La Stampa 28.6.18
Legge sulla Shoah
Il Parlamento polacco fa marcia indietro
di Monica Perosino
La
controversa legge polacca sull’Olocausto ha avuto vita breve. Dopo solo
cinque mesi di vita e durissime reazione della comunità internazionale,
il primo ministro della Polonia, Mateusz Morawiecki, ha presentato in
Parlamento un emendamento che ne modifica un punto fondamentale. Il
testo originario prevedeva l’imposizione di pene detentive per chiunque
parlasse di una co-responsabilità della Polonia con i crimini di guerra
del nazismo tedesco. L’emendamento prevede di rimuovere le conseguenze
in sede penale per chiunque venga riconosciuto colpevole di ascrivere
allo Stato polacco crimini nazisti, e prevede di lasciare solo
conseguenze in sede civile.
Nella prima formulazione, approvata
dal senato polacco lo scorso febbraio, la legge sui campi di sterminio
prevedeva pene fino a tre anni di carcere per chiunque si riferisca ai
lager nazisti come campi «polacchi». Ma il punto che più aveva fatto
scatenare le reazioni era un altro: diventava illegale accusare la
nazione polacca di collaborazionismo con il regime hitleriano e quindi
di negare quanto in realtà successo.
Il buon nome del Paese
«Stiamo
lasciando la penalizzazione criminale che potrebbe distrarre
l’attenzione dall’obiettivo», ha detto ieri Morawiecki, perché «va
ricordato che questo obiettivo era ed è di difendere il buon nome della
Polonia e della verità storica». Il Paese è stato occupato dalla
Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale e ha perso sei
milioni dei suoi cittadini, fra cui tre milioni di ebrei.
«Mi
felicito che il governo polacco, il parlamento, il senato e il
presidente abbiano deciso di annullare quei paragrafi che avevano
scatenato una tempesta e malumore in Israele e nella comunità
internazionale», ha commentato il premier Benyamin Netanyhu. «A tutti è
chiaro che la Shoah è stato un crimine senza precedenti, perpetrato
dalla Germania nazista contro la nazione ebraica e gli ebrei polacchi.
Abbiamo raggiunto con la Polonia una formula concordata». Dopo mesi di
trattative, scandite da tensioni e polemiche tra i due governi, sembra
che la pace diplomatica tra Israele e Polonia sia stata ristabilita:
«Nessuna legge può cambiare e cambierà quanto purtroppo è successo», ha
aggiunto Netanyahu, che ha voluto sottolineare di aver sempre convenuto
che l’espressione «campi di concentramento polacchi» era «chiaramente
sbagliata e riduce la responsabilità della Germania per averli
istituiti».