giovedì 28 giugno 2018

La Stampa 28.6.18
Il piano di Vienna
“Via i migranti da tutta l’Europa”
Arresti e rimpatri immediati”
di Marco Bresolin

Pieno controllo delle frontiere esterne. Rafforzamento dei poteri di Frontex. Arresto dei migranti ai confini fino al termine delle procedure di registrazione. Sviluppo di un sistema di asilo per vagliare le domande soltanto fuori dal territorio Ue. Protezione dei rifugiati lontano dall’Europa, nelle regioni vicine alle aree di crisi. Apertura dei corridoi umanitari soltanto a coloro che rispettano i valori europei. Espulsione degli irregolari e, in assenza di accordi di riammissione, deportazione in Paesi terzi. 
Incapace di trovare una soluzione interna sulla gestione dei migranti, l’Europa è pronta a trasformarsi in un bunker. C’è già un piano pronto e porta la firma del governo austriaco, che da domenica guiderà il semestre di presidenza Ue. Stasera il Consiglio europeo darà infatti all’Austria il mandato per prendere in mano il dossier immigrazione e in particolare la riforma di Dublino. 
«La Stampa» ha avuto accesso al documento che Vienna presenterà lunedì al Cosi, il Comitato per la sicurezza interna. Già, perché il governo austriaco parte da una tesi molto chiara: i fenomeni migratori sono una minaccia per la sicurezza. 
E ha deciso di fondere i due dossier. «La crisi migratoria - esordisce il paper di 7 pagine - ha avuto un impatto negativo sia sulla fiducia delle persone nella sicurezza, sia sulla sicurezza in quanto tale». E mette subito le cose in chiaro, sbarrando la strada a ipotesi di redistribuzione dei migranti: «In caso di ulteriori crisi migratorie, che purtroppo sono prevedibili, la distribuzione dei migranti negli Stati Ue potrebbe portare a un’ulteriore destabilizzazione della situazione». Quindi, niente da fare.
«Inclini al crimine»
La linea, dunque è molto chiara: i migranti vanno tenuti tutti fuori. Un approccio che probabilmente piacerà ad alcuni ministri dell’Interno europei. La terminologia usata nel documento richiama infatti il linguaggio tipico dei leader anti-migranti. «Non sono principalmente i più bisognosi che vengono in Europa - si legge -, ma soprattutto le persone che possono permettersi di pagare i trafficanti e che si sentono abbastanza forti da intraprendere viaggi pericolosi». Alcune righe dopo, il documento rincara la dose: «A causa di fattori legati al loro background e alle loro scarse prospettive, (i migranti, ndr) hanno problemi nel vivere in società libere o addirittura nel rigettarle». E quindi «molti di questi sono particolarmente suscettibili alle ideologie ostili alla libertà e/o inclini a rivolgersi al crimine».
Rimpatri e deportazioni
Il paper propone «un cambiamento di paradigma completo nella politica di asilo Ue» e fissa alcuni obiettivi chiari: il primo è «l’arresto dell’immigrazione illegale in Europa». Va sviluppato un «nuovo e migliore sistema di protezione in base al quale nessuna richiesta di asilo viene presentata sul territorio dell’Ue». E, se mai qualcuno riuscisse a presentarla, «in caso di decisione negativa, la persona deve essere trasferita nel suo Paese di origine oppure - opzione che deve essere esaminata - in un centro di rimpatrio in un Paese terzo». L’Austria insiste con la proposta di allestire campi in uno Stato extra-Ue (nei Balcani o in Nordafrica) in cui mandare i migranti espulsi dal territorio Ue. Ma questa soluzione trova già molte resistenze a Bruxelles.
Gestione in outsourcing 
Il progetto prevede un potenziamento di Frontex, dal punto di vista delle risorse ma anche delle competenze. Con un’armonizzazione delle procedure di rimpatrio. Alla necessità di «migliorare le condizioni di vita delle persone nelle regioni di origine» il piano dedica solo tre righe. In sostanza, la strategia punta a esternalizzare l’intero procedimento di gestione dei flussi attraverso «accordi globali con Paesi terzi». Un processo di «outsourcing» che parte dai salvataggi in mare («Sostenere i Paesi terzi nell’istituzione di centri di ricerca e salvataggio»), al controllo dei loro confini terrestri, per poi passare all’esame delle domande in loco, fino alla protezione stessa. Secondo Vienna bisogna «dare priorità alla protezione il più vicino possibile alle regioni in crisi». 
I rifugiati dovrebbero dunque essere accolti nei Paesi limitrofi a quelli da cui fuggono. «L’asilo in Europa - recita il documento - è concesso solo a coloro che rispettano i valori europei e i diritti e le libertà sostenuti nell’Ue».