domenica 24 giugno 2018

La Stampa 23.6.18
Lifeline ancora al largo, Malta rifiuta lo sbarco
di Francesco Grignetti


Un’altra estenuante giornata in alto mare. E la situazione non si sblocca. Per la «Lifeline», la nave umanitaria che ha recuperato 230 migranti in mare davanti alle coste libiche, si ripropone lo stesso braccio di ferro che si era verificato per la «Aquarius». L’Italia ritiene che li debba sbarcare a Malta; loro rifiutano perché «non stavamo coordinando le operazioni, né eravamo l’autorità competente». E così la nave è sostanzialmente ferma al largo dell’isola-Stato.
«La disumanità di Malta - scrive a sera il ministro Danilo Toninelli, Infrastrutture, responsabile delle operazioni della Guardia costiera - è lo specchio dell’atteggiamento dell’Europa. La “Lifeline” è ferma nelle acque dell’isola e in grande difficoltà, con un carico di oltre 230 migranti a fronte di una capacità di accoglienza in sicurezza di circa 50 persone. Nessun altro Paese sta coordinando le operazioni, dunque le responsabilità maltesi sono ancora maggiori. Eppure il centro di coordinamento dei soccorsi di La Valletta ha rifiutato qualsiasi tipo di intervento».
Il rimpallo di responsabilità stavolta pare destinato a durare a lungo. Nel frattempo la Guardia costiera italiana ha inviato una comunicazione a tutti i mercantili, perché, qualora si trovino a dover soccorrere qualcuno in acque libiche, si rivolgano alla Guardia costiera d Tripoli. Non a quella italiana, che ha ricevuto ordini di fare il meno possibile.
C’è infatti Matteo Salvini che ruggisce di più ad ogni comizio. «Immigrati non ne possiamo prendere uno di più. Non c’è lavoro per gli italiani, figuriamoci per mezzo continente africano». L’ordine del Viminale è stato tassativo: per questa Ong, «colpevole» di non avere lasciato il soccorso alle motovedette libiche, non ci sarà mai un approdo in Italia. O forse sì. Ma soltanto per verificare se i documenti di bandiera sono a posto e con la prospettiva di seri guai penali per l’equipaggio.
Non meraviglia, allora, che «Lifeline» abbia adottato un basso profilo. Anche perché si tratta di una Ong tedesca giovanissima, che non ha grande esperienza.
Più che Malta, però, è l’Europa che il governo giallo-verde chiama in causa. Prevedibilmente il caso della «Lifeline» entrerà di prepotenza nella discussione che i capi di governo avranno domani a Bruxelles, per il vertice convocato sull’immigrazione da Francia e Germania. Sarà la rappresentazione plastica della nuova postura italiana, mai così aggressiva con i partner della Ue.
«È l’Europa - scrive ancora Toninelli - che deve intervenire per rimediare alla disumanità di Malta, per salvare ora i migranti di “Lifeline” e in futuro per scongiurare le partenze dei barconi della morte. Anche in sede Ue, sul tema non accetteremo soluzioni pre-confezionate che vanno a scapito dell’Italia».
Salvini, poi, ci mette di suo la vis polemica. «Siamo lì da appena quindici giorni e nella prima settimana ho fatto quello che i miei colleghi prima di me non hanno fatto, ovvero un barcone è andato altrove». Oppure: «Nel mondo hanno notato che qualcosa in Italia è cambiato, ora la Merkel telefona, prima erano abituati che l’Italia diceva sempre sì». Per concludere: «La “Lifeline” è una nave illegale, con una bandiera illegale, e un equipaggio che mi dà del fascista, con finanziatori che vorremmo conoscere, che ha un carico di esseri umani in acque maltesi».