La Stampa 8.7.18
I presidi bocciano oltre 1200 scuole:
“I loro risultati sono insufficienti”
Gli esiti dell’autovalutazione dei dirigenti inviati al Miur Troppe in difficoltà, ma 757 hanno prestazioni eccellenti
di Raphael Zanotti
Ci
sono scuole “facili” e scuole più severe, i cui i risultati scolastici
non sempre corrispondono a quelli dei test standardizzati dell’Invalsi.
Poi ci sono scuole più attente alla formazione di cittadini e altre che
ammirano a distanza i risultati che i loro ex studenti conseguono nelle
scuole di ordine superiore. Infine ci sono le scuole che devono
affrontare criticità serie: il contesto sociale in cui operano, i soldi
che mancano, la dispersione scolastica. Tutte però, alla fine, hanno lo
stesso obiettivo: offrire ai loro studenti il meglio, in modo che
possano affrontare con gli strumenti più adatti il loro futuro.
L’autovalutazione degli istituti è nata con questo obiettivo:
individuare con criteri il più oggettivi possibile a che punto di un
percorso pluriennale è il proprio istituto. I docenti si auto
attribuiscono un voto da 1 a 7 secondo questi criteri e poi lo
comunicano al ministero. La tentazione di costruire una classifica sulla
base di questi voti dev’essere allontanata subito: non è questo lo
scopo. Tuttavia questi risultati possono servire anche a noi per capire,
in Italia, quali «buchi» ci sono, come migliorare la situazione, come
pretendere che le istituzioni affrontino le situazioni più
problematiche. Lo abbiamo fatto confrontando i dati del Miur dell’anno
scolastico 2016-2017 ed elaborandoli in una serie di mappe che trovate
qui a fianco. Per ogni comune abbiamo calcolato la media dei punteggi
delle scuole presenti.
Le criticità
Un dato colpisce subito.
Nonostante il sistema concorrenziale introdotto negli ultimi anni
spinga le scuole a valutare in modo più magnanimo i propri risultati, in
un comune su dieci le scuole denunciano apertamente di avere delle
criticità. E ci sono 221 istituti con risultati molto al di sotto degli
standard nazionali. Il 9% si trova nel Nord Est, il 43,4% nel Sud. La
regione più in affanno è senz’altro la Sardegna: in più di un comune su
quattro (il 28% per la precisione) il voto medio delle sue scuole è
insufficiente. Un dato confermato anche dal confronto provinciale: sulle
prime cinque aree con medie basse, quattro sono dell’isola. Solo l’1%
indica le proprie scuole come ottime.
Le eccellenze
Ci sono
però anche regioni dove le cose vanno bene. Nell’elenco sono escluse la
provincia autonoma di Bolzano, quella di Trento e la Valle d’Aosta, ma è
una regione del Nord ad avere la palma dei migliori risultati. In
Friuli Venezia Giulia quasi un comune su dieci ha scuole che si sono
auto attribuite un punteggio eccellente. E se a questi si aggiungono i
comuni che hanno scuole con buoni punteggi, si arriva tranquillamente al
60% dei comuni. Qui all’ombra delle Dolomiti solo il 2,4% dei municipi
ha problemi con i suoi istituti scolastici.
Quattro criteri
Ovviamente
si tratta di medie, il risultato è molto più articolato e il ministero
ha indicato quattro criteri per stabilire la valenza dei percorsi
scolastici. Il primo è quello classico dei risultati, i voti che gli
studenti prendono dai loro insegnanti. Se dovessimo valutare solo questo
risultato, scopriremmo che la provincia con la media peggiore è
Carbonia-Iglesias (4,5 su 7) mentre la migliore è Benevento (5,46). Il
secondo criterio è quello oggettivo dei test Invalsi, uguali per tutti
gli studenti d’Italia. Qui la zona più in difficoltà è Olbia-Tempio
(3,5) mentre sorride Sondrio (5,2). Il terzo criterio esce dal perimetro
delle materie di studio classiche. Si chiama “competenze chiave
europee” e calcola la capacità dei ragazzi di creare rapporti positivi
con gli altri, di costruire legalità, di sviluppare un’etica della
responsabilità, di ottenere competenze digitali o di mostrare spirito
d’iniziativa. Qui la provincia peggiore risulta Rovigo (4,28) mentre la
migliore è Isernia (5,53). Infine il criterio dei risultati a distanza,
ovvero i successi che gli studenti conseguono nelle scuole di ordine
superiore: peggiore è Sassari (4,28), migliore Ascoli Piceno (5,42).
Migliorare in uno o più di questi criteri dà il senso del lavoro che
tutti gli istituti svolgono per preparare la nuova classe dirigente ma
anche la politica può dare una mano.