. Soprattutto riguarda la memoria che registra balzi assai strani: di solito non ricorda il passato prossimo, ma quello remoto ti è sempre più chiaro e comprensibile, l’esperienza ti illumina i ricordi e dà un senso alla vita, non soltanto alla tua ma a quella di tutti i tuoi simili, specie se le loro gesta hanno costruito la storia. Ecco il punto: la storia. Si dice che essa sia comprovata da documenti di sicura attendibilità, altrimenti rischia di alimentare varie leggende che ciascuno racconta a suo modo. Ci fu la guerra di Troia? Ci furono gli eroi come Achille, Ettore, Aiace Telamonio, Odisseo? Ci fu il poeta Omero? Ci fu la bella Elena, una donna che seduceva amici e nemici? Ma questa non è la storia, è la mitologia. Il mito fa parte della storia ma soprattutto della fantasia e può aiutarci in un modo di pensare che si appoggia anch’esso alla vecchiaia. I giovani, secondo gli studi che hanno fatto e le scuole che hanno frequentato, conoscono i miti e possono anche esserne afascinati, ma la vecchiaia è in grado di dare ai miti un’altra intensità: vive il mito come un aspetto fondamentale della storia, ma non soltanto: della poesia, della musica, del pensiero e perino delle religioni. Può sembrare assai azzardato collegare le religioni ai miti ma non lo è: le religioni forgiano una nascita e prefigurano un Aldilà che dà un senso alla vita. L’ateo respinge la religione come una verità che non vediamo. Dopo la morte, per un vero ateo non c’è nulla. Ma questa’affermazione non spiega la nascita. I semi della vita. Non abbiamo alcuna prova dell’origine dell’Universo (o degli Universi). Non parliamo dei vari generi vitali: i vegetali, gli animali e della loro evoluzione. Parliamo di qualche cosa assai meno corporea: le onde magnetiche, le particelle elementari, le loro leggi, la loro provenienza. Questi sono i semi della vita che debbono avere una loro storia, la loro creazione, un loro Essere e il suo eventuale divenire. La vecchiaia, a differenza della giovinezza, è più vicina alla morte e questa vicinanza la spinge a porsi concretamente il problema del dopo e quello del prima. Ecco perché la vecchiaia che ha molte debolezze ha però uno “status” assai privilegiato. Chi morirà ha alle spalle la nascita. Tra questi due momenti c’è il pensiero. Viene da un corpo, da un organo del corpo; ha dunque un’origine corporea ma è privo di fisicità. Le onde? Certo. Le particelle? Certo. Tutto è collegato con il resto degli organi, delle cellule, degli atomi, degli organi atomici? Certo. Tutto è collegato, tutto è esistente, tutto è studiabile, comprensibile, almeno per il nostro genere. Ma anche per noi, come per un atomo, per una qualunque forma di energia, resta il mistero del principio e della fine, della nascita e della morte. L’energia: questo è il mistero. Noi vecchi, che di energia siamo pressoché sprovvisti, pensiamo che questo sia il vero mistero. La matematica forse; ma i numeri chi li ha inventati? Sono nati ma vivranno all’infinito, sia col segno più sia con quello meno. Ma se nessuno li pensa non esistono. Questo è tutto e questo è niente.