La Stampa 28.6.18
Rabbia e paranoie
L’onda populista può durare a lungo
di Alan Friedman
Il
successo elettorale della Lega e del M5S in Italia si inserisce in un
trend sociopolitico che sta dilagando rapidamente in tutto il mondo
occidentale. E se la Storia è maestra di vita, i movimenti populisti su
entrambe le sponde dell’Atlantico appaiono destinati a dominare la
politica nei prossimi anni, mentre l’opposizione di centrosinistra sarà
ancora impegnata a leccarsi le ferite e ricostruire la propria identità.
Per
cercare di capire le cause alla radice dei populismi del XXI secolo,
possiamo certamente guardare agli effetti di decenni caratterizzati da
gravi disparità di reddito e dal declino degli standard di vita, così
come alla mancanza di sensibilità delle élite nei confronti delle
vittime della globalizzazione e dell’innovazione tecnologica, alle
ripercussioni devastanti della crisi innescata dal fallimento della
Lehman Brothers, alle sofferenze determinate dalle misure di austerità
che hanno interessato molti europei. Negli Stati Uniti e in Italia, i
salari reali sono rimasti fermi e la spesa pubblica dedicata agli
ammortizzatori sociali è stata fortemente ridotta, mentre i working poor
e la classe media si stanno ribellando a gran voce contro
l’establishment. Stanno portando avanti un messaggio molto chiaro:
«Quando è troppo è troppo! Vogliamo una fetta più grande della torta!».
Ma
se vogliamo davvero comprendere perché Donald Trump e Matteo Salvini
continuano ad accrescere il loro consenso elettorale, e perché
potrebbero seguitare a vincere alle urne nei prossimi anni, potrebbe
essere opportuno guardare agli antenati degli odierni populismi
occidentali, e osservare come questi sono nati e si sono diffusi. Non
vorrei limitarmi ai paralleli con l’ascesa del fascismo e del nazismo in
Europa negli Anni Venti e Trenta. Invece, credo sia opportuno scavare
più in profondità per comprendere come e perché i movimenti populisti si
sono originati e come hanno prosperato nel corso della storia. Nessuno
ha spiegato questi fenomeni meglio dello storico Richard Hofstadter, che
ha scritto due libri fondamentali: Anti-Intellectualism in American
Life (1962) e The Paranoid Style in American Politics (1964).
Hofstadter
avrebbe potuto tranquillamente riferirsi ai movimenti guidati da
Salvini, Casaleggio e Di Maio, Orban, Le Pen, Farage o Trump, quando più
di mezzo secolo fa scriveva queste parole sulle pagine di Harper’s
Magazine: «La politica americana si è spesso rivelata un’arena per gli
animi rabbiosi. Negli anni recenti abbiamo visto animi rabbiosi
all’opera, soprattutto tra gli esponenti della destra estrema (…). Ma
dietro questo [fenomeno], credo che ci sia uno stile di pensiero per
nulla nuovo, e la cui appartenenza non è necessariamente di destra. Io
lo chiamo stile paranoico».
In questo celebre articolo, Hofstadter
fa l’esempio del populismo degli Anni Cinquanta guidato dal senatore
Joe McCarthy, e riporta un discorso del giugno 1951 in cui il politico
statunitense, ferocemente anticomunista, sostiene l’esistenza di una
«grande cospirazione» da parte di «uomini in alto». L’uso delle teorie
del complotto è un tratto distintivo del populismo attraverso tutta la
storia moderna.
Hofstadter riporta poi un programma elettorale,
risalente al 1895, del Populist Party (un partito americano attivo tra
il 1891 e il 1908), nel quale i firmatari se la prendono con «un
complotto ordito dai giocatori d’azzardo dell’oro (ovvero le banche,
ndr) in Europa e Usa», chiaramente allo scopo di rendere i ricchi più
ricchi a spese dei poveri. A metà del XIX secolo, quando gli Stati Uniti
vivevano l’ascesa del Know-Nothing Party, un movimento xenofobo e
anticattolico, la teoria del complotto in voga vedeva tra i cospiratori
«i monarchi europei e il Papa», accusati di «progettare il nostro
annientamento e minacciare l’estinzione delle nostre istituzioni
politiche, civili e religiose».
Alla fine del Settecento, ricorda
ancora Hofstadter, approda in America un testo britannico dal titolo
piuttosto evocativo: Prove di una cospirazione contro tutte le religioni
e i governi d’Europa, perpetrata nelle adunanze segrete dei Massoni,
degli Illuminati e delle Società di lettura. Questi concetti, anche
grazie all’onda emotiva e al panico provocati dalla Rivoluzione
francese, si radicano profondamente nella psiche degli Stati Uniti. Gli
Illuminati e i Massoni diventano velocemente i protagonisti di
innumerevoli e fortunate teorie del complotto che ricordano da vicino
quelle che oggi aleggiano intorno al Gruppo Bilderberg e al cosiddetto
Nuovo ordine mondiale, tanto care a diversi esponenti ed elettori del
M5S.
Hofstadter sostiene che se vogliamo comprendere il successo
dei movimenti populisti nel corso della storia dobbiamo capire il modo
in cui questi hanno tradizionalmente incoraggiato la paranoia di massa e
gli attacchi rivolti alle élite.
In tempi normali, i populisti
restano ai margini della società, rappresentandone solo una piccola
parte. Ma in presenza di gravi crisi o traumi collettivi, come una
guerra o una depressione economica, questi gruppi minoritari possono
trasformarsi in movimenti politici di massa, e diventare così la
maggioranza. È ciò che è accaduto negli Anni Trenta in Europa a seguito
della crisi del ’29, o negli Usa degli Anni Cinquanta durante la Guerra
fredda. E questo è il motivo per cui è verosimile che sia Trump sia
Salvini continueranno a vincere finché riusciranno a sfruttare le paure
più primordiali e la rabbia della loro base elettorale.
La Storia
ci mostra come le energie primordiali della propaganda paranoica possono
essere incanalate e rilasciate nella società quando sfruttate
sapientemente da un demagogo. Questo capopopolo può ereditare una crisi o
può fabbricarla, e tutto funziona ancora meglio se riguarda persone di
differenti etnie o culture, che possono essere efficacemente
rappresentate come una minaccia al lavoro, al benessere, o alla società
in generale. Ebrei, rom, cattolici, omosessuali, persone con la pelle
più scura, musulmani, messicani. Non mancano certo nella storia gli
esempi in grado di mostrare come il populismo sia quasi sempre venato di
razzismo.
I populisti spesso utilizzano queste raffiche di
attacchi nei confronti dei loro nemici, oggettivi o inventati. E, come
abbiamo visto in passato, questi movimenti di massa sono in grado di
prosperare a lungo dopo la presa del potere, anche uno o due decenni. Se
la Storia è davvero maestra, questa è la prospettiva con cui gran parte
dell’Occidente si trova a dover fare i conti.