La Stampa 23.6.18
Lifeline ancora al largo, Malta rifiuta lo sbarco
di Francesco Grignetti
Un’altra
estenuante giornata in alto mare. E la situazione non si sblocca. Per
la «Lifeline», la nave umanitaria che ha recuperato 230 migranti in mare
davanti alle coste libiche, si ripropone lo stesso braccio di ferro che
si era verificato per la «Aquarius». L’Italia ritiene che li debba
sbarcare a Malta; loro rifiutano perché «non stavamo coordinando le
operazioni, né eravamo l’autorità competente». E così la nave è
sostanzialmente ferma al largo dell’isola-Stato.
«La disumanità di
Malta - scrive a sera il ministro Danilo Toninelli, Infrastrutture,
responsabile delle operazioni della Guardia costiera - è lo specchio
dell’atteggiamento dell’Europa. La “Lifeline” è ferma nelle acque
dell’isola e in grande difficoltà, con un carico di oltre 230 migranti a
fronte di una capacità di accoglienza in sicurezza di circa 50 persone.
Nessun altro Paese sta coordinando le operazioni, dunque le
responsabilità maltesi sono ancora maggiori. Eppure il centro di
coordinamento dei soccorsi di La Valletta ha rifiutato qualsiasi tipo di
intervento».
Il rimpallo di responsabilità stavolta pare
destinato a durare a lungo. Nel frattempo la Guardia costiera italiana
ha inviato una comunicazione a tutti i mercantili, perché, qualora si
trovino a dover soccorrere qualcuno in acque libiche, si rivolgano alla
Guardia costiera d Tripoli. Non a quella italiana, che ha ricevuto
ordini di fare il meno possibile.
C’è infatti Matteo Salvini che
ruggisce di più ad ogni comizio. «Immigrati non ne possiamo prendere uno
di più. Non c’è lavoro per gli italiani, figuriamoci per mezzo
continente africano». L’ordine del Viminale è stato tassativo: per
questa Ong, «colpevole» di non avere lasciato il soccorso alle
motovedette libiche, non ci sarà mai un approdo in Italia. O forse sì.
Ma soltanto per verificare se i documenti di bandiera sono a posto e con
la prospettiva di seri guai penali per l’equipaggio.
Non
meraviglia, allora, che «Lifeline» abbia adottato un basso profilo.
Anche perché si tratta di una Ong tedesca giovanissima, che non ha
grande esperienza.
Più che Malta, però, è l’Europa che il governo
giallo-verde chiama in causa. Prevedibilmente il caso della «Lifeline»
entrerà di prepotenza nella discussione che i capi di governo avranno
domani a Bruxelles, per il vertice convocato sull’immigrazione da
Francia e Germania. Sarà la rappresentazione plastica della nuova
postura italiana, mai così aggressiva con i partner della Ue.
«È
l’Europa - scrive ancora Toninelli - che deve intervenire per rimediare
alla disumanità di Malta, per salvare ora i migranti di “Lifeline” e in
futuro per scongiurare le partenze dei barconi della morte. Anche in
sede Ue, sul tema non accetteremo soluzioni pre-confezionate che vanno a
scapito dell’Italia».
Salvini, poi, ci mette di suo la vis
polemica. «Siamo lì da appena quindici giorni e nella prima settimana ho
fatto quello che i miei colleghi prima di me non hanno fatto, ovvero un
barcone è andato altrove». Oppure: «Nel mondo hanno notato che qualcosa
in Italia è cambiato, ora la Merkel telefona, prima erano abituati che
l’Italia diceva sempre sì». Per concludere: «La “Lifeline” è una nave
illegale, con una bandiera illegale, e un equipaggio che mi dà del
fascista, con finanziatori che vorremmo conoscere, che ha un carico di
esseri umani in acque maltesi».