La Stampa 21.6.18
Guido Viale, dal ’68 a Tsipras
Diario di un ribelle
di Claudio Gallo
Non
è vero che il passato per sopravvivere dev’essere continuamente
riscritto? Così, il ’68 è diventato (anche) un potente mito commerciale.
Indifferente ai contenuti, il dio del business arruola chiunque alla
sua causa, inondandoci di volumi dove nel titolo è già detto tutto.
Dovendo dunque scegliere, il libro di Guido Viale Giorno dopo giorno.
1968-2018, 50 anni di nuovi inizi (pubblicato rivisto e aggiornato da
Mimesis, pp. 223, € 15) è tra quelli da salvare. Prima perché l’autore è
stato uno dei protagonisti del ’68 in Italia e poi paradossalmente
perché più che soltanto un libro su quel periodo è un libro su un
sessantottino che non si è arreso, la cui vicenda ci permette di vedere
come le idee di quella stagione abbiano cambiato la società, come si
siano evolute, come, in certi casi, abbiano fallito.
Come tante
altre cose, il ’68 in Italia è cominciato (già nel ’67 in realtà) a
Torino. Una delle parti più godibili del volume è la descrizione delle
prime occupazioni di Palazzo Campana. Quando per la pressione della
calca studentesca cede la porta del Rettorato, Viale è tra i primi a
essere proiettato nella sala, davanti agli sguardi attoniti dei
professori, allora ancora iscritti d’ufficio alla categoria dei semidei.
«Di fronte a loro (…) il primo del gruppo ero proprio io. Non sapendo
che dire avevo farfugliato: “La seduta è sciolta”». Così nasce un
leader…
Impareggiabile, attraverso i racconti degli esami, è
l’antropologia del barone universitario: dal luminare di letteratura che
valuta lo studente da come scavalca con i «pattini» (i sottoscarpe in
tessuto di una volta) il filo della sua imprescindibile stufetta
elettrica, alle rare visite pastorali del celebre storico della
filosofia seguito da un codazzo ossequioso di assistenti, come in un
film di Alberto Sordi. Si ride per non piangere, stentando a credere che
quelle cose accadessero veramente. Grazie a racconti come questi, si
comprendono le radici dell’anti-autoritarismo di quegli anni, anche se
poi la critica studentesca travolse l’idea stessa di autorità. Certo, è
una materia spinosa, ma se giustificato e bilanciato, il concetto non si
può cancellare senza un danno per la società, come si vede nello
psicodramma della scuola odierna.
Da Lotta Continua alla stagione
delle stragi di Stato che generò, almeno in parte, il terrorismo rosso,
alle falle della cooperazione internazionale, ai temi della famiglia e
della coppia, all’ecologia e all’immigrazione, il racconto arriva fino
alla recente, amara esperienza dell’autore nella Lista Tsipras. Una
cavalcata avvincente, grazie anche al candore di Viale che riesce a
evitare le trappole del narcisismo, oggi fin troppo affollate di vittime
consenzienti.