La Stampa 5.6.18
Putin punta sui populisti europei
Da Salvini a Strache rete anti-sanzioni
di Giuseppe Agliastro
Il
Cremlino continua a estendere e rafforzare la sua influenza
internazionale. Anche in Europa, dove nonostante le tensioni tra Russia e
Occidente, Mosca può contare su una rete di Paesi ben disposti nei suoi
confronti puntando su sovranisti e populisti. Tra questi Paesi c’è
l’Austria, dove oggi Putin incontrerà il presidente Alexander Van der
Bellen e il cancelliere Sebastian Kurz. Ma il leader del Cremlino
stringerà la mano anche a Heinz Christian Strache, vice cancelliere e
leader del partito nazionalista Fpö.
Il politico xenofobo e
anti-Islam ha colto l’occasione per lanciare un appello a Bruxelles
chiedendo di cancellare le sanzioni imposte a Mosca per l’annessione
della Crimea e il sostegno militare ai separatisti del Sud-Est ucraino.
«È tempo di mettere fine a queste esasperanti sanzioni e normalizzare i
rapporti economici e politici con la Russia», ha detto Strache in
un’intervista.
Le parole del vice cancelliere austriaco non
arrivano di certo inaspettate: il suo Partito della Libertà è infatti
ufficialmente alleato con quello di Putin «Russia Unita», col quale nel
2016 ha persino siglato a Mosca un accordo di cooperazione. Ma fa
riflettere il fatto che la visita di Putin arrivi a meno di un mese
dall’inizio del semestre di presidenza del consiglio dell’Ue a guida
austriaca e a pochi giorni da un vertice a Berlino tra Russia, Francia,
Ucraina e Germania sul conflitto nel Donbass. La visita di Putin però si
concentrerà probabilmente sul lato economico dei rapporti tra Russia e
Austria. Il leader del Cremlino va a Vienna per il 50° anniversario
dell’accordo bilaterale sulle forniture di gas: il primo di questo tipo
tra i sovietici e un Paese dell’Europa occidentale.
L’avvicinamento
Vienna
punta dunque a mantenere quelli che il suo cancelliere conservatore
Kurz ha definito «i contatti tradizionalmente buoni» con Mosca. Ma anche
l’Italia, da tempo tra i Paesi più aperti verso la Russia, potrebbe
avvicinarsi al Cremlino con il suo nuovo governo giallo-verde, che ha
posto tra i suoi obiettivi la cancellazione delle sanzioni Ue contro
Mosca. Del resto, anche la Lega di Salvini, proprio come l’Fpö, ha
firmato un accordo di cooperazione con Russia Unita. Ma il fronte degli
«amici di Putin» non si chiude qui. In Cechia il presidente populista ed
euroscettico Milos Zeman si è più volte detto contrario alle sanzioni e
ha addirittura definito l’annessione russa della Crimea «un fatto
compiuto». In Ungheria Putin trova una sponda nel premier sovranista
Viktor Orbán, che col sostegno russo intende ampliare la centrale
atomica di Paks. La Slovenia già due anni fa aveva chiesto «un approccio
più elastico del regime delle sanzioni» e il recente successo
elettorale del partito democratico - su posizioni anti-migranti e
alleato di Orbán - potrebbe fare il gioco di Mosca. In Bulgaria lo
scorso ottobre è stato il presidente Rumen Radev a definire le sanzioni
«dannose» per l’imprenditoria. In Slovacchia l’ex premier Robert Fico è
da sempre contro le restrizioni imposte a Mosca e le cose non dovrebbero
cambiare con Peter Pellegrini. A completare l’opera ci ha pensato
Trump, che con l’uscita dall’accordo sul nucleare iraniano e con la
«guerra dei dazi» ha irritato sia l’Europa sia la Russia, ammorbidendo
la posizione di Parigi e Berlino nei confronti di Putin. L’eliminazione
delle sanzioni pare comunque piuttosto lontana.